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MACOR, AGOSTINO Valentino Butti
 

Agostino Macor tastierista, sperimentatore, Maschera di Cera, Finisterre, LaZona , progetti solistici , ora anche Rohmer… Un personaggio molto impegnato e particolare che ci fa il punto dei suoi numerosi progetti che spaziano dal prog anni ’70, al jazz-rock , a certo post-rock .

Ciao Agostino e benvenuto. Come nasce il tuo amore per le tastiere e quale fra le numerose che usi credi possa esprimere meglio il tuo modo di essere musicista?

Ciao Valentino, e grazie. Beh, ho cominciato gli studi classici a 8 anni su mia richiesta, visto che stavo ore e ore a osservare mio padre che suonava quello strumento così affascinante. Più tardi sono passato al jazz e alle prime band scolastiche, dove era molto difficile suonare solo il piano… a 14 anni la prima tastiera (i risparmi di tutta l’infanzia): così sono diventato tastierista. Tutt’oggi mi sento ancora un pianista “prestato” alle tastiere, lo testimoniano progetti come Zaal in cui suono molto pianoforte acustico.

Anche tu (come qualcuno che ben conosci :-) sei impegnato o sei stato impegnato in parecchi progetti paralleli. Spesso diversissimi fra loro con il comune denominatore della qualità sempre piuttosto alta. Come riesci a far convivere,artisticamente parlando,tutte queste "anime" musicali?


Queste “anime” così diverse rispecchiano i miei gusti musicali personali, apparentemente molto distanti ma frutto –appunto- delle mie passioni. Fortunatamente saranno più di 10 anni che non mi capita di prendere parte ad un progetto musicale che non “sento” fino in fondo. Indi ormai non faccio fatica a selezionare il materiale delle mie composizioni o ad alternare prove e concerti molto diversi tra loro

Non so se condividi, ma gli appassionati ti associano immediatamente a quella che definirei la più "tipicamente progressive" tra le tue proposte, ovvero la Maschera Di Cera...

Sicuramente gli appassionati “di progressive”…beh, sono molto contento dei consensi che la MDC ha avuto in questi anni, personalmente ai tempi della fondazione non mi sarei mai aspettato tanto. È un progetto nato con una matrice un po’ diversa, con intenti meno “avventurosi” forse, ma da quello che era –sorta di omaggio al prog italiano più “oscuro”- si sta evolvendo verso altri lidi. Possono chiamarci derivativi ma credo che, a differenza di molte (pur più brave e preparate) formazioni simili ci sia un quid di energia e vitalità che ci contraddistingue. E poi non abbiamo la chitarra!

Personalmente aspetto con un certo interesse il nuovo MDC. Nessuno dei tuoi "soci" si sbilancia sul "quando" ne tantomeno sui contenuti musicali. Ci proviamo,dunque,con te... va bene tenerci sulle spine… ma non troppo però...

Eh eh eh, posso dire poco perché stiamo facendo un estenuante lavoro di fai-e-disfai che ci porta in direzioni sempre diverse… questo perché vorremmo che fosse un disco che si distacca un po’ dai nostri passati lavori pur mantenendone le cifre fondamentali. Di certo ci saranno novità sia nel “songwriting” che nelle sonorità. Di più non posso dirti…

Nel video di Orpheus ti ho visto alle prese con il Theremin. Ci vuoi parlare di questo particolare strumento?

Il Theremin è uno strumento molto affascinante, sia perché è forse l’unico strumento che si suona senza toccarlo, sia perché ha un suono particolare molto evocativo che ci riporta ai primi film di fantascienza in bianco e nero. Inventato dall’omonimo ingegnere-musicista russo all’inizio degli anni ’20 (credo), è stato il primo strumento elettronico, antesignano dei sintetizzatori. Nel pop e nel rock è stato usato abbastanza diffusamente (Led Zeppelin, Beach Boys, J.M. Jarre) e negli ultimi anni è tornato molto di moda sia in ambienti indie che nel pop mainstream (persino Tiziano Ferro!). Esistono anche produzioni di musica colta per Theremin, ovviamente. L’altezza del suono si controlla con la distanza dall’antenna principale, mentre la seconda antenna ne definisce l’intensità: il modello che mi sono fatto costruire possiede solamente l’antenna principale mentre il volume è affidato al pedale. È molto difficile da intonare, per cui lo utilizzo live solamente quando suono come mcKor con ruoli di effettistica. In Orpheus l’ho doppiato con il synth solistico per dargli più “corpo”.

C'è una composizione, sia essa frutto dell'esperienza solista, sia del lavoro di gruppo, alla quale ti senti particolarmente legato?

È una domanda difficile, sono naturalmente affezionato a tutto il materiale che ho composto e inciso. Se proprio dovessi stilare una chart credo che in vetta ci sarebbe Zelig, uno dei brani di Zaal più strutturati ma con atmosfere che lo rendono anche molto "ambient".

Una domanda che avevo a suo tempo posto quasi nei medesimi termini a Fabio Zuffanti: a mio avviso "La meccanica naturale" è il miglior lavoro targato Finisterre, eppure ha destato più perplessità che consensi... Quale è il tuo parere sull'album?

È un disco che a prima vista può sembrare distante dai lavori precedenti dei Finisterre, ma sotto alle cifre stilistiche diverse è a parer mio intatto lo spirito avventuroso che contraddistingue il gruppo, in questo caso approdato anche alla forma canzone nel suo continuo movimento. È molto eterogeneo, così come in realtà lo sono sempre stati i dischi dei Finisterre, proprio perché crocevia di artisti con background molto diversi. Ben vengano le perplessità, ma siamo tutti e cinque molto fieri del disco.

