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ALTAVIA Jessica Attene
 

Freschi di un contratto discografico appena firmato con la neonata etichetta inglese White Knight, fondata da Will Mackie della Caerllysi Music e da Robert Reed dei Magenta, gli AltAvia ci presentano il loro album d’esordio, “Girt Dog”. La loro dimensione è quella del new prog di stampo britannico che riescono a declinare in maniera semplice, diretta ma anche assai piacevole e senza sbavature. Abbiamo interpellato il leader e fondatore del gruppo, il tastierista e cantante Andrea Stagni per saperne di più.

Il vostro gruppo nasce nel 2008 e siete appena al vostro esordio discografico, non posso fare a meno però di notare una grossa compattezza ed un grosso affiatamento fra di voi? Come vi siete ritrovati e cosa vi unisce così tanto?

Mauro (chitarra) e Marcello (batteria) sono musicisti live molto rodati (suonano in cover band da parecchi anni), Giuliano è un bassista che ha un grande talento naturale nell'inserire le proprie linee nel tessuto dei pezzi. Ci siamo trovati un po' per caso, io cercavo musicisti perché la mia ex band si era sciolta, ho telefonato a Marcello su suggerimento di un amico e lui mi ha detto che da qualche tempo stava provando cover progressive con Mauro e Giuliano (facevano qualche pezzo dei Rush, credo) e pensavano di integrare un tastierista. Qualche giorno dopo ci siamo trovati insieme e abbiamo cominciato a scrivere subito, dal primo minuto. Io ho detto che cercavo musicisti per fare brani originali e loro sono stati ben felici di essere coinvolti. Ci ha uniti da subito la passione, poi è subentrata l'amicizia. Siamo "ragazzi" di mezz'età che ad un certo punto si sono trovati con la possibilità di realizzare un piccolo sogno, e se a vent'anni è normale avere questi stimoli, quando ti capita in età più matura ne godi in maniera anche più consapevole. E' un carburante potente.

Come siete finiti dall'Italia alla Gran Bretagna per realizzare il vostro primo album?

Quando la mia ex band (Zabov) si è sciolta nel 2007, aveva in realtà due dischi pronti per essere pubblicati. Essendo però il progetto al capolinea diedi questi lavori da ascoltare ad alcuni amici in giro per il mondo, uno di loro li fece ascoltare a Will Mackie, (Hoggwash, Caerllysi music) che mi contattò chiedendo se ci fosse la possibilità di pubblicarli. Gli dissi che non era possibile, ma che avrei potuto mandargli i provini della nuova band per sapere se aveva interesse a pubblicare qualcosa per la sua etichetta. Questo accadeva negli stessi giorni in cui con gli AltaVia prendevamo accordi per la prima prova insieme... poi a Will si è unito Rob Reed, hanno fondato la WhiteKnight records, e... eccoci qua.

Ho notato fra le note di copertina che non è indicata una vera e propria voce solistica.. in pratica siete in tre (più due ospiti a cantare). Come mai questa scelta e come avviene la ripartizione delle parti solistiche?

Anche questa è stata una scelta un po' casuale. All'inizio dovendo rodarci era più semplice mantenere la formazione più snella possibile, visto che integrare un membro è sempre un impegno di tempo e di energia. Io, Mauro e Marcello abbiamo cominciato abbastanza naturalmente a spartirci le parti, il 90% delle ripartizioni le abbiamo fatte in sala prove, alcune cose le abbiamo modificate invece durante le registrazioni. La regola è "chi se la sente, canta" ma a volte la scelta è dettata anche da motivi pratici: se l'arrangiamento in quel momento ti lascia libero, cioè non devi suonare parti troppo impegnative... beh, è abbastanza probabile che ti "beccherai" il cantato solista in quel punto. Lasciami menzionare le due ospiti: Betty Copeta e Laura Monti. Hanno fatto un ottimo lavoro. Ora Betty è parte integrante della band come corista, Laura (la sorella di Mauro) non può perché è impegnatissima ma spero ci potrà dare una mano nelle prossime registrazioni se ne avremo bisogno.

La scelta di cantare in inglese è dovuta al fatto che avevate trovato un contatto in Gran Bretagna o ad altro?

Penso che l'inglese sia la lingua più adatta per questi brani. Mentre scrivi "senti" il cantato, anche se non hai ancora buttato giù nemmeno una parola. Tra parentesi io trovo molto più difficile scrivere in italiano, sia per motivi di metrica che di suono vero e proprio, ma comunque non è escluso che faremo brani in italiano, magari proprio a partire dal prossimo CD.

Una delle influenze che riesco meglio a percepire in questo album è quella degli "It Bites"... e credo proprio di non parlare a caso... Credi di essere riuscito a catturare qualcosa di questa band nel tuo sound? Come nasce la tua passione per questo gruppo e cosa ti lega ad esso?

