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GENS DE LA LUNE Jessica Attene & Alberto Nucci
 

Non arrivano dalla luna ma sono il frutto della nuova discesa sulle scene di Francis Décamps, veterano e figura di spicco del Prog francese, meglio conosciuto come lo storico tastierista degli Ange. Proprio Francis ci parla dei suoi Gens De La Lune e del loro ottimo debutto discografico, attraverso ricordi, sogni e anche antiche leggende. Affrettatevi gente, lo spettacolo sta per iniziare:

Vorresti spiegare ai nostri lettori come è nata l’idea di formare questo gruppo che unisce due veterani del progressive rock francese a musicisti più giovani, cosa che è accaduta un po’ anche nella seconda generazione degli Ange?

Alla mia uscita dagli Ange ero deciso ad aspettare una buona decina di anni prima di formare un nuovo gruppo, se l’occasione si fosse presentato. Lavorando da diversi anni con Jean Philippe Suzan, col quale avevo delle vere affinità artistiche e di amicizia, ho voluto proporgli di fare un gruppo perché avevo l’intima convinzione che i nostri cammini non potevano far altro che portarci a questa soluzione. Avendo ottenuto la sua approvazione, decisi di domandare a Gérard Jelsch di unirsi all’avventura; lui ha accettato ed è così che nasceva l’embrione del gruppo. Dopo il nostro debutto abbiamo dovuto far fronte alla scomparsa del nostro chitarrista Patrick per una malattia. Damien Chopard, giovane chitarrista della zona, lo ha rimpiazzato e a lui si è unito James Kass al basso qualche mese dopo, al posto di Eric, per il quale l’avventura richiedeva troppi sacrifici. E’ così che sono nati i Gens De La Lune nella loro prima vera formazione.

Il nome “Gens De La Lune” deriva da una leggenda, vuoi parlarcene? Cosa ti affascina di questo racconto?

Quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, Gérard Jelsch mi propose di riprendere “C’no peran”, un titolo che figurava sul mio album solista “A vous mes voyageurs”. Questa canzone (il cui ritornello è cantato nel dialetto della Franca Contea ndr) narra una leggenda della Franca Contea che dice così: “una sera gli abitanti di un villaggio dal nome di Champey credettero che un incendio che si stava propagando dalla foresta vicina minacciasse il loro villaggio, è così che, armati di secchi corsero nel bosco per spegnere il fuoco ma arrivando sul posto ebbero la sorpresa di accorgersi che erano stati vittime di un’allucinazione collettiva: fu la luna rossa ad avergli giocato un tiro quella notte. Imbarazzati se ne tornarono al loro villaggio e da allora gli abitanti degli abitanti vicini li soprannominarono “le genti della luna”.
Io stesso ho amato sempre i racconti e le leggende e dopo averne discusso con il gruppo, di comune accordo, abbiamo adottato questo nome, perché rappresenta l’immaginario, il sogno e che questo astro è certamente quello davanti al quale gli uomini sognano di più. Noi artisti abbiamo il privilegio di conservare le nostre anime di bambini, di essere dentro una bolla dove regna il sogno, cosa che ci fa vivere, creare e progredire. Grazie al nostre mestiere abbiamo il dono di poter imbarcare il nostro pubblico nel nostro mondo per lo spazio di un’opera o di un concerto.

Quanto vi sentite debitori agli Ange? Cosa avete ereditato dall’opera degli Ange?

Sfortunatamente sono al momento il solo ex Ange, dato che per ragioni di salute Gérard Jelsch, con nostro grande dispiacere, ha dovuto smettere di suonare con noi. Ma è stato vantaggiosamente rimpiazzato da Ced, un giovane batterista di 23 anni che ha saputo ravvivare la fiamma con brio. Per ritornare alla domanda, penso, come fondatore degli Ange, di aver apportato tutta la mia foga e la mia passione al servizio di questo gruppo nel corso di 25 anni della mia vita, l’esperienza che ne deriva resterà indimenticabile per la sua ricchezza, per la sua longevità ecc, anche se ho deciso di lasciare il gruppo nel 1995.

Hai avuto modo di ascoltare gli ultimi lavori degli Ange? Che ne pensi?

No! Penso che un gruppo sia esattamente come una coppia e non sono come quelle persone che vanno ad impicciarsi e si interessano della vita dei loro ex. Non amo ritornare sul mio passato. Preferisco guardare avanti ed avanzare con le mie aspirazioni e le mie convinzioni. Non rinnego niente di questo passato e ne conservo le parti migliori con molti bei ricordi vissuti con tutti i miei compagni di strada e il pubblico che mi ha sempre dato molto e che non ringrazierò mai abbastanza e poi c’è stato un punto finale, quella bella tournée di addio nel 1995 che ho voluto, con tutti i miei amici musicisti della prima generazione degli Ange, coi quali abbiamo condiviso dei momenti bellissimi in scena e fuori scena.

Avete mai pensato di unire le forze suonando insieme? Possiamo aspettarci di vedervi insieme sul palco?

