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MIRIODOR J. Attene, A. Nucci, F. Inglima, R. Vanali
 

I Miriodor suonano musica senza compromessi da quasi un trentennio, la loro discografia (che comprende sette album in studio) è la testimonianza concreta della loro inventiva e della loro maestria nel saper trovare soluzioni che mescolano avanguardia, sonorità vintage, melodia, lungo percorsi non lineari. L’idea di intervistarli è nata parlando con il batterista Rémi Leclerc che abbiamo incontrato lo scorso Settembre al festival Rock In Opposition di Albì. C’è nell’aria un nuovo album che speriamo arriverà presto a soddisfare la nostra curiosità e gli spunti sono stati così tanti che ci è sembrato naturale approfondirli con una bella intervista. Abbiamo ripercorso assieme a Rèmi, al tastierista Pascal Globelsky e al bassista Nicolas Masino, alcune tappe della storia di questo straordinario gruppo del Quebec. Speriamo che questa intervista vi incuriosisca ad approfondire la conoscenza di una band unica, la cui musica ha sempre volato alto.


Nell'ambito della vostra discografia l'album di esordio "Rencontres" ha un posto tutto particolare: si tratta infatti di una proposta sinfonica che non anticipa affatto la successiva produzione musicale. Come lo giudicate a distanza di così tanto tempo? Quali sono stati i fattori che hanno determinato la vostra trasformazione sonora successiva?

Pascal:”Rencontres” è un’opera giovanile, con la formazione originale dei Miriodor. E’ il disco ove le nostre influenze sono più apparenti. E’ anche un album che non doveva essere uno solo: su questo disco ci sono pezzi provenienti da due o tre demo differenti. Queste registrazioni sono state fatte senza alcuno scopo se non per piacere. Malgrado tutto ho inviato delle copie di questi demo in giro. Un giorno abbiamo avuto la sorpresa di ricevere una lettera da Chris Cutler che ci esortava a realizzare un album dicendo che lui lo avrebbe distribuito, cosa che è stata fatta. Malgrado qualche piccolo passo falso delle opere di gioventù, conservo un buonissimo ricordo di alcuni pezzi (specialmente “L’allée des martyrs” e “Brouillard”) e del cameratismo dell’epoca.

"Tôt ou Tard" (uscito fra il primo e il secondo album ufficiale) è stato realizzato solo su cassetta e tra l'altro non viene neanche menzionato sul vostro sito. Avete mai pensato di ristamparlo o lo avete per qualche motivo rinnegato?

Pascal:”Tôt ou Tard” è un’altra collezione di demos che è stata ripubblicata come complemento alla ristampa in CD del nostro secondo disco, l’omonimo “Miriodor”. Peraltro esiste anche un’altra cassetta, intitolata “Métamorphosis”, contenente delle registrazioni live della prima metà degli anni Ottanta. Questa non è mai stata ristampata e dubito fortemente che lo sarà mai.

Dopo un lungo periodo in cui il gruppo è esistito, prima come quartetto e poi come trio, con "Jongleries Elastiques" la formazione si arricchisce con nuovi musicisti. Perché avete pensato di ampliare nuovamente la band e come ha inciso l'introduzione di nuovi strumenti sulla vostra musica?

Pascal:Devo dire che l’arrivo o la partenza dei musicisti non fa parte di un piano prestabilito e studiato a tavolino. Sono talvolta le circostanze della vita che dettano ciò che accade all’interno del gruppo. Il trio è stata una sfida che ci siamo lanciati da soli in seguito alla partenza di François Émond (co-fondatore del gruppo) nel 1987. Dopo aver suonato per dieci anni in formazione ristretta, abbiamo avuto voglia di allargare la tavolozza timbrica e di sovrapporre temi e contro-temi. L’aggiunta di altri musicisti ci ha influenzato direttamente a livello compositivo.

Nel 2002 avete suonato al NEARfest e la vostra performance è stata immortalata in un CD uscito assieme a "Parade". Cosa ricordate di quella esperienza? Perché avete scelto di pubblicare quel live assieme all'album in studio anziché farlo uscire separatamente?

