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SKE (PAOLO BOTTA) Francesco Inglima
 

Paolo (Ske) Botta è conosciuto da tempo come uno dei migliori tastieristi emergenti nel panorama del rock progressivo, ma solo grazie a “1000 Autunni” abbiamo piacevolmente scoperto che è anche un eccellente compositore. E’ quindi con grande piacere che approfondiamo il mondo musicale di Paolo in questa intervista.


Ciao Paolo, ci racconti un po' come è nato "1000 Autunni" e le maggiori difficoltà riscontrate durante la realizzazione?

"1000 Autunni" è un po' il concretizzarsi degli sforzi di anni di "gavetta" con altre formazioni più o meno note. Ho sempre sperato un giorno di riuscire a pubblicare qualcosa di mio, ma l'inesperienza e gli altri impegni -musicali e non- hanno sempre avuto la meglio. Un paio di anni fa mi sono deciso, dopo aver fatto quattro conti col portafogli mi sono rimboccato le maniche, mi sono iscritto ad un corso della regione di fonico e ho cominciato a scrivere cose che avevo in testa.
Le difficoltà come è ovvio ci sono state, ma con il supporto dell'etichetta nelle figure di Marcello Marinone e Francesco Zago, e con un po' di testardaggine e tenacia da parte mia, nessuna difficoltà è stata insormontabile. Preferisco dunque ricordare le gioie che mi ha dato la realizzazione di questo disco, che vanno dal sentire finalmente strumenti reali creare le giuste sensazioni, la dedizione dei fantastici musicisti della band, il prendere in sede di missaggio scelte radicali che credevo per lo più legate alla fase compositiva, la sensazione impagabile di trovarsi per le mani un album con scritto il tuo nome sopra e il sapere che qualcuno che abita dall'altra parte del mondo e che forse non incontrerai mai sta assaporando il frutto delle tue fatiche.

Cosa significa il titolo?

Il titolo rimanda a un Yoji-jukugo (frase idiomatica giapponese formata da 4 caratteri) che mi ha affascinato molto. Completo suona come "Un Giorno, Mille Autunni" e allude al sentimento del desiderio che altera la percezione del tempo, facendo sembrare le giornate interminabili e tristi.
Ho pensato che si legasse bene alle cose che avevo scritto; in seguito una fortuita sessione fotografica in Presolana (BG) in un giorno nebbioso ha fornito il look definitivo per l'album.

E invece il nome Ske?

Non ha un significato letterale preciso, è il soprannome che mi porto dietro da sempre.

Cosa ti ha spinto ad avventurarti in un'esperienza solista?

In realtà si dovrebbe prima capire SE questo disco è da considerarsi un'esperienza solista. In realtà non vedo grosse differenze da altri progetti musicali chiamati comunemente "gruppi" ma che in realtà eseguono musica composta da un solo membro. "1000 Autunni" è stato composto e arrangiato da me, però il contributo esecutivo che hanno dato gli altri musicisti è stato notevole, e nonostante non esista attualmente una incarnazione "live" della band, mi piace pensare a SKE come ad un gruppo vero e proprio. Ho deciso semplicemente che era ora, mi è sembrato che il materiale che potevo costruire avesse un potenziale e quindi l'ho realizzato.

Ti aspettavi un riscontro cosi positivo da parte del mondo prog?

Diciamo che ho fatto del mio meglio perché l'album fosse il massimo che potessi dare in quel dato momento. Le reazioni positive ovviamente mi lusingano, ma la più grossa soddisfazione rimane sempre quella personale.

L'album trasuda una grandissima passione verso la musica progressive, con continue citazioni e un armamentario di tastiere vintage. Come è nata questa passione?

Più che citazioni credo sia corretto parlare di omaggi. In definitiva il disco stesso è un grande omaggio, una dichiarazione d'amore verso un genere musicale che mi ha stregato molti anni fa per la sua inusitata eterogeneità, forse la componente che ancora oggi mi affascina di più. In particolare le influenze principali che ho subito sono certamente il classico sinfonico 70, il Rock In Opposition e il Canterbury. Gruppi come Gentle Giant, Genesis, Hatfield and the North, Anglagard, Picchio dal Pozzo o Henry Cow hanno decisamente un ascendente sul mio lavoro. Il prog mi ha regalato tante emozioni, ho ritenuto giusto provare a restituirne qualcuna, a modo mio.

A proposito delle tastiere utilizzate in “1000 Autunni”: dove hai recuperato tutto questo armamentario? e quali sono quelle a cui sei più affezionato?

Il mercato dell'usato è l'unica possibile fonte per questo genere di strumenti, se come me non sei anagraficamente compatibile con "l'era analogica".
Un posto speciale nel cuore lo merita il mio buon vecchio Arp Odyssey Whiteface (quello di Fariselli, per intendersi) che ho recentemente fatto modificare aggiungendo un secondo filtro LP a 4 poli e un secondo LFO a forma d'onda variabile, che mi permette di generare suoni veramente suggestivi. Un'altro strumento che ha regalato timbriche uniche al disco è il Farfisa Synthorchestra, piuttosto singolare e con una personalità tutta sua, soprattutto se filtrato con il prodigioso Binson Echorec 2, una vera chicca.

