Home

 
SYNDONE Francesco Inglima
 

Dopo quasi 18 anni dall'ultimo album "Spleen", i Syndone sono ritornati sulle scene con una formazione completamente nuova pubblicando la loro ultima fatica "Melapesante". Per l'occassione ho avuto la fortuna di intervistare due delle principali anime del gruppo: il leader storico della band Nik Comoglio (tastierista e compositore della maggior parte dei brani) e uno dei nuovi elementi più interessanti Federico Marchesano (bassista e autore di tre brani).

Nik cosa ti ha spinto a riproporre il progetto dei Syndone a 18 anni di distanza dall’ultimo lavoro?

Nik: Fondamentalmente per due motivi: il primo è che dopo aver sperimentato progetti personali classici e crossover, volevo, per così dire, “rimettermi in gioco” nello stile che ho sempre amato, e cioè il progressive. L’altro motivo è che in questi anni di “carriera solista” ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere molti musicisti di talento che mi hanno dato molto sia a livello umano che artistico; quattro di questi, con i quali è sorta anche una bella amicizia, mi hanno infuso la voglia e la fiducia di riprovare quella magia insondabile che è il “creare musica insieme ad altri”; così ho pensato che sarebbe stato bello riannodare quel filo pendente dopo 18 anni riformando la band.

Come è nata la collaborazione tra di voi e con gli altri membri della band?

Nik: Come dicevo più sopra, ho conosciuto gli altri membri della band a seguito delle mie produzioni soliste, e ho capito che erano le persone giuste lavorandoci insieme in studio.

Federico: La casualità ha giocato un ruolo fondamentale, ho lavorato con Nik su alcuni dei suoi dischi da solista, e sbirciando i credits dei suoi dischi, ho scoperto che alcuni dei suoi collaboratori erano anche miei collaboratori in altri progetti, vedi ad esempio, Francesco Pinetti, che oltre ad essere un assiduo collaboratore di Nik, e' anche il vibrafonista del mio gruppo The Inner Room.

Come mai avete reclutato Francesco Pinetti, un vibrafonista, all’interno della band? E’ una scelta provvisoria o è un membro stabile della band?

Nik: Francesco lo incontrai a Milano nel 2006 perché avevo bisogno di un vibrafonista per il mio progetto/musical “Anima di Legno.” Mi colpì subito la velocità di esecuzione, la professionalità della persona e la sua “propositività” a suonare come turnista in un lavoro beninteso non suo. Abbiamo poi avuto altri incontri a Torino dove capii che era anche un’ottima persona sul piano umano, così lo proposi come quinto membro della band. Oltre essere un ottimo vibrafonista e percussionista orchestrale, Francesco è anche “polistrumentista”, ed è quindi molto utile ai fini di ottimizzazione dell’ensemble live.

Federico: Francesco e' un elemento indispensabile, in quanto dal vivo non si occupa solo del vibrafono ma anche delle tastiere in generale.

Federico tu hai un’esperienza principalmente in ambito jazz, cosa ti ha spinto ad avventurarti nel progressive rock?

Federico: Ottima domanda, ho iniziato ad ascoltare il rock progressivo intorno ai 20 anni. Prima ascoltavo il metal, col passare del tempo però iniziai a cercare qualcosa di più complesso ed articolato, fu allora che Dario Bruna, il mio primo batterista, mi fece ascoltare “Red” dei King Crimson, fu una folgorazione. Insieme a Luigi Bairo fondammo gli Arigret (intorno al 1990), gruppo storico canavesano, il cui repertorio di cover spaziava dagli Area ai Gong.
Successivamente mi sono dedicato al jazz e alla musica classica, e ora a distanza di 20 anni mi e' sembrato naturale ritornare alle mie origini, affrontando però l'argomento in maniera creativa, scrivendo e provando i pezzi e non solo suonando delle cover.

Nik, ho letto e apprezzato molto una tua dichiarazione in cui dici di voler fare una musica complessa, ma non complicata. Pensi che uno dei limiti del progressive rock sia dovuto proprio al volere complicare a dismisura concetti musicali che potrebbero essere espressi in maniera più immediata?

