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SARASTRO BLAKE (PAOLO PIGNI) Valentino Butti
 

Paolo Pigni, dopo esperienze con la Celtic Harp Orchestra e con i Mogador, esordisce col nuovo monicker Sarastro Blake per un album solista "sui generis"... Tra poesie di Blake, testi di Shakespeare, musica celtica e progressive un artista poliedrico che ci racconta la sua concezione di musica... e non solo...


Ciao Paolo e ben trovato sulle pagine di Arlequins....

Ciao e grazie ad Arlequins per avermi ospitato, è un onore ed un piacere ! Una rivista così illustre e storica! Dovreste aver addirittura recensito un mio lavoro su audio cassetta vent'anni fa circa!

E' da qualche mese uscito “New progmantics” il tuo primo lavoro a nome Sarastro Blake. Te l'avranno già chiesto in molti, ma mi accodo volentieri: come mai questo nome che si rifà a “Il flauto magico” di Mozart e al poeta visionario (nonché pittore) inglese William Blake?

Quando ho avviato questa nuova avventura musicale (nell’autunno del 2011) non pensavo ne ad un progetto ne ad un disco strettamente “solistici” anche perché in effetti non lo erano di fatto ne nei piani ne nella successiva realizzazione; mi veniva in mente una formazione tipo l’Alan Parsons Project sia perché eravamo io e Luca Briccola gli “attori” principali del progetto (come Alan Parsons ed Eric Woolfson, ovviamente li cito a titolo di mero esempio, non si offendano i fans) sia perché il “gruppo in studio” si è avvalso di membri dei Trewa (come i membri dei Pilot nell’APP); tuttavia, Paolo Pigni Project suonava un po’ ridicolo e quindi Luca mi ha suggerito di trovare un nome che magari anche rispecchiasse un po’ il progetto ; ho scartato l’ipotesi di trovare strettamente un nome d’arte, anche in coerenza con quanto scritto sopra rispetto alla natura non strettamente solista del disco, pensavo ad una sigla/nome che suonasse appunto più come un “marchio” tipo Jethro Tull, Van Halen, Led Zeppelin, che fosse facile da pronunciare e non storpiabile e piuttosto riconoscibile; essendo anche appassionato di esoterismo, mi è venuto in mente il Flauto Magico di Mozart che è un’opera massonica e Sarastro potrebbe essere definito, per semplicità, il mago bianco della trama, oltre al chiaro riferimento a Zoroastro della “religione” Mazdaica; Blake da William Blake ovviamente, di cui sono un ammiratore tanto da avere messo un suo dipinto sulla copertina del mio libercolo di poesie pubblicato tre anni fa; i due “nomi” suonavano anche bene insieme, cii sono tanti riferimenti al mio mondo musicale e non e, inoltre, il marchio riflette anche la proposta letteraria musicale del disco… dulcis in fundo è piaciuto anche a Luca, per cui così è stato battezzato il progetto grosso modo.

Una delle caratteristiche del nuovo lavoro è l'attingere, per le liriche, da vari autori come Shakespeare, Lord Byron, Robert Burns ed altri ancora. Come mai questa scelta, che si può accomunare ad altre band della scuderia Mentalchemy quasi come un marchio di fabbrica...?

La risposta è semplice; a parte la passione per il romanticismo sia a livello pittorico che poetico che accomuna me e Luca, si era deciso che il terzo disco dei Mogador sarebbe stato un “concept” basato su poesie e quadri del predetto periodo e, pertanto, molti dei pezzi del disco di SB erano il mio contributo compositivo sui quali si stava lavorando, prima della rottura con i Mogador.

Torniamo a “New progmantics”. Anche il titolo necessita di una breve spiegazione...l'incontro tra il progressive (anche se a volte sui generis) ed il “romanticismo” delle liriche...

Il titolo sicuramente è una crasi tra prog e romanticismo ma c’è molta ironia che ahimè non molti hanno colto, anche se nelle liner notes del CD in parte è stato spiegato; inizialmente mi è venuto in mente il termine new romantics che alcuni ricorderanno come il movimento musicale anni 80 (Duran Duran, Spandau Ballet ecc.) a cui persino gli Yes dovettero “adeguarsi”…chi non si ricorda del video di “It can happen” in cui i nostri eroi apparivano con tanto di meches bionde e rimmel! ...bene, ovviamente SB NON è niente di tutto questo, al contrario non intende “apparire” ma “essere” …poi anche il termine “new” è decisamente ironico: io ho mezzo secolo e faccio musica da quando avevo 12 anni, l'ascolto da quando ero nella pancia di mamma... questo disco è decisamente nostalgico nella forma e nella sostanza… insomma ho giocato un po’ a vari livelli di interpretazione… un po’ alla Peter Gabriel di “Selling England by the Pound” forse!

