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LO MUSCIO, MARCO Antonio Piacentini
 

Marco Lo Muscio è uno dei pochi artisti del circuito del rock progressive che possiamo definire a 360 gradi. Non è semplice infatti trovare un musicista richiesto in tutto il mondo per la sua carriera concertistica e amato anche dal pubblico dei “non addetti ai lavori” per i suoi progetti di riproposizione dei classici del progressive anni '70. A differenza di cloni dei gruppi del passato che ripropongono a memoria il repertorio dei loro miti, Marco riesce a mettere qualcosa di suo e della sua arte in composizioni conosciute e riproposte mille volte, ma che nella veste che confeziona risultano personali e differenti dalle solite cover di brani famosi. Cerchiamo di conoscere questo personaggio anche al di fuori della sfera prettamente progressiva.

Allora Marco, ci parli un po' di te?

Sono nato a Roma, ho fatto tutti gli studi musicali classici in pianoforte, organo e all'università. Ho sempre cercato di avere ampie vedute portando avanti, insieme alla musica classica, lo studio dei grandi del Progressive e Jazz. Come diceva Duke Ellington "La musica è buona o cattiva", basta saperla cercare aggiungo io!

Gli amanti del rock progressive ti conoscono per le tue trascrizioni di Keith Emerson e Steve Hackett, ma il tuo repertorio è molto molto più vasto. Come nasce l’amore per il rock progressive?

Quando ero bambino mio fratello maggiore Paolo ascoltava molta musica Prog come Wakeman, Genesis ed EL&P. Ho quindi assorbito questa musica finché nel 2004, in occasione di alcuni concerti in Russia, non mi è venuto in mente di iniziare un lavoro di trascrizione ed arrangiamento sulla musica Prog. (alcuni brani mi ritornavano e giravano spesso nella mia testa).

Sei organista di fama internazionale e hai suonato nelle più grandi sale e sugli organi delle più importanti cattedrali del mondo, come cambia, se cambia, il tuo approccio ad un brano classico rispetto a uno rock quando lo proponi al pubblico?

Molto semplice: per me il Prog non è musica Rock, ma musica contemporanea, e l'affronto come se dovessi suonare Bartok, Ligeti o Messiaen. Le difficoltà strumentali e complessità musicali sono spesso le medesime; i grandi di questa musica meritano di stare vicino a grandi classici contemporanei!

Oltre che interprete sei anche un apprezzato compositore con parecchi CD all’attivo, quali sono i tuoi riferimenti stilistici?

I miei riferimenti stilistici sono Debussy, Ravel, Messiaen, Dufay, Arvo Pärt, Keith Emerson, Keith Jarrett e Jan Garbarek.

Una persona che ha girato il mondo in ogni angolo come te avrà molti bei ricordi dal punto di vista professionale, ci racconti la più grande soddisfazione che hai avuto suonando?

Mi vengono in mente i due concerti alla "Grande Sala Shostakovich" della Filarmonica di San Pietroburgo, il Concerto nella Cattedrale di Westminster a Londra, ed il concerto nella chiesa della Regina a Copenhagen.

Pensando al tuo ruolo di direttore artistico dell’International Organ Summer Festival di Roma, volevo sapere da te cosa pensi di quel patrimonio che sono gli organi antichi che si trovano nella nostra città e che a volte vengono sfruttati (male) solo per matrimoni e poco altro.

Abbiamo molti stupendi organi a Roma, sia storici che moderni, e sarebbe nostro dovere riscoprire questi strumenti. Molte volte, purtroppo, sono gli stessi sacerdoti che non hanno alcun interesse né cultura musicale (vedi la presenza delle chitarre durante le messe!!) (e qui da chitarrista che suona durante le messe non son per niente d’accordo ndA :-)

Se dovessi consigliare 3 opere classiche ad una persona che ascolta solo rock progressive e si è avvicinato musicalmente a te da questo tuo lato professionale, su cosa punteresti?

Debussy: "Piano Works", Vaughan Williams: "Tallis Fantasy" e Sinfonie, Rautavaara: "Cantus Articus" e Sinfonie.

E nel caso inverso?

EL&P: Primo album, Pink Floyd: "Atom Hearth Mother", Quatermass: omonimo.

Cosa pensi del rock progressive post 70? c’è qualche gruppo che ti ha colpito recentemente?

Interessante, ma non dello stesso livello del "periodo d'oro". Anche se non è proprio Prog io adoro letteralmente i Dead Can Dance!

Curiosità personale. Questa estate mi è capitato di assistere nella basilica di Notre Dame a Parigi alla messa in gregoriano. Celebrazione molto formale… ma dopo la benedizione l’organista (Olivier Latry credo…) propone una improvvisazione di circa dieci minuti a registri pieni da far impallidire il 90 per cento dei gruppi progressive attuali… quanta soddisfazione c’è per un musicista nel suonare strumenti di quel genere e in cornici di quel livello?

Olivier Latry è l'organista titolare di Notre-Dame ed è un improvvisatore impressionante! La soddisfazione e le emozioni sono uniche. La potenza sonora di questi strumenti è mostruosa. Il prossimo anno avrò l'onore di tenere un concerto sul grandioso organo della "Madeleine" a Parigi, e sarà la prima volta della musica prog in questa cornice!

L’organo (o la chitarra ma è un altro paio di maniche) è, nel novanta per cento dei casi, il primo strumento importante che conosce un ragazzo perchè lo vede e lo sente suonare (il più delle volte male) nelle parrocchie. Cosa consiglieresti a un giovane che si avvicina per le prime volte ad uno strumento musicale?

Consiglierei di ascoltare e comprare tanti dischi per far proprie le sonorità e le interpretazioni dei migliori musicisti.

Nel ringraziarti del tempo che mi hai dedicato che progetti hai per il futuro? Pensi che interpreterai alla tua maniera altri classici del rock progressive?

A parte i vari concerti, l'uscita di due nuovi CDs: "Dark and Light" con i mei brani Prog per organo e pianoforte più qualche bella trascrizione; "Fireworks for the Common Man" deidcato tutto alla musica di Keith Emerson. Come nuovi arrangiamenti Prog ho appena terminato "Theme One" dei VDGG, e sto lavorando sui King Crimson ed anche su Anthony Phillips.

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