La cosa che ammiro di più in quella band è l'incredibile fluidità delle composizioni, che spesso sono estremamente complicate per il musicista che le esegue ma assolutamente "easy" per chi le ascolta. Non sappiamo se siamo riusciti a portare un briciolo di questa fluidità nel nostro disco ma certamente questo era uno degli obiettivi. Il rischio quando fai musica un po' più complessa è perdere di vista il fatto che chi ti ascolta non deve necessariamente apprezzare il singolo particolare (il giro di basso intricato, l'assolo al limite dell'impossibile, il tempo insolfeggiabile) ma deve godersi la musica nel suo complesso. La tecnica è un mezzo e non un fine. In questo senso credo che gli It Bites siano stati un riferimento. Io mi sono innamorato di loro quando nel '92 un amico mi diede una cassetta dicendomi "questi potrebbero piacerti". Oggi, a distanza di vent'anni, sto lavorando con Francis Dunnery ad un progetto che dovrebbe vedere la luce tra non molto.

A proposito di Francis Dunnery... so che viene a fare concerti in casa tua... come vi è venuta in mente questa cosa? Ma soprattutto, visto che hai gettato l'esca tu... puoi dirci qualcosa di più di questo progetto?

Francis nel 2006 ha deciso di accettare l'invito di alcune persone che gli avevano chiesto di suonare in acustico in casa loro. Ha pensato che potesse essere un'occasione divertente, tanto per fare qualcosa di diverso. Da allora è in tour quasi costante con gli house concerts, oltre a Stati Uniti ed Europa (che gira diverse volte l'anno) è stato in Australia e Nuova Zelanda. E' così che ci siamo conosciuti... chiunque può richiedere un house concert semplicemente compilando un form sul suo sito, e Betty Copeta (che poi è la mia ragazza) ha dato la disponibilità di casa mia... io naturalmente non ne sapevo niente, mi hanno fatto una bella sorpresa. Da allora siamo sempre rimasti in contatto, un giorno gli ho fatto sentire un brano che avevo scritto per lui (sulla base di una session delirante che abbiamo fatto insieme a Londra qualche mese prima) e gli è piaciuto talmente tanto che ci ha chiesto di fare un CD per la sua etichetta. Sarà un progetto acustico, con me e Betty come duo, Francis alla produzione e... speriamo anche l'orchestra. Attualmente è in fase avanzata di pre-produzione. I tempi sono un po' un'incognita perché dobbiamo far coincidere gli impegni di tutti, però non dovrebbe mancare molto. Il materiale è quasi del tutto pronto.

Sono rimasta molto colpita dal fatto che l'album è stato registrato... a casa tua. Infatti uno dei suoi punti di forza mi sembra proprio il sound molto equilibrato e brillante. Quali accorgimenti avete usato per la registrazione e quali difficoltà avete incontrato? Sei soddisfatto del risultato finale?

Sono soddisfatto, ma vedo anche margini di miglioramento per i prossimi lavori. La tecnologia di oggi consente di allestire uno studio di registrazione di qualità con investimenti minimi rispetto a quelli necessari solo pochi anni fa. Io sono fortunato perché ho a disposizione gratuitamente gli spazi (due stanze opportunamente attrezzate) a casa mia. La sala d'incisione non è più un luogo per pochi eletti e la differenza la fanno le idee e le competenze delle persone coinvolte. La difficoltà per me è stata quella di dover cambiare continuamente ruolo (musicista, fonico di ripresa, produttore, mix engineer) più che tecnica in senso stretto. La dotazione del mio studio non è certo quella che troveresti agli Abbey Road, ma è tutto materiale che conosco bene e questo mi permette di trovare il suono che cerco con relativa facilità. Una scelta vincente è stata quella di commissionare il mastering a Davide Barbarulo del 20hz20khz mastering lab. Se il CD si sente bene su ogni supporto, dalla radiolina allo hi-fi, è merito suo.

Una domanda forse scontata ma di cui sono curiosa di sapere la risposta: a cosa si riferisce il titolo del vostro CD?

Ad una leggenda che è talmente bella che è una storia vera. O ad una storia vera che è talmente fantastica da essere una leggenda. All'inizio del secolo scorso un enorme cane (il "Girt Dog"), striato come una tigre cominciò a sgozzare pecore sul lago Ennerdale in Cumbria (Inghilterra del nord). No, non è Conan Doyle era proprio vero... venne messa una taglia e un cacciatore professionista lo abbatté... l'animale fu impagliato ed esposto nel museo di Kendall... ma il reperto non esiste più perché il museo andò a fuoco negli anni '50, credo. L'ipotesi più accreditata è che si trattasse di un "Thylacine", marsupiale australiano oggi estinto fuggito da uno dei tanti circhi itineranti che allora giravano per il mondo. Io son rimasto molto colpito da questa figura... il terribile cane enorme che fa paura a tutti, ma che invece è la vera vittima. Fa impressione guardare su Youtube i filmati dei Thylacine negli zoo negli anni '30 ora che sono completamente estinti...

