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MINDFLOWER Jessica Attene
 

Non si direbbe ma i Mindflower, al loro terzo lavoro in studio, hanno ben quindici anni di vita: ricordiamo Fabio Antonelli come uno dei pionieri della rinascita del new prog italiano nei Progen e poi negli Art And Illusion, ed ora eccolo qui in quella che si spera sia una piccola fiammella rigeneratrice del Progressive Rock attuale con un album curato sotto ogni aspetto ma soprattutto che cerca di scostarsi dai modelli classici del passato, pur essendo ad essi profondamente legato ed influenzato. Proprio a Fabio abbiamo rivolto qualche domanda di approfondimento:

Sono passati 8 anni dalla pubblicazione del vostro precedente lavoro. Vuoi spiegarmi cosa è successo da allora?

Purtroppo comincia a pesare la nostra età: aumentano gli impegni anche di famiglia e personalmente di studio. Inoltre il lavoro è risultato molto complesso e lungo. Alberto (Callegari - ndr) è un perfezionista degli arrangiamenti e sono state così molto lunghe le sessioni di registrazione, soprattutto con gli archi.

Uno dei primi particolari che si nota è il fatto che abbiate registrato l'album in studi celebri (Real World ed Abbey Road). Come avete avuto questa opportunità? Se si considera che, grazie alle tecnologie moderne, che rendono tutto più accessibile, è più semplice fare le cose in maniera artigianale, perché avete sentito questa particolare esigenza e che impatto pensate che abbia avuto il lavoro condotto in questi studi sulla vostra musica?

Sono state esperienze meravigliose. Anche se potrebbe sembrare il contrario in realtà non c'era da parte nostra presunzione od eccessiva ambizione ma semplicemente il desiderio di registrare in luoghi storici del rock (da vecchi fans di Gabriel e Pink Floyd), confrontandoci poi con un'assoluta professionalità che in realtà ha inciso sul risultato finale, in particolare riguardo l'impatto sonoro ed il mastering.

A differenza dal vostro precedente album avete scelto degli arrangiamenti più soft e molto orchestrali, servendovi anche di diversi musicisti addizionali. Come avete gestito il lavoro con tutti questi musicisti e perché queste scelte?

Io sono ormai principalmente un "compositore", se posso permettermi di definirmi così. Questo non tanto per i risultati accademici raggiunti nei conservatori ma per una intima esigenza interiore. Le mie opere degli ultimi anni ricercano la purezza ed il silenzio, anche quelle per orchestra, da camera e per pianoforte. E così è l'apporto creativo di Fabrizio (Defacqz - ndr) ed Alberto che, attraverso la rarefazione del linguaggio e l'essenzialità, ricerca la purezza. Almeno ci proviamo ovviamente, un traguardo indubbiamente ambizioso ma molto radicato nelle nostre anime. Gli arrangiamenti orchestrali sono dunque diretta conseguenza di queste nostre esigenze, anche se non sempre è stato facile gestire il lavoro con i musicisti addizionali. Forse i Genesis con il loro nome ed il loro prestigio avrebbero avuto meno problemi, noi siamo solo i poveri Mindflower.

La struttura del vostro nuovo CD si compone di tanti brevissimi pezzi che si fondono l'uno con l'altro mentre, per il precedente disco, avete scelto una forma più ripartita in canzoni con una suite centrale. Vuoi spiegarci questa scelta?

Il nuovo lavoro vorrebbe essere vicino ad un'opera e ad un concept album, dunque più lontano dal rock progressive classico. Soprattutto nella sua struttura quasi operistica e sinfonica, ovvero frammenti tematici che si sviluppano alternati a sonorità elettroniche e progressive. Personalmente amo molto la definizione di "progressive da camera"; so bene che potrà ancora una volta risultare pretenziosa ma rispecchia benissimo ciò che siamo oggi.

Credo che la vostra musica possa essere godibile anche da una cerchia di pubblico al di fuori dell'ambiente del Progressive Rock. Avete scelto invece un'etichetta discografica di settore. Avete pensato mai di allargare il vostro pubblico? Qual è secondo voi il vostro ascoltatore ideale?

E' innegabile che ogni "artista" vorrebbe che il suo linguaggio fosse universale e raggiungesse i cuori del maggior numero di persone possibile. non certo per la gloria (alla nostra età poi...) ma per un bisogno naturale ed umano di comunicare. Ma la nostra musica per quanto oggi forse più comunicativa rimane ancora piuttosto complessa con temi filosofici e molto legata ad un linguaggio simbolico e fiabesco. Per questo, ed anche considerando la difficile situazione del mercato discografico attuale, siamo felici che il nostro ultimo cd sia uscito per un'etichetta di settore e prestigiosa come la Musea, anzi ci consideriamo forunati. (vorrei però pubblicamente ringraziare - vista l'importante sede di Arlequins - la Mellow Records e Moroni per tutta la fiducia avuta in noi in tanti anni non sempre ripagata da parte nostra per tanti motivi). Il nostro ascoltatore ideale è forse una persona incline al silenzio, alla meditazione e con una certa dolcezza nel cuore.

In 8 anni il panorama prog è cambiato, in particolare stiamo assistendo alla chiusura delle etichette discografiche, ad un calo drammatico delle vendite e ad una grossa crisi del settore. Avete avuto difficoltà a proporre il nuovo album?

Ricollegandomi alla risposta precedente, direi di sì. Devo dire che non abbiamo cercato moltissimo dopo i problemi avuti con la nostra precedente etichetta ma indubbiamente siamo consapevoli della crisi del mondo discografico.

Avete in programma di fare concerti dal vivo? Porterete sul palco anche i musicisti aggiuntivi oppure pensate di arrangiare le parti orchestrali in altro modo?

Vorremmo realizzare uno spettacolo teatrale, con balletto- orchestra da camera e coreografie tematiche con musica non necessariamente dal vivo. Quando abbiamo presentato il cd abbiamo fatto una cosa simile pur se artigianalmente. Certo non sarà facile, ci sono problemi organizzativi e strutturali, ma ci proveremo sicuramente... e speriamo bene.




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