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MINIMUM VITAL Alberto Nucci & Jessica Attene
 

Sarebbe difficile pensare agli ultimi vent'anni del Progressive francese senza la presenza costante dei Minimum Vital che hanno saputo interpretare questo fenomeno musicale in maniera personale, miscelando influenze che vanno dagli Yes fino ad arrivare alla musica medievale. Cogliamo l'occasione dell'uscita del loro nuovo album, "Capitaines", per scoprire qualcosa di più sulla band, porgendo le nostre domande al tastierista Thierry Payssan che, assieme al fratello Jean Luc rappresenta l'anima del gruppo.

Abbiamo dovuto aspettare cinque anni per avere un nuovo album dei Minimum Vital che tornano anche con qualche cambiamento di line up: cosa è successo in tutto questo tempo?

Beh, diverse cose in effetti, anche se non si direbbe. Innanzitutto, dopo "Atlas" (2004), Jean Luc ha insistito per terminare il suo album solista (di cui aveva registrato le parti acustiche nel 1998 col nostro amico ingegnere del suono Bertrand Amable) che era stato costantemente rimandato! Quindi abbiamo recuperato le incisioni da Bertrand e riversate su materiale nostro, poi abbiamo terminato la registrazione, gli arrangiamenti ed il missaggio, e l'album ("Pierrots & Arlequins") è stato pubblicato alla fine del 2005. In seguito abbiamo lavorato su un lungo pezzo che illustrava un episodio dell'Odissea per la compilation omonima, ed è stata la prima volta che abbiamo affrontato una composizione che si è estesa su una durata dell'ordine di 20 minuti, che non è veramente abituale per noi. C'è anche stata la partecipazione all'omaggio a Christian Vander ("Hamtaï!") come Vital Duo, poi più recentemente la compilation "Hur!" (in un certo senso il seguito di "Hamtaï!"), come Minimum Vital. E infine e soprattutto mio figlio nato nel Novembre del 2005 e ciò ha considerevolmente cambiato la mia vita dato che bisogna che divida il mio tempo libero con le mie responsabilità e occupazioni familiari! In poche parole per il nuovo album c'è voluto un bel po' di tempo.

Trovo questo nuovo album di buona qualità, come del resto il precedente "Atlas", rispetto a questo comunque percepisco dei cambiamenti: il precedente aveva una stesura più lineare, c'erano più parti cantate solistiche. Quest'ultimo album mi sembra riavvicinarsi in parte alle idee degli esordi, ha degli elementi percussivi interessanti e contaminazioni etniche nuove. Che ne pensate, come pensate che si sia evoluto il vostro sound?

Si, è interessante come osservazione poiché infatti ci siamo ritrovati quasi in tre per fare questo disco (anche se Sonia ci ha raggiunto in seguito): Jean Luc, Eric ed io. Il problema che ci inquietava era di sapere come avremmo fatto senza batterista. Questo non era evidente all'inizio. Alla fine siamo stati obbligati a trovare delle nuove sonorità, una nuova maniera di far girare le ritmiche e di utilizzare le percussioni ed alla fine è stata una cosa positiva. In più Jean Luc ha voluto integrare nuovi strumenti come l'oud (liuto arabo), che è uno strumento a corde senza fret, che permette di fare degli intervalli non temperati. Il suono di questo strumento è un po' ruvido ma molto caldo e soprattutto vivo e ciò apporta un carattere etnico. d'altra parte, per compensare la mancanza della batteria, abbiamo messo l'accento sul basso, ed Eric ha fatto un nostro lavoro sulle sue parti, utilizzando nuove sonorità con bassi differenti, specialmente un Rickenbaker suonato col plettro, cosa che è nuova per lui. Dunque quello che era un problema all'inizio (mancanza di batterista) è diventato un vantaggio alla fine.

Una curiosità sul cantato: come nasce il vostro linguaggio inventato? E perché lo preferite ad un vero e proprio testo in francese o in altra lingua? Inoltre ho notato che a volte imita i suoni di altri lingue, come una sorta di gramelot, in Esprit D'amor sembrava quasi portoghese.