L'album che spazia dal sinfonico, al folk, dal pop di classe, al rock è comunque piuttosto omogeneo, quasi un concept album... ”romantico”...

Si, c’è un filo conduttore più o meno palese come hai giustamente osservato, in più alla fine mi sono reso conto che liricamente è un album che tratta dell’Amore nelle sue varie sfaccettature, Amore inteso come ideale alto e trasversale nonché metafisico (per l’arte, per la natura, per il Divino ed anche certamente per un essere umano), una tematica decisamente affine al romanticismo anche se Shakespeare si colloca temporalmente fuori, ma chiunque si celi dietro questo pseudonimo era certamente un genio al di fuori del tempo e dello spazio.

Leggendo le note relative ai musicisti coinvolti non si può non notare il “parterre des rois” che hai saputo coinvolgere... Rick Wakeman (fino a qualche tempo fa piuttosto legato a Como...), Nick Magnus, Billy Sherwood, Amanda Lehman, Richard Sinclair... solo per citarne qualcuno... grandi nomi e, mi pare, interventi “convinti” non certo svogliati... Come sei giunto alla convinzione di “cercare” proprio quei nomi ed “abbinarli” ad una certa canzone...?

Hai detto bene, grazie; sì, l’idea era proprio di coinvolgere appieno questi illustri ospiti; semplicemente, ho pensato prima alla musica e poi al musicista più “adatto”, che potesse appunto sentirsi coinvolto ed ovviamente a quei musicisti ai quali mi sento a mia volta affine e con i quali comunque esisteva anche una conoscenza diretta o attraverso la rete; ad esempio citando “Lady of Shalott” giustamente molto Genesisiana ho pensato a Nick perché ho sempre apprezzato il suo stile sui primi meravigliosi dischi di Steve Hackett… e poi pensa, nel lontano 1979 o 1980 il mio primo concerto in assoluto fu proprio Hackett al Palazzetto del basket di Cantù ed all’epoca Nick era nella Touring band di Steve… come dire, la chiusura del cerchio; ovviamente, senza false modestie, c’è stato anche l’entusiasmo degli ospiti… quando ho contatto Nick all’inizio era giustamente cauto, poi quando ha ascoltato il pezzo si è offerto lui di suonare tutte le parti di tastiera a conferma della bontà del brano.

Ogni brano necessiterebbe di qualche nota esplicativa. Non disponendo dello spazio sufficiente, vorrei quantomeno soffermarmi su quelli che mi hanno più colpito. “The Lady of Shalott” che “profuma” di Genesis (i primi...), “Remember” con l'ottima interpretazione di Richard Sinclair e “Flaming June” che si rifà alla foto di copertina. Ce ne vuoi brevemente parlare?

”The Lady of Shalott”, dal punto di vista lirico, come spiego nella sezione “making of the album” sul sito ufficiale di SB, è in parte ispirato dal quadro di J. W. Waterhouse e dalle liriche di Lord Tennyson e una mia interpretazione del mito Arturiano su questa figura archetipa; inoltre c’è una sezione come dire narrativa che inserisce un personaggio fittizio che osserva il dipinto alla Tate Gallery e in modo surreale il mito si incrocia con la realtà, un po’ alla Musical Box in effetti; del resto adoro scrivere per metafore stratificate e con elementi di esoterismo. Dal punto di vista musicale, la musica è suddivisa un po’ secondo questi schemi lirici; la lunga coda strumentale, che si chiamava all’origine “The Lady’s Lament”, vede la melodia del violino come l’inizio del dramma che si sta consumando mentre la barca trascina la Lady verso Camelot e verso la certa morte.
”Remember” è un pezzo “leggero” intenzionalmente musicalmente, senza grosse pretese; quando penso a un disco che voglio fare e ai dischi che a me piacevano da ragazzo tipo appunto “Selling England by The Pound”, piuttosto che a “Trilogy” o a “Fragile”, penso sempre che accanto ai brani intensi e complessi c’era sempre qualche episodio un po’ leggiadro, radio friendly; liricamente inoltre mi interessava avere almeno una poesia scritta da un punto di vista femminile ed inoltre ovviamente C.G. Rossetti rientra nel genere. Non so perché ma mi suonava un po’ Canterburiano nel sound per cui ho pensato a Richard Sinclair come voce solista, con il quale ero in contatto via email da qualche anno. Anche in questo caso, l’ospite ha superato le mie aspettative/richieste… il basso inizialmente l’avevo inciso io, ma poi Richard si è offerto di suonarlo lui per cui ubi maior… scherzi a parte, è stato un onore anche perché ha mantenuto alcune delle mie linee di basso!

