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ARCANSIEL (Marco Galletti) Marco Del Corno
 

Caro Marco… vorrei sapere da te qual è stato l'ostacolo più difficile che avete incontrato nella corsa al primo disco.

La nostra corsa al primo disco è stata, come si può facilmente immaginare, lunga e difficile. Se dovessi fare una classifica dei molteplici ostacoli incontrati, al primo posto metterei le nostre carte d'identità, le quali dicono che siamo nati in Italia (nel posto sbagliato…), che abbiamo avuto vent'anni intorno al 1980 (nel periodo sbagliato…) e che non abbiamo il look delle rock stars (il che sembrava essere la cosa più importante…). Per concludere velocemente: se a qualcuno venisse in mente la folle idea di produrre un disco di rock progressivo (come abbiamo fatto noi con "Four daisies"), senza particolari mezzi o speciali conoscenze, si tenga pronto ad affrontare diversi tipi di ostacoli, sapendo però che (secondo me) sono le cose più sofferte che danno, poi, maggiore soddisfazione.

Ma dimmi… da quanti anni suoni?

Beh, io ho cominciato a prendere lezioni di pianoforte nel lontano 1968 (quante cose sono successe nel '68…) -sembra rapito dai ricordi- avevo sette anni. Dal '73, nei dieci anni che seguirono, credo di aver suonato in almeno una quindicina di gruppi diversi, rigorosamente come tastierista (avevo una vergogna mortale a produrre qualunque tipo di suono davanti ad un microfono…). Cercavo intanto di arrangiarmi, imparando a suonicchiare la chitarra e il basso e cercando (disperatamente) di usare le mie due primitive piastre di registrazione a cassette per produrre (in un incrocio di sovraincisioni) delle complicate suite alla Oldfield. E' così che arrivò il 1983 e l'incontro con il primo nucleo degli Arcansiel.

Come vedi oggi il panorama del prog italiano?

Non è semplice rispondere a questa domanda -ride di gusto- vorrei innanzi tutto chiarire che il nostro concetto di progressive è, forse, un po' anomalo. Classifichiamo come prog tutto ciò che è musicalmente innovativo, creativo, all'avanguardia. Per me sono stati prog i Pink Floyd come i Kraftwerk, i Genesis come Battiato o Philip Glass o Brian Eno. Detto ciò, per quanto riguarda la domanda, la mia impressione è che in giro esiste, da anni, una richiesta latente di musica un po' meno banale rispetto a quella che radio e TV ci scaraventano addosso ogni giorno. Esiste una parte di pubblico che va cercando, nei dischi, dei contenuti MUSICALI e che non si accontenta di quella che io amo definire musica da sottofondo. Ecco, io credo che le sorti di quello che tu chiami panorama prog in Italia e all'estero siano legate alla consistenza di questo tipo di pubblico. Solo una nuova attenzione da parte del pubblico (nessun musicista scrive per se stesso, in fondo) può determinare quell'innalzamento del livello medio da cui spesso scaturiscono opere indimenticabili (basti pensare ai primi anni '70…).

Visto che siamo in tema, mi diresti i tre dischi di tutti i tempi?

n. 3: "Four daisies" - Arcansiel (1988)
n. 2: "Stillsearching" - Arcansiel (1990)
n. 1: ???? - Arcansiel (1992)
Ok… ok… lo so che non vale… rifaccio:
n. 3: "Tubular bells" - Mike Oldfield
n. 2: "Selling England by the pound" - Genesis
n. 1: "The dark side of the Moon" - Pink Floyd (però anche "Atom heart mother"…)

Come è nata la suite "I'm still searching"?

Gli spunti della suite sono combinati in modo tale da dare una sensazione di movimento crescente, in maniera molto lenta e progressiva fino a "Wild horses…", in cui i temi melodici si incrociano su un tappeto quasi forsennato (per inciso, è il punto che a me piace di più…). Poi c'è un brusco stop ("The vertical sea"), dolce e inquietante ad un tempo (almeno nelle intenzioni). Infine una ripresa di consapevolezza ritmica (mamma mia che definizioni!!!) sempre più solida e incisiva fino alla fine (l'acquisizione, magari illusoria, del senso dell'esistenza). Come vedi anche noi, da bravi old-fashioned progressive musicians, facciamo gli album concept, anche se poi, magari, ci vergogniamo di scrivere le spiegazioni sul retro…

OK Marco, ora parliamo un po' del vostro prossimo album.

Beh, il nostro prossimo LP sarà favoloso! Da un punto di vista testuale vorrei fare un disco ingenuamente-e-sfacciatamente-ottimista, magari in contrasto con i continui piagnistei nostalgici che ci propinano, in Italia, i nostri tanto celebrati cantautori. Un disco sul futuro, un futuro bello, migliore del presente e del passato.
Musicalmente dovrà discostarsi, necessariamente, in modo considerevole dai primi due. Stiamo infatti lavorando in maniera diversa: ci sarà una facciata nata durante le sessioni di prova, in cui tutti i componenti del gruppo potranno e dovranno dare il loro contributo. L'altra facciata invece sarà più specificatamente mia in quanto curerò in prima persona (evidentemente con il consenso degli altri) sia la composizione che gran parte dell'arrangiamento. Per quanto riguarda i tempi, credo che sarà pronto entro al fine dell'estate (1991), quindi lo registreremo e, se la Contempo lo pubblica, uscirà tra la fine del '91 e i primi del '92.

Bene Marco, ti ringrazio… vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Boh…? -ha un sorriso sulle labbra che non mi piace- auguro piuttosto ad Arlequins un grandissimo successo perché se lo merita!



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