Diciamo che la voglia di utilizzare delle sonorità al posto delle parole ci è venuta molto presto. Mi ricordo che nelle nostre primissime composizioni avevamo qualche testo in inglese (errori di gioventù!), ma già c'erano molti pezzi che comportavano dei suoni strani a guisa di testo, dei giochi sul tipo "… santa i ah no lo perdé qué mé toï qué… ah i a dondé salùté da bene vales praesté", un po' spagnoleggiante e latino in effetti! Ci è venuto da sé. E' una scrittura automatica, un'improvvisazione che viene in seguito rielaborata perché si incastri con la musica. All'epoca noi non conoscevamo i Magma e non sapevamo cosa fosse il kobaiano ma pensavamo che fosse più interessante inventare un modo originale di esprimersi piuttosto che utilizzare l'inglese, cosa che a mio parere non è troppo negativa per dei francesi. Da un altro lato noi non ci sentiamo capaci di fare dei buoni testi in francese. La canzone francese è qualcosa di molto specifico, è uno stile di canzone dove il testo, il suo senso, ha enorme importanza (dove per il pop inglese è più la musica e la musicalità della lingua che importano). Solo un gruppo come gli Ange e pochi altri hanno potuto coniugare intelligentemente lo stile progressivo con la ricchezza della lingua francese. Ma molti altri ci si sono rotti i denti. Piuttosto che fare qualcosa di mediocre col francese dunque, abbiamo preferito coltivare il nostro proprio giardino. In "Esprit D'Amor" c'è effettivamente un'intenzione di ricordare un po' il portoghese che è una lingua molto bella (come l'italiano!), la quale era tra l'altro considerata nel Medio Evo una lingua nobile, una lingua di corte.

Ascoltando per la prima volta K.A. dei Magma, e non sapendo che fossero i Magma, mi sono venuti in mente in qualche modo i Minimum Vital, soprattutto per quel che riguarda la lingua ed il cantato. Oltretutto avete anche partecipato al tributo ai Magma "Hamtaï !" Avete ascendenti Kobaiani? Hanno avuto in qualche modo un ruolo i Magma per la vostra musica?

Si! Abbiamo delle grosse affinità con Kobaïa! Abbiamo scoperto i Magma un po' tardi in confronto al rock progressivo anglosassone, ma è stata una scoperta intensa che ha lasciato il suo segno. Con Jean Luc abbiamo un codice segreto fra di noi concernente la musica: tutto ciò che ci tocca musicalmente possiede qualcosa di indefinibile e misterioso (ma immediatamente riconoscibile da noi) che noi chiamiamo il "kapa" (non mi domandate cosa vuol dire, non ne so niente!). Bene, fin dalle prime note che abbiamo ascoltato della musica di Christian Vander, ci siamo detti: "là, eccolo, c'è del kapa!

Uno degli aspetti più interessanti del vostro sound è rappresentato dalle contaminazioni con la musica antica, in che modo avviene questa integrazione di linguaggio, c'è una corrente o un periodo che preferite?

Già, fin da piccoli i nostri personaggi preferiti erano i cavalieri e gli eroi del Medio Evo! Abbiamo un'attrazione naturale per tutta le musiche dette antiche (Medio Evo e Barocco compresi), e anche le musiche folkloristiche. Da un punto di vista ritmico è talvolta strabiliante constatare l'estrema ricchezza e l'ingegnosità delle metriche impiegate in queste musiche che sono, letteralmente parlando, popolari (nel senso migliore del termine). Bartok lo aveva ben percepito quando integrava degli elementi delle danze dei paesi dell'est nel suo linguaggio musicale, di una finezza e di una forza incredibili. La musica del Medio Evo è molto ricca e appassionante, quale che sia il periodo, ma il periodo dell'Ars Nova (XIV secolo) è particolarmente brillante, e del tutto comparabile a ciò che il rock progressivo degli anni Settanta è rispetto al rock tout court. Guillaume de Machaut è un musicista progressivo dei suoi tempi!