Pascal:E’ stata una magnifica esperienza! Mi ricordo che si suonava all’inizio della giornata, il secondo gruppo, credo. Avevamo provato, eravamo pronti. Non c’è stato un vero e proprio soundcheck ma avevamo il nostro ingegnere del suono con noi (Pierre Girard), quindi eravamo tranquilli. Poi tutto è andato tutto veloce e mi sono reso conto che abbiamo fatto una delle nostre migliori performance in assoluto. L’ho detto a Steve Feigenbaum della Cuneiform Records e tutto ciò non è caduto nelle orecchie di un sordo. Qualche anno dopo, quando gli abbiamo proposto “Parade”, ci ha suggerito l’idea di un doppio CD con la registrazione del NEARfest e abbiamo accettato.
Nicolas: Il NEARfest 2002 è stato il primo festival importante al quale ho partecipato come membro dei Miriodor. Tutto quel week-end aveva per me qualcosa di un po’ irreale: non avevo mai visto tanti appassionati di questo tipo di musica riuniti in uno stesso luogo. La reazione al nostro concerto fu molto positiva: penso che è stata la prima volta che mi è stato richiesto l’autografo e non ho fatto altro che firmare per tutto il fine settimana!

Saprete sicuramente che quest'anno il NEARfest è stato cancellato. Che segnale è secondo voi per il nostro mondo musicale?

Pascal: Secondo le ultime notizie ci sarà un’ultima edizione nel 2012! Ciò che penso di tutto ciò, facendo io stesso parte del comitato organizzatore del Festival di Musica Progressiva di Montréal (FMPM), è che costa estremamente caro organizzare e che è estenuante per gli organizzatori. Ritengo anche che i festival vanno e vengono, che certuni spariscono mentre ne nascono altri in un’altra regione del globo. I festival sono necessari: da dieci anni i Miriodor hanno suonato essenzialmente in dei festival. I festival sono fragili ma c’è sempre come un rinnovamento, cosa che che testimonia l’interesse per questo genere di musica.

Sempre nello stesso Nearfest avete suonato con Lars Hollmer che per l'occasione ha anche composto il brano "Tarika". Ci puoi raccontare qualcosa di questa esperienza e se questa collaborazione ha portato qualcosa nella vostra musica?

Pascal: Abbiamo avuto il grande piacere e privilegio di suonare con Lars Hollmer e Michel Berckmans (Univers Zero) a Gouveia in Portogallo nell’Aprile del 2005. Fu un grande momento per noi. Lars Hollmer ha partecipato a due pezzi su “Parade” e ci ha fatto dono di un pezzo, “Talrika”, già scritto ma mai registrato. Abbiamo lavorato a distanza con lui, scambiandoci delle cassette e dei files. Rémi ed io avevamo già una grande ammirazione per Lars e questa non ha fatto altro che aumentare in seguito al magnifico lavoro che ha fatto con noi. Bisogna prendersi il tempo di ascoltare la fisarmonica (e la sua voce) sul brano “Bonsaï givré” per comprendere quale grande musicista fosse.
Nicolas: abbiamo chiesto a Lars una cosa molto difficile: gli abbiamo inviato dei pezzi già complessi ritmicamente e abbastanza densi sul piano della polifonia e lui avrebbe dovuto trovare le sue proprie linee da aggiungerci sopra. E’ arrivato a creare delle melodie che non solamente si integrano alla perfezione agli accompagnamenti, ma che danno addirittura l’impressione che gli accompagnamenti siano stati concepiti in maniera da sostenere i suoi temi, invece del contrario come è in realtà. Pochissimi musicisti sarebbero potuti riuscire in quest’impresa.

Ho trovato "Avanti" un album più melodico rispetto ai suoi predecessori. Si possono sentire sprazzi di sinfonico, cantebury e in particolare richiami ai grandi gruppi del Quebec come Maneige e Slochè. E' forse il preannuncio di un ritorno alle sonorità di "Rencontres"? State lavorando ad una nuova uscita?