Parliamo de LaZona, "Le notti difficili". Un album dalle sonorità rarefatte, a tratti ipnotiche, di non facile assimilazione e di non facile classificazione... se mai puoi amare le classificazioni....Già la copertina è "post"...

Il progetto LaZona ha una genesi curiosa: negli anni in cui sono approdato ai Finisterre (fine '98 direi) sia io che Fabio ci siamo scoperti grandi fan di GYBE e Mogwai, i concerti di quel periodo in formazione a 4 risentivano parecchio di queste influenze, con molta improvvisazione space a dilatare i brani rifacendoci anche ai primi Porcupine Tree (in voga quegli anni tra i progster). Poi è entrata in formazione la cantante e ci siamo messi a fare cose diverse, serbando quel materiale per alcune occasioni come la sonorizzazione di una mostra di arte contemporanea o l'apertura di una data di Fish (che diede buca e dovemmo suonare il triplo di quanto pensavamo!). Qualche tempo dopo decidemmo di incidere tale materiale concretizzando il progetto LaZona: convocammo Marco Cavani e coinvolgemmo il trombettista Michele Nastasi. Il disco è registrato in presa diretta!

Puoi immaginarti un seguito a "Le notti difficili"?

A dire il vero il seguito è già stato registrato qualche mese fa, ma non sappiamo di preciso quando lo pubblicheremo. Oltre a noi tre questa volta c’è Paolo Tortora (Japanese Gum) alla seconda chitarra, Stefano Musso alla batteria, Maurizio Bavastro (Zaal) al contrabbasso e Cecilia Seminara (En Roco) al violino.

Con il progetto Zaal invece scopriamo il tuo amore per altre sonorità ancora…

Già, Zaal è stato etichettato nei più svariati modi: jazz mediterraneo, acoustic prog… io volevo fare un disco con lo spirito jazz-rock ma con sonorità più acustiche e parentesi minimaliste. Ho coinvolto i musicisti che stimo ed il risultato è “La lama sottile”, che può ricordare certi artisti nordici della Act (E.S.T. per esempio) che contaminano il jazz contemporaneo con rock o elettronica.

Tanto per non farti mancare nulla sei ospite anche in "Springsong", prima delle quattro "suite delle stagioni" diciamo così…

Sì, è stato un piacere partecipare in questo progetto di Fabio (Zuffanti ndr) e confrontarmi con una dimensione più “folk”. Molto stimolante in particolare il lavoro di arrangiamento fatto assieme agli altri musicisti.

Recentissima invece l'uscita del primo album dei Rohmer. Arte con la A maiuscola e l'incontro con il cinema già del resto presente in altri vostri progetti. Oltre a vendere il "solito" milione di copie, quale è lo scopo che vi prefiggete/che ti prefiggi con questo cd?

Il disco è solo l’inizio di un progetto che vorremmo ci aprisse nuove strade, anche trasversali alla settima arte. Rappresenta la concretizzazione dell’amore che nutriamo verso sonorità raffinate ma armonie molto semplici, sentori minimalisti e parentesi di musica intuitiva. Lontani dai virtuosismi e dagli eccessi del prog più canonico vorremmo accostarci ad artisti come gli Air, maestri dell’arrangiamento essenziale, o i Sigur Ros, dalle atmosfere intensamente evocative ma semplicissime. Altri riferimenti più o meno diretti… Sylvian, Wyatt, Sakamoto, Nyman, Glass.

In ogni band solitamente un componente si occupa di uno strumento. Nel tuo caso invece spesso ti devi confrontare (e dico confrontare...non intenderla come provocazione) con Boris Valle anche lui tastierista (nell'intendimento più ampio del termine). Come riesci/riuscite a far convivere le diverse personalità musicali e a ritagliarvi ognuno il proprio spazio?

Io e Boris siamo complementari: abbiamo gusti diversi, tecniche diverse, sensibilità differenti e “capacità” che si completano. Lui è un pianista, arrangia da pianista, suona anche le tastiere da pianista. Io mi occupo degli strumenti elettronici, organi e sintetizzatori, mentre il mio lato “acustico” si esprime con il Rhodes ed il glockenspiel. In fase compositiva anch’io lavoro molto sul pianoforte ma in fase arrangiativa il più delle volte ognuno si schiera come sopra.

Non conosco il progetto Mckor. Ce ne vuoi illustrare le peculiarità?

McKor, in origine Synthetica, è la sigla con cui mi esibisco da solo con il mio armamentario. Faccio musica elettronica con la grande assenza del computer: con l’ausilio della loopstation in tempo reale creo sonorità magmatiche IDM che rimandano al primo Battiato ma anche a Tangerine Dream, Mùm, Aphex Twin o Micro:mega. A volte mi porto anche il Rhodes e vari ammennicoli come lo stylophone, il Theremin o le tastierine Casio. Ho alcune proposte per pubblicare un EP ma non so di preciso quando si concretizzeranno.

Per finire… un messaggio ai nostri amici lettori e a tutti gli appassionati.

Ascoltate sempre la musica per il piacere di ascoltarla, sapendo che ogni nota, suono o rumore ha il suo perché e che qualsiasi genere musicale, qualsiasi, ha la sua dignità. Nessun brano inciso da chicchessia, John Cage come Christina Aguilera, è mai solo un “pretesto per far vibrare l’aria”, secondo me, e merita perciò di essere ascoltato.

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