Nell'album sono presenti anche tuoi collaboratori “storici”, in primis Luca Briccola. Vuoi parlarci un po' di questo rapporto artistico che a volte (vedi la tua fuoriuscita dai Mogador) pare un po' “contrastato”...?

A mio avviso i prodotti migliori nascono da un certo “contrasto”; ovviamente non deve essere una contrapposizione e ci deve essere al contempo una certa affinità; secondo me il rapporto artistico tra me e Luca è di questo tipo e funziona ed ha funzionato anche in passato; gli screzi, le discussioni ci sono sempre anche nelle migliori famiglie come si suol dire e appunto ribadisco, se c’è la “sostanza” si superano e si va avanti più forti e più coesi di prima; in campo musicale la storia e densa di situazioni simili. Per quanto mi concerne non ho mai voluto fuoriuscire dai Mogador benché ci fossero inevitabilmente tensioni creative ma giustamente pensavo si potessero e dovessero superare, nulla di insormontabile secondo me; invece mi sono ritrovato improvvisamente escluso dal gruppo anche se poi poco dopo è nato SB e credo che anche Luca abbia capito che era giusto proseguire il nostro rapporto artistico sebbene con un altro "veicolo"; pazienza, non tutti i "mali" vengono per nuocere ed è tempo di trarre i primi bilanci del progetto SB che sono positivi per cui se questo era ciò che "doveva" accadere, pace, meglio così.

Vorrai, immagino, dare un seguito a “New progmantics”... Hai già qualche pezzo pronto oppure è ancora troppo “fresco” l'album e magari vuoi programmare qualche data dal vivo (punto sempre molto delicato visto la carenza di locali disposti a rischiare con il prog...)?

Beh sicuramente è prematuro anche perché siamo ancora nel pieno della promozione di questo nuovo progetto; di pezzi pronti "nel cassetto" ne ho accumulati tanti ma in genere preferisco sempre scrivere ex novo anche se magari si può ripescare un riff, una melodia o parte di un pezzo già scritto in precedenza, ma l'idea e l'entusiasmo di creare nuove musiche e/o testi è sempre molto più auspicabile e vincente. Per quanto riguarda il suonare dal vivo mi piacerebbe, ma per prima cosa non essendo un musicista a tempo pieno e con famiglia e difficile conciliare gli impegni e suonare in maniera "raffazzonata" non mi va, tanto meno per fare qualche concerto sporadico; nei miei sogni ci sarebbe un bel gruppo di grandi professionisti e qualche tour per il mondo, pertanto premesso quanto sopra, cerco di essere realista e penso che un nuovo album sia magari più realistico, vedremo. Gli ultimi cinque o sei anni della mia vita sono stati molto, troppo intensi sotto tutti i punti di vista: un divorzio, un nuovo matrimonio, un figlio la morte di mio padre e... 4 dischi :-)... ora è tempo di fare un po' il punto della situazione, di sistemare un po' di cose a livello pratico, una volta fatto a mente sgombra e con un po' di tempo libero in più potrò pensare ad un nuovo disco, sperando che esistano ancora supporti per la musica che oramai si sta digitalizzando inesorabilmente. In ogni caso, ho sempre suonato per amore della musica, perdendoci sempre finanziariamente ma ottenendo egregi risultati artistici e alla fine della equazione sono contento sia così visti anche i tempi drammatici in cui stiamo vivendo, fare musica per "divertirsi" in senso alto e' una fortuna e se potrò ancora farlo con questa filosofia lo farò certamente, in libertà.

Parlaci delle tue esperienze con la Celtic Harp Orchestra e con i Mogador. Se con i secondi siamo un po' aggiornati (del tuo allontanamento... definivo?), non abbiamo notizie recenti su quell'ensemble particolare con l'arpa protagonista....