Nik: Mi sono sempre battuto contro la “complicazione” fine a se stessa, in ogni campo, specialmente nella musica. Molti musicisti prog., tendono a “complicare” per “stupire” (anche là dove non è necessario farlo), quasi come se il fruitore medio di questo tipo di musica si aspettasse solo e sempre il “non facile” come prova del nove che stiamo parlando di prog a tutti gli effetti e non di altro. Bene, secondo me è un errore; il complicato sfocia sempre nell’inespressivo e non fa capire dove l’artista vuole andare, è un esercizio vuoto, fine a se stesso. Come bisogna fare per rendere la musica complessa ma non complicata? La risposta sta nella forma musicale. I grandi compositori classici (Beethoven in primis) hanno insegnato come trattare la cellula tematica spesso molto semplice per farla assurgere a castello sinfonico; nella nona sinfonia (ma anche nel primo movimento della quinta), ad un certo punto dell’opera, l’architettura della forma è molto complessa da decodificare ma non complicata! Infatti analizzando accuratamente la partitura si evince come alla base vi sia “sempre” il riferimento continuo spaziale e temporale alla cellula iniziale di riferimento; questa cellula viene esposta, variata, sviluppata e resa non più riconoscibile all’orecchio attraverso l’uso delle forme contrappuntistiche di diminuzione e aggravamento, canoni inversi, modulazioni lontane, cesure e abbellimenti, corone, cambi ritmici, ritenuti e accelerati e quant’altro: ma è sempre della stessa cellula che si sta parlando! Anche quando ci sembra di perderci nel pieno dell’orchestra in realtà sotto di noi i binari sono solidi e ben riconoscibili. I grandi compositori lo sapevano, e se noi amiamo tanto un brano, un’aria, un’opera o una sinfonia è perché dietro tutto “vive” questo discorso di forma da cui non si può prescindere. Così dovrebbe essere per tutta la musica ma specialmente per il prog. che è lo stile più vicino alla musica classica tra tutti gli stili della musica considerata “non” colta.

Ascoltando l’album, estremamente scorrevole e con melodie accattivanti, penso che possieda tutte le potenzialità per raggiungere un vasto pubblico. Qual è il motivo per cui un album come “Melapesante” rimane confinato in mercato di nicchia?

Nik: Questa è una bella domanda! A mio avviso il mercato discografico di massa non è sufficientemente preparato a recepire un certo tipo di informazione sonora che implica a priori uno “sforzo di ascolto”: la differenza tra “ascoltare” e “sentire” è grande! “Ascoltare” implica un livello di attenzione costante e grande concentrazione [che non tutti sono in grado di avere]. Chiunque, invece, è in grado di “sentire.” L’ approccio della massa alla musica in genere è passivo, fondato sul senso del ritmo, della ripetizione ossessiva e ipnotica di riff, ritornelli o parole chiave/tormentoni… la musica di massa viene creata per essere “sentita”. La musica prog. invece deve poter essere “ascoltata” ed apprezzata in tutte le sue molteplici sfaccettature di forma e struttura armonico/narrativa altrimenti vengono meno i suoi presupposti. Quando ascolti un disco come “Melapesante”, ritornando alla tua domanda, devi porre la massima attenzione a quello che ti arriva; e più hai un atteggiamento speculativo e indagatore, più ci scopri cose nuove di volta in volta… è un modo di porsi alla musica totalmente “attivo” e quindi anche molto stancante…e questo è il motivo per cui abbiamo deciso di fare durare l’album poco meno di 50 minuti!

Federico: Sinceramente spero che non sia così, in ogni caso la domanda dovrebbe essere rivolta a chi indirizza e influenza il marcato : stampa, promoters, case discografiche. E' vero che il pubblico e gli addetti ai lavori del prog talvolta risultano arroccati su vecchie convinzioni, ma e' anche vero che le nuove generazioni potrebbero invece interessarsi a questo genere, magari appassionandosi ai Syndone!

Federico, quando sono venuto a conoscenza della reunion mi veniva naturale associare i nuovi Syndone alla figura di Nik Comoglio, ma ho scoperto con piacere che è un gruppo con più anime, in particolare ho particolarmente apprezzato il tuo apporto compositivo all’album. I tuoi brani sono tra quelli che maggiormente preferisco. Ci può raccontare la genesi di questi brani?