Pascal: Non saprei dire se “Avanti!” sia più melodico dei precedenti album. Io non credo. Sì, lavoriamo su un prossimo disco e questo non somiglierà a “Rencontres”. Credo addirittura che sarà piuttosto differente dal nostro ultimo CD.
Nicolas: Neanche io direi che “Avanti!” sia più melodico dei suoi predecessori, ma è una delle cose interessanti degli album: non se ne ha la stessa impressione se si contribuisce alla sua scrittura e alla sua registrazione, forse a causa dell’assenza di distanza critica fra la musica e sé stessi. In effetti diverse linee di tastiere su “Avanti!” utilizzano dei suoni vintage (piano elettrico, organo, Clavinet, Mellotron ecc.) e questa è senza dubbio una delle ragioni per le quali è più facile stabilire l’associazione con i gruppi che hanno segnato la nostra adolescenza.

A proposito di “Avanti!”, potete spiegarci il perché di questo titolo in italiano?

Pascal: Nessuna ragione in particolare. Ho trovato questo titolo per uno dei pezzi del disco e alla fine è stato deciso di utilizzarlo come titolo dell’album.

“Avanti!” presenta una grande varietà di proposte musicali, è in sostanza molto eterogeneo, Nonostante questo c'è un grande filo comune rappresentato dall'estrema precisione dell'esecuzione, una meticolosità che si avverte persino nelle parti improvvisate, eppure non si avverte freddezza o distacco ma un gran coinvolgimento e calore musicale. Come ottenete questa combinazione?

Pascal: E’ il tratto caratteristico dei Miriodor e non si sa precisamente da dove provenga. Ci sono molti elementi musicali differenti e ciononostante si denota una certa unità. Quest’ultima deve essere in rapporto con le personalità dei membri del gruppo ma anche al fatto che si lavora molto per limare gli elementi che ci sembrano discordanti nel corso della selezione finale del materiale per il disco. E’ un processo a volte cosciente e a volte incosciente.
Nicolas: Per semplificare all’estremo si può dire che ci siano essenzialmente due fasi nell’elaborazione di una composizione dei Miriodor: in un primo tempo si prova a trovare dei riff, delle melodie o dei ritmi più interessanti possibile. Poi, quando abbiamo tutta questa materia grezza, come un insieme di pezzi staccati, si deve collettivamente trovare il modo più convincente di unire tutte queste idee, di progredire da una linea all’altra, da una metrica all’altra. In “Bolide débile”, per esempio, una delle principali difficoltà dal punto di vista della sezione ritmica fu di trovare come unire certe sezioni ove la durata delle note è uguale ad altre in cui queste hanno uno swing feel. I materiali eterogenei riflettono senza dubbio la grande diversità del mondo musicale in cui viviamo ma il loro assemblaggio rappresenta una sorta di gioco, di sfida che uno impone a sé stesso. L’idea spesso è quella di trovare 25 modi differenti di passare dal punto A al punto B, per poi discutere a lungo per decidere quale tenere di questi!

Rémi, abbiamo avuto il piacere di incontrarti al festival R.I.O. ad Albì, dove voi avevate già suonato nella passata edizione, cosa ti è piaciuto di questo evento? C’è qualche giovane gruppo che ti ha colpito particolarmente?

Rémi: Fin dall’annuncio di Roger Trigaux dell’esistenza di un festival dedicato al R.I.O. mi sono sentito interpellato come rappresentante dei Miriodor, ma anche come grande amante del genere. Mi sono dunque organizzato per assistervi e scoprire nuovi gruppi ma anche per avere la possibilità di ascoltare molti grandi nomi del movimento (Magma, Faust, Guapo ecc.). Mi sono anche sentito in dovere di inserire i Miriodor in questo festival, dato che sentivamo dentro di noi che i Miriodor erano destinati a suonarci prima o poi. Il carattere internazionale di questo avvenimento è particolarmente stimolante per noi. Quest’anno ho particolarmente apprezzato i polacchi Gargantua e il magnifico duo Vialka.

Vi riconoscete nell'etichetta RIO? Cosa significa, oggigiorno, essere "In Opposition"?

Pascal:Ci riconosciamo in questa etichetta su un punto ben preciso ossia sul fatto che noi facciamo una musica senza alcun compromesso. Per il resto non siamo più alla stessa epoca dei gruppi fondatori del movimento Rock In Opposition e non abbiamo le stesse rivendicazioni.
Nicolas: Ci si può opporre a ogni genere di cosa: il conformismo, i preconcetti, la prevedibilità, l’insulsaggine, la morte dell’immaginazione. Nei suoi migliori momenti credo che la musica dei Miriodor si opponga a tutto ciò.



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