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NAVE Jessica Attene & Alberto Nucci
 

I brasiliani Nave, dopo un buon esordio datato 1997, sembravano aver fatto perdere le proprie tracce, salvo rispuntare fuori, quasi dal nulla, all'inizio del 2008, con un nuovo album ("Segredos do Chão") che non abbiamo potuto fare a meno di apprezzare per la sua freschezza. Abbiamo rivolto alcune domande a Estevão Kalaany, voce e chitarra della band, per scoprire qualcosa di più di questo delizioso gruppo.


Come mai è passato così tanto tempo dall'ultimo album?

Sono successe molte cose: due dei membri si trasferirono in Portogallo per vivere e suonare là; abbiamo pensato di lasciare le cose in sospeso e di conseguenza questo ha cambiato i nostri progetti musicali. Ci siamo ritrovati nuovamente insieme dopo 10 anni a comporre nuove canzoni con nuovi obiettivi, e quindi eccoci qua.

Avete deciso di lasciare l'inglese per la vostra lingua, cosa che aumenta il legame con la vostra musica tradizionale. Perché? Siete contenti di questa scelta?

Assolutamente. Uno dei cambiamenti più importanti nella nostra musica rispetto al primo album è proprio quello di aver iniziato a comporre in portoghese. Per noi suona meglio, abbiamo acquisito molto in termini di originalità e ci sentiamo a nostro agio a cantare e comporre nuove canzoni. Siamo molto soddisfatti del risultato.

Cosa è cambiato a parte le liriche nella vostra musica?

Fondamentalmente abbiamo inserito alcuni elementi della musica popolare brasiliana, partendo da uno schema di base della canzone (suonando chitarra e voce) e costruendo gli arrangiamenti in un secondo tempo. Per questo motivo poniamo una particolare attenzione alle armonie e alle melodie, cosa che rende evidenti le nostre influenze brasiliane.

Mi piacciono le vostre parti di chitarra acustica: ho notato fra la vostra strumentazione la chitarra portoghese, usata nel fado. Perché questa scelta? C'è un legame?

Certamente e non solo con il "fado", c'è anche un legame con le radici iberiche della musica brasiliana che ha a sua volta molte influenze arabe. In questo senso mi è sempre piaciuto usare diversi strumenti a corde come la chitarra a 12 corde, la chitarra a 6 corde in nylon o di acciaio, la "viola caipira" (su "Dunya" nel primo album) e ora la chitarra portoghese (su "Longe Daqui"). Si tratta di influenze che provengono da musicisti come Steve Howe ed i brasiliani Robertinho de Recife e Sérgio Dias, che hanno usato molti di questi strumenti, oltre alle chitarre elettriche per ottenere suoni diversi. Mi piace.

Nelle vostre liriche ho notato riferimenti al mondo della natura e a sentimenti positivi; a cosa vi siete ispirati?

Pensiamo che la natura stessa ci abbia ispirato; è un tema bellissimo di cui parlare. Pensiamo anche che sia necessario parlare di queste cose perché si tratta di cose positive e, se nessuno ne parla, queste potrebbero perdere il loro significato. Per tutte le nostre vite l'aspetto legato alla natura è molto importante, è lì che abbiamo origine e dobbiamo proteggerlo…. e da sempre è fonte di vibrazioni positive.

Che spazio ha attualmente la vostra musica in Brasile?

Abbiamo iniziato a promuovere la nostra musica quest'anno con alcuni concerti e abbiamo avuto un'eccellente risposta dal pubblico. Stiamo cercando di diffondere la nostra musica a tutti i tipi di audience e fortunatamente stiamo vedendo che le cose migliorano di giorno in giorno.

Quali sono i vostri riferimenti, sia locali che non?

Di base gruppi progressive come Yes e Genesis ma anche molta musica brasiliana: Milton Nascimento, Lô Borges, Beto Guedes, A Cor do Som, 14 Bis e così via.

Perché avete deciso di autoprodurre il vostro nuovo album?

Se non lo avessimo fatto, probabilmente avremmo dovuto attendere molto tempo e con nessuna garanzia di un lavoro che rispecchiasse la nostra identità. Anche se conosciamo le difficoltà di essere indipendenti, ne vale la pena. Ci aspettiamo di promuoverci maggiormente in Brasile e in Europa con ogni etichetta che sia possibile, o andare per conto nostro. Siamo aperti a ogni soluzione!

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