Federico: Certamente.
“Melhancolia di Ophelia”: Sono partito dal riff di basso, quello in stile Goblin per intenderci, l'idea era di costruire un brano molto potente, ma che avesse anche delle aperture improvvise e melodiche. Una volta scritta la musica, sono stati Paolo e Nik a suggerirmi come organizzare il materiale in modo da ottenere un filo narrativo, una successione di eventi, che fosse in linea con la musica prog.
“Giardino delle Esperidi”: La gestazione di questo brano e' stata lunghissima, inizialmente l'avevo scritto per pianoforte, ma era praticamente ineseguibile ( la mano sinistra suonava in 11/8 e la destra in 2/4). Arrangiandolo per i Syndone ho scoperto che un vestivo rock si addiceva molto bene a questo pezzo, creando quell'ambiguità tra sonorità classica e rock (vedi l'uso del violoncello e dello Hammond) che ha conferito al pezzo una luce particolare.

Pensate che in futuro anche altri membri della band possano partecipare alla composizione?

Nik: Sicuro, perché no! Potrebbe rivelarsi molto interessante.

Federico:Certamente, del resto sono tutti abili compositori.

In “Melapesante” è la musica che scaturisce dai testi o viceversa?

Nik e Federico:In questo disco è nata prima la musica e poi le liriche.

Come vedete la situazione attuale per la musica Prog in Italia?

Nik: Secondo me questa musica deve evitare il rischio di “arrotolarsi” su sè stessa. Il prog. deve tener fede all’idea di voler “andare oltre”, abbattere barriere, progredire nella ricerca e non stabilizzarsi su pacchetti preconfezionati, anche se molto ben confezionati.
Io dico, a chi fa questo genere, che bisogna trovare il tempo di sperimentare e trovare forme sonore nuove o quantomeno personali, che alle volte possono determinare scelte difficili e discutibili (ad esempio nel nostro caso: no chitarra elettrica – no kbds presets - no compression – no editing – no tecnicismo fine a se stesso, no alla complicazione, sì alla complessità, sì all’emozionalità, ecc..) Alla fine, in un disco di musica prog, quello che ti contraddistingue è il “suono”: se il “tuo suono” è riconoscibile dalla prima battuta, tu diventi riconoscibile e quindi più vendibile. Questo per evitare, come sta accadendo in Italia, che le nuove produzioni si assomiglino un po’ tutte!

Federico: Domanda difficile, direi che la situazione attuale della musica "in generale" e non solo Prog, in Italia sia pessima , come del resto quella della cultura.

Abbey Road… un nome che metti i brividi ad ogni amante della musica Rock, che emozioni vi ha dato masterizzare lì il vostro album?

Nik: Essere lì significa avere sempre i brividi: sin da quando scendi alla fermata metro di St. John’s Wood e prendi un caffè al Beatles shop che vende “di tutto e di più” del più grande gruppo pop della storia, a quando cominci ad intravedere la via con il “famoso” zebrato pedonale” attraversato da centinaia di persone che si fotografano a vicenda, a quando entri alla reception e vedi la fila degli orchestrali della London Symphony che vanno a lavorare nello studio 1 (magari su un film), a quando sali le scale verso gli studi mastering e vedi le foto dell’orchestra di Glenn Miller, o di Igor Stravinsky che dirige, o gli scatti dei Beatles durante la lavorazione dei primi album, o Jimmy Page e Robert Plant durante una pausa di lavoro, i Pink Floyd, Ella Fitzgerald e altri mostri sacri del jazz… ma anche vedere pile interminabili di master accatastati vicino a banchi Studer di buona memoria, il tutto pervaso da quel continuo senso di “essere” nel posto dove si è fatta veramente la musica che conta e che, in parte, ha cambiato il mondo. Per quanto riguarda la parte tecnica non c’è nulla da dire: sei in uno dei posti più all’avanguardia del pianeta con tecnici preparatissimi e competenti.

Cosa dobbiamo aspettarci ora dai Syndone? E’ solo l’inizio di una nuova avventura o è stato solo un progetto estemporaneo? Mi auguro vivamente la prima ipotesi

Nik:Speriamo di riuscire a concretizzare presto ampi riscontri in modo che noi si possa progredire con altri album e concerti live.

Federico: Continueremo! Abbiamo già idee per il prossimo album!



Bookmark and Share

Italian
English