Mi ha sempre colpito l'originalità del vostro linguaggio musicale che è molto riconoscibile, quali sono secondo voi i vostri elementi caratteristici?

Grazie! E' vero che noi abbiamo delle cose particolari dal punto di vista armonico, e mi domando spesso se la gente lo percepisce. Non l'ho analizzato in dettaglio visto che non ne ho la capacità ma, in generale, abbiamo una preferenza per gli intervalli di quinta e di quarta, sia negli intervalli melodici che negli armonici. La nostra musica non è veramente basata su una griglia di accordi con una melodia sovrapposta, ma piuttosto da accordi utilizzati come delle note, quindi in modo ritmico, un po' a mo' di fuga. E' più un approccio modale che tonale in effetti. Beh, ci sono anche degli accordi, ma spesso con delle inversioni non abituali a livello delle note gravi. Tutto ciò non era fatto coscientemente agli inizi, l'ho analizzato solo dopo. Col tempo, queste ricette sono divenute abituali per noi, sono elementi di stile con cui ci troviamo a nostro agio. Ci troviamo meno bene nell'ambito di altri domìni musicali. E' per questo che considero importante sviluppare ciò che caratterizza la nostra specificità. La musica dei Magma è costruita un po' in questa maniera, ma questo non è voluto da parte nostra e poi, ovviamente, dico tutto questo in tutta umiltà poiché non voglio compararci a un genio musicale come Vander!

Siete sicuramente fra i gruppi di punta dell'ondata moderna del prog francese: di che salute gode oggi il prog in Francia?

Non penso che ci sia stata una particolarità francese attualmente nel prog, dal punto di vista dello stato di salute. Sicuramente ci sono molti buoni gruppi in attività, ma penso sinceramente che il prog sia oggigiorno scisso totalmente dal contesto che l'ha visto nascere, vale a dire la controcultura degli anni '70, con sullo sfondo la ricerca verso ogni sorta di utopia. Non ci sono più utopie ai nostri giorni. Ci troviamo in qualche maniera in una impasse. Credo che la via per il rinnovamento sia da ricercare dal lato delle musiche che hanno ancora delle radici, come le musiche folk. Ci sono attualmente dei gruppi di musica tradizionale giovani che stanno inventando una forma moderna di folk, e che non hanno necessariamente l'etichetta "progressive", ma che lo sono in realtà! Penso ad esempio ai Familha Artùs, che viene dalla cultura occitana (Sud Est della Francia). Per ciò che concerne il progressive pubblicato negli anni '70, c'è stato in Francia un vero movimento originatosi dai Magma che era particolarmente interessante (tra cui Uppsala, Potemkine, Art Zoyd, etc.), ma ciò è stato messo a tacere dal punk e la musica commerciale. I gruppi che sono venuti dopo non erano altrettanto interessanti. Questo è vero che per l'Inghilterra, peraltro. Non ho assolutamente alcuna affinità con il neo prog di cui i Marillion (con Fish) erano i capifila. A mio parere non era interessante dal punto di vista musicale, mancava di maturità ed ha avuto sfortunatamente molti seguaci… ma insomma, si tratta solo di un parere soggettivo da ascoltatore, non cerco di sicuro di compararci con nessuno, è solo che trovo che i gruppi degli anni '70 abbiano molto più talento, ecco tutto!

Vuoi parlarci del progetto Vital Duo, come nasce e quali erano le sue finalità, avrà un seguito?