Il tuo nome è legato anche ad un'altra band abbastanza conosciuta nel nostro ambiente, parlo ovviamente degli Zabov. Come mai questo progetto è giunto al termine?

E' la band con cui ho iniziato a suonare quando avevo vent'anni, ed è stata attiva per 17 anni. E' bello che nell'ambiente qualcuno la ricordi anche se, di fatto, non abbiamo mai pubblicato nulla. Credo che gli Zabov siano implosi nella loro sala prove. Siamo stati troppo tempo isolati dal resto del mondo, e nel momento in cui abbiamo avuto due prodotti pronti per essere pubblicati c'è stata una sorta di paura a confrontarsi con l'esterno. Eravamo già tutti molto tesi perché le registrazioni erano andate avanti per anni, la paura ha fatto da detonatore e il progetto è naufragato.

Pensi comunque di pubblicare o di riutilizzare in qualche modo il vecchio materiale realizzato con quel progetto, che tra l'altro era piuttosto valido oppure è un capitolo chiuso?

Quel materiale l'ho regalato ad alcuni amici che erano curiosi di sentirlo. Per ora non ci sono progetti di pubblicazione o riutilizzo.

Una piccola curiosità: cosa dice il codice Morse nella traccia di apertura?

Originariamente era un S.O.S. che però è stato poi leggermente modificato per poterlo inserire nella metrica del brano. Si ricollega al verso "can you hear when I call?"

Pubblicare un album ai nostri giorni può essere da una parte semplice grazie alla tecnologia e grazie ai mezzi di comunicazione che permettono di interagire a distanza, ma al tempo stesso può rivelarsi una vera e propria sfida. In che modo vi state muovendo per la promozione del vostro album? Avete in programma concerti o altro? Avete già qualche feedback positivo?

Avere alle spalle un'etichetta formata da professionisti come Will Mackie e Rob Reed è una vera manna, per noi. Tra l'altro sono due persone che si integrano perfettamente. Will è l'anima commerciale mentre Rob predilige gli aspetti artistici. Sono loro che si occupano di informare gli appassionati delle iniziative dell'etichetta, ma noi diamo una mano cercando di coordinarci insieme a loro. Abbiamo un sito, uno spazio MySpace, una pagina su FaceBook che cerchiamo di tenere aggiornati con ogni notizia di rilievo. Non ho le ultime cifre aggiornate ma so che il CD sta avendo un buon riscontro di vendite.
Ci hanno detto che hanno ricevuto diversi commenti positivi, le recensioni stanno cominciando proprio in questi giorni ad essere pubblicate. Che dire... speriamo che piaccia. Stiamo cercando di fare qualche data di "riscaldamento" per rodare i nostri brani live, ma non è facile da queste parti. Già un paio di concerti sono saltati perché in giro c'è molta crisi, ma non disperiamo... siamo in trattativa per far qualcosa a giugno. Incrociamo le dita.

Alla fine dell'album c'è una ghost track che si discosta un po' dalla media dell'album e mostra un approccio più jazzy e sperimentale. E' una specie di indizio che ci proietta verso il futuro, una piccola stravaganza... o cosa?

E' un semplice gioco.
In sede di pre-produzione avevamo deciso che "Another lie" avrebbe sfumato in dissolvenza alla fine, perciò Marcello avrebbe dovuto registrare un paio di minuti di batteria in più in coda per permettere la sfumata. In realtà ha continuato a suonare liberamente per un bel po', si stava divertendo e io non l'ho fermato. Ho poi preso quella parte e ci ho aggiunto in maniera casuale basso, un paio di parti di chitarra e un synth che faceva più che altro rumori. Il brano (che io chiamo "Teleselezione" perché anche la teleselezione è una cosa che è durata poco) non è stato praticamente mixato, ed è finito sul cd così com'è. Mi piace perché si sente la batteria grezza e sporca così com'è stata ripresa, non è stato applicato alcun effetto/filtro/aggeggio strano. E suonava bene.

L'ultima domanda è uno spazio per te e la tua band che puoi usare a tuo piacimento: dacci dei buoni motivi per ascoltare gli AltaVia

Il nostro cd è un po' come il pane fatto in casa. Magari la forma può sembrare insolita, però è genuino e ci trovi dentro tanta passione e tanto lavoro artigianale. Qui c'è poco da barare o da nascondere. Un'ultima menzione la vorrei fare per l'artwork di Ambra Pedergnaga, che ha dipinto un quadro bellissimo appositamente per la nostra copertina nel quale ha "nascosto" i riferimenti al "Girt Dog" braccato che ogni tanto tutti noi sentiamo di essere.
Ciao, ci si legge su Arlequins!.



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