Se ricordo bene i tuoi esordi sono stati con Mike Sary e i French TV; cosa ricordi di quella collaborazione? Come è nata e cosa ti ha lasciato?

Nel 2005 mi è arrivata voce che questo gruppo americano attivo dall'83 stava cercando un tastierista in Europa per delle date, tra le quali il prestigioso Gouveia ArtRock in Portogallo. Ho deciso di buttarmi: un "provino virtuale" ed ero della band. A 25 anni ho diviso il palco con Miriodor, Universe Zero, Lars Hollmer...ti lascio immaginare come mi sono sentito! Pensa che avevamo preparato per l'occasione anche una cover dei Samla, così Mike chiese a Lars di suonarla insieme a noi e lui acconsentì. Dalla stanza sentimmo poi Lars esercitarsi con la fisarmonica, sfortunatamente non salì mai sul palco, in seguito ci confessò che...non si ricordava più le note! :) Con FrenchTv poi la collaborazione è continuata, concretizzandosi in un paio di brani in due diversi dischi (#9 e #10) e in un tour di due settimane nel 2009 (con Michael Hazera dei Sotos alla batteria) che toccò principalmente Francia, Germania ed infine Italia, all'AltrOck Festival08. Fu un'esperienza per molti versi positiva (tra le altre cose conobbi Pierre e Fabrice dei Camembert, ora membri di SKE), ma certamente estenuante, anche perché a Milano suonavo sia il primo giorno con FTV, sia il secondo con Picchio Dal Pozzo (performance immortalata in “A_live”). Tra l'altro con Yugen sono tornato con grande piacere al Gouveia nel Marzo 2011, il cerchio si chiude.

Visto i risultati più che positivi come autore, hai mai pensato a scrivere qualche pezzo assieme Francesco Zago per Yugen o per qualche altro progetto?

Yugen è figlio di Francesco e la sua mano lì è necessaria. Ci sono invece diversi progetti in cantiere, uno di questi è in via di concretizzazione e prevede la presenza di entrambi (ma non solo) come autori, ma non mi sbilancio più di così.

Sarebbe bello poter assistere a qualche concerto Ske + Yugen, dove vengono suonati pezzi da entrambi i progetti, i musicisti peraltro sono gli stessi. Avete in programma qualcosa?

Questo è vero solo in parte: SKE è formato da alcuni Yugen, alcuni ex-Yugen, alcuni Camembert e Ciccada. Come vedi spesso i musicisti di AltrOck collaborano sui vari progetti, è una cosa entusiasmante che ci fa sentire un po' come una grande famiglia. Come è ovvio questo può anche portare a dei piccoli problemi logistici, nello specifico SKE dal vivo potrà accadere solo se qualche festival si dimostrerà interessato... speriamo!
In ogni caso non escludo che questa formazione di Yugen live potrà suonare in futuro qualche mia composizione, diciamo un..."Yugen Plays Ske"? Tutto è possibile, dipende solo dall'interesse che viene mostrato verso le cose.

E' passato ormai un anno anche dall'ultimo Yugen: a bocce ferme, mi puoi dire quali sono stati i riscontri di tutti e tre gli album di Yugen?

Yugen per come la vedo io è un progetto nato sotto una buona stella, abbiamo ricevuto tante gratificazioni a vari livelli. Originariamente AltrOck come etichetta è stata fondata da Marcello Marinone e Francesco Zago per pubblicare il solo "Labirinto d'acqua". Le reazioni di pubblico e critica furono così lusinghiere da poter fungere da propellente per le seguenti produzioni. In generale tutti e tre i dischi sono stati ricevuti molto bene dalla critica e dal pubblico, speriamo di continuare a meritare questa attenzione soprattutto internazionale che ci inorgoglisce molto. Credo che il primo disco sia stato ristampato dopo solo 5 mesi, il che ritengo sia un risultato notevole considerando l'atipicità della proposta.

Continuando a parlare di Yugen, quali sono secondo te le differenze sostanziali tra “Labirinto d'acqua” e “Iridule”?

”Labirinto d'acqua” è il “primogenito” di Yugen, ha avuto una gestazione più lunga e mostra delle influenze che si sono in parte andate a limare nei lavori successivi, mentre “Iridule” lo vedo come un lavoro più omogeneo, sicuramente più celebrale del passato ma anche con un "tiro" e un "sound" decisamente superiore al passato. Ecco, in due parole Labirinto è "melodia" mentre Iridule "ritmo"... sempre alla maniera di Yugen, intendiamoci!! :)

Che farà Ske da grande?

Qualche giorno fa ho cominciato a registrare materiale per il nuovo Garamond che -incrociando le dita- uscirà l'anno venturo. Proprio in questi giorni inoltre ho ricevuto un'interessante offerta di partecipazione ad un gruppo non italiano... vedremo! Per quanto riguarda SKE, oltre a pensare alla versione "live", ho già cominciato a scrivere del materiale nuovo, che per ora mi sembra troppo legato a quanto già detto con "1000 Autunni", valuterò se cambiare registro o lasciar sedimentare ancora qualche tempo il tutto... la gatta frettolosa fece i gattini ciechi!


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