Da parte mia non ci sarebbe nessun problema perché i Gens De La Lune suonassero in concerto assieme agli Ange: trovo addirittura l’idea interessante e se l’occasione si presentasse sarei felice di vivere quest’esperienza e perché non sfruttare quest’idea se il pubblico la reclamasse… e so che molti ne avrebbero veramente voglia…

Perché avete scelto la forma dell’autoproduzione e di pubblicare il vostro album in maniera indipendente? Quali sono stati secondo voi i vantaggi, le maggiori difficoltà e gli svantaggi di lavorare così?

Quando abbiamo deciso di registrare il nostro primo album, ho proposto al resto del gruppo questa soluzione di autoproduzione perché offre diversi vantaggi, specialmente quello di poter trarre gli interi benefici delle vendite, cosa che è apprezzabile quando si è all’inizio della carriera perchè le royalties versate da una casa discografica sei mesi o anche dopo l’uscita di un album sono lungi dal poter far vivere un artista o addirittura un gruppo. Sicuramente autoprodursi comporta anche degli inconvenienti, soprattutto per la comunicazione, ma di tutte le soluzioni che ci sono state offerte all’epoca della nostra decisione ci è sembrata la migliore.

Trovo il sound del vostro disco molto artigianale e live: è una cosa voluta o credete che sarà una cosa da limare per un prossimo album?

Ho realizzato quest’album coi miei propri mezzi che sfortunatamente sono limitati, ho ottenuto il massimo che potevo dal materiale che avevo a disposizione all’epoca che era più vicino a uno home studio che a un vero e proprio studio di registrazione e malgrado tutto sono fiero del risultato. Al momento attuale siamo in procinto di iniziare a far sì che il prossimo album sia registrato in ben altre condizioni materiali, sperando ovviamente di fare meglio del precedente.

Il Progressive Rock in Francia sembra aver perso la sua importanza. Girando per i negozi di dischi ho notato che sono scomparsi gli scaffali dedicati a questo genere. Che tipo di accoglienza avete ricevuto dal pubblico francese con la pubblicazione del vostro album? Siete soddisfatti?

E’ corretto dire che questa branca del rock che è il rock sinfonico o progressive non è più all’apogeo della sua popolarità nel nostro paese ma, dato che tutto è ciclico, non si finisce mai di sperare; ad ogni modo è la musica che io amo e mi sono reso conto rientrando in scena e anche grazie ad Internet che esiste comunque un’importante fetta di pubblico che è rimasta sempre più o meno a livello underground e che non domanda altro che di essere risvegliata e questo malgrado la crisi che non facilita certo le cose. Lo vediamo ai nostri concerti, oltre ai fans che conoscono già questa musica, diversi giovani che l’hanno appena scoperta e che ci dicono che quello che facciamo corrisponde veramente a quello che loro si attendono perché possiede una facciata rock che riesce ad esaltarsi bene dal vivo e un aspetto teatrale che mi caratterizza.
L’accoglienza del pubblico e dei media della stampa specializzata per i Gens De La Lune è stata fino a qui più che favorevole, malgrado i pochi mezzi di cui disponiamo per promuovere la nostra musica. Abbiamo anche la fortuna di avere un webmaster appassionato che crede in noi e che ci aiuta enormemente grazie ad Internet, è al nostro fianco in tutte le battaglie e moltiplica i nostri contatti e le iniziative, cosa questa molto preziosa, senza contare una rete di fans che si tengono in contatto tra di loro e su cui possiamo contare. Siamo anche riusciti a trovare un manager che si occupi di noi a tempo pieno, una cosa che ci mancava veramente e per il prossimo album avremo un press manager che ci aiuterà a diffondere maggiormente la nostra immagine. Poco a poco l’uccello fa il suo nido, è un proverbio francese che mi si adatta bene perché, malgrado la mia età, non ho fretta.

Quali sono i programmi di Gens De La Lune in questo momento?

Ebbene… Stiamo quindi per suonare, tra una ventina di giorni (l’intervista è stata realizzata all’inizio del mese di agosto – ndr) al Festival Crescendo dove chiuderemo la prima serata e dove speriamo di dare il massimo e poi continueremo a lavorare sul prossimo album che dovrebbe essere sugli scaffali al più tardi agli inizi del 2011. Nel frattempo, è ovvio, cercheremo di suonare un po’ dappertutto, specialmente dai nostri amici belgi, ma anche in Francia e a Guadalupe e Martinica, dover per la prima volta la gente di là potranno scoprire questo genere di musica totalmente sconosciuta da quelle parti. Sulla scia di questo secondo album ho anche il progetto di un romanzo, di un fumetto e di un gioco che completerà questa creazione perché dentro questo secondo album ho creato una storia che può svilupparsi in differenti modi e ho veramente voglia di divertirmi nel realizzare tutto ciò che al momento è solo nella mia immaginazione.
Alla fine, l’avventura può continuare grazie a degli appassionati come voi e lasciate che vi ringrazi così come ringrazio i vostri lettori da parte dei Gens De La Lune, sperando di venire a suonare e di incontrarvi tutti nel vostro bel paese. A presto, spero!


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