Dopo "Esprit d'Amor" era evidente che dovevamo rinnovarci perché avevamo l'impressione di aver concretizzato un progetto musicale importante con quest'album. Eravamo un po' svuotati. Bisognava dunque cercare altre direzioni. Abbiamo avuto l'opportunità di suonare a due in un concerto (una data era stata fissata all'inizio del 1999, e bisognava presentare qualche cosa) e ci è parso evidente che fosse l'occasione di fare qualcosa di nuovo. Appena abbiamo cominciato a provare in duo per preparare questo concerto, abbiamo avuto la rivelazione che potevamo tuffarci appieno nella nostra sorgente profonda d'ispirazione, che è comune per me e Jean Luc, ovvero le musiche del Medio Evo. E questo ha funzionato a meraviglia, tutto è andato al suo posto rapidamente. Soprattutto eravamo molto a nostro agio, completamente immersi nel nostro universo gemellare. E c'era un suono nuovo, qualche cosa di molto originale (per lo meno credo!). Fu ad ogni modo una grande esperienza e questo ci ha fatto progredire in termini di ascolto reciproco. Questo è durato qualche anno, i concerti erano sempre migliori, con un buon riscontro del pubblico, ma sfortunatamente è diventato sempre più difficile trovare date, e poi dei problemi familiari hanno rallentato la nostra attività musicale. Abbiamo alla fine preso la decisione di interrompere la formula del Duo. Abbiamo comunque potuto realizzare un DVD che dà una buona idea dei Vital Duo ("Le jardin hors du temps").

Quali sono secondo te i capolavori del prog contemporaneo e perché?

Per me i capolavori sono da ricercare negli anni '70. Potrei citare molti album di sicuro, ma tra i miei preferiti ci sono: "Relayer" degli Yes (ma anche tutti gli altri fino a "Going for the One" compreso!), "Trespass" dei Genesis (ma anche tutti gli altri fino a "Wind & Wuthering"!), "Island" dei King Crimson, "Trilogy" degli ELP, "Still Life" dei VDGG, "Au delà du Délire" degli Ange, "Rétrospective I & II" dei Magma, etc. Per i decenni più vicini a noi, mi sembra che i capolavori siano piuttosto da ricercare sul versante del jazz moderno, o di altre correnti musicali…

Durante questi anni la vostra attività concertistica non è stata mai molto intensa e le occasioni di vedervi dal vivo sono ormai rare. Perché questo? Avete in programma qualche evento interessante?

La ragione principale è che la musica non è la nostra attività professionale. Nel passato suonavamo abbastanza poco ma tuttavia regolarmente, dato che avevamo molto tempo libero dopo il lavoro. Potevamo provare, comporre, pianificare degli eventi e viaggiare all'estero. Quando abbiamo messo su famiglia tutto è cambiato progressivamente ed oggi ci è diventato molto difficile conciliare la vita familiare e la passione musicale. E' per questo che ci si vede così poco sulla scena. Ciò detto, siamo comunque degli appassionati ed abbiamo molta volontà! E' la ragione per cui siamo in procinto di iniziare a lavorare su un progetto di formula in trio col nostro amico bassista Eric Rebeyrol, per metter su un nuovo repertorio da suonare.

Il prog francese ha delle sue caratteristiche particolari che portano alla teatralità del cantato, alle contaminazioni con la musica popolare francese e secondo me non ha un ruolo subalterno rispetto a quello più blasonato inglese. Cosa ne pensate? Vi sentite debitori verso il prog britannico o no?

Sì, sono d'accordo che ci sia una specificità francese, ma è anche vero per altre nazionalità (penso al prog italiano o anche ai gruppi prog dei paesi nordici). E' vero che spesso l'apporto delle musiche tradizionali nazionali sia un terreno fertile che dona un colore particolare a certe formazioni. E' giustamente questo che interessa, perché l'apporto di influenze che vengono dalla cultura popolare porta una profondità che è spesso assente se ci si accontenta di copiare (o piuttosto di imitare) i gruppi anglosassoni. Ciò detto, io non rinnego assolutamente l'influenza dei gruppi inglesi degli anni '70. Siamo caduti in questa marmitta già da adolescenti! I nostri grandi ispiratori spirituali restano sempre gli Yes. Amo profondamente l'ottimismo e la gioia musicale (quasi mistica) che è presente nell'opera degli Yes. E' una fonte di luce permanente per me. Mi arrabbio molto quando leggo delle critiche negative sugli Yes, particolarmente per un album come "Tales from Topographic Oceans", che io adoro. Questa musica ha veramente nutrito sia Jean Luc che me! Forse perché gli Yes sono stati il primo gruppo di rock progressivo che abbiamo ascoltato ed è grazie a loro che siamo divenuti noi stessi dei musicisti.

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