Con la CHO è stata una esperienza bella e positiva su tanti fronti , artistico e umano; ho imparato tante cose grazie a Fabius Constable e colleghi, ho fatto tantissimi concerti migliorando la mia capacità di stare sul palco e di suonare il basso. Ho perso un po’ i contatti per le ragioni suesposte, ma credo che stiano proseguendo con immutato successo ed entusiasmo, suppongo siano tornati su terreni artistici più tradizionali per loro dopo l esperienza di un inserto rock rappresentato dal sottoscritto , Mirko Soncini e Luca Briccola.
Sui Mogador dovresti rivolgere a loro la domanda visto che l'allontanamento è opera loro, mai dire mai nella vita ma non vedo prospettive a breve anche se siamo in ottimi rapporti seppur tuttavia mi sarei aspettato reciprocamente un invito almeno come guest sul loro disco ma davvero, fa nulla, ribadisco l'importante e' aver mantenuto aperto un canale operativo di collaborazione che è proseguito direi degnamente con SB; certo, ritengo che un disco che veda coinvolti a livello compositivo il sottoscritto e Briccola resti un dato di fatto interessante, vedasi “All I am is of my own MaKing”, ma potrebbe essere anche una prospettiva a cui guardare anche per SB, vedremo, l'importante è' essere felici e pieni di entusiasmo nonché sereni, nella vita come nella musica.

Conosci la scena progressive attuale soprattutto quella italiana...? Che ne pensi? Mi pare ci siano parecchie band interessanti oltre ai soliti nomi storici...

Conosco discretamente per la verità quella storica perché ho sempre prediletto quella Britannica in particolare; poi devo dire che non sono mai stato un affiliato fanatico del prog ascoltando musica di altri "generi"; anzi per me il fatto interessante ed unico del c.d. prog e stato quello di spaziare tra le più svariate influenze musicali e tanti dischi storici dimostrano ciò; inoltre in questo periodo ho veramente poco tempo per cui chiedo scusa sul mio mancato aggiornamento.....non c'entra con la scena italiana comunque tra i miei ultimi acquisti /scoperte ( a parte le ennesime re-issues dei miti del prog, tipo Jethro Tull... ma non erano folk rock? :-) c'è Jonathan Wilson che è sicuramente retrò ma fa dischi interessanti e... se Crosby e Nash o Roy Harper hanno partecipato al disco significherà qualcosa di buono e valido? Mi piacciono in particolare il suo incedere lento e di atmosfere un po' alla Pink Floyd... in questo mondo vertiginoso e schizzato che bello ascoltare gente che suona a velocità... umana? :-) e rilassata nonché profonda, con spessore... oggi tutto è piacevole carino ma raramente ti tocca le corde intime e soprattutto rimane, tutto corre alla velocità di Facebook e non scorre come il fiume di Hermann Hesse ripreso in “Close to the Edge” o come il battito di cuore o di orologio in the “Dark Side of the Moon” ...vuoi un riferimento Italiano a cui mi sento vicino oggi? L'ultimo disco di Roberto Vecchioni, "io non appartengo più"!

Sappiamo del tuo amore per gli Yes. Che ne dici del nuovo corso dapprima con Benoit David e poi con Jon Davison al posto di Anderson?

La mia famosa spilletta degli Yes... che posso dire, non dovrei dire nulla perché solo loro hanno il diritto di dire come stanno le cose a parte tutte le solite dicerie ecc.
Dal mio punto di vista strettamente musicale penso che sia un po' utopico visti i tempi che musicisti che sono sulla scena da 45 anni possano regalarci ancora capolavori alla “Close to the Edge”, inoltre la formazione senza Jon Anderson e in secondo ordine Rick Wakeman non ha senso artisticamente, detto questo il "povero" Jon Anderson credo non goda di una salute così forte che gli consenta di fare 120 date all’anno ma dall’altra parte il buon Squire & co. si può capire come abbiano ancora voglia ed il diritto di suonare e fare lunghi tour finché l'orologio biologico chiamerà anche loro a patti con il passare inesorabile del tempo ...tempus fugit :-) ...David e Davison sono due bravi e onesti "sostituti" e prima ancora dei fan degli Yes che fanno bene il loro lavoro... speriamo che gli Yes vengano inducted in the hall of fame, forse ci sarà l'occasione per rivederli e risentirli tutti insieme un ultima volta; comunque the dream is over, consoliamoci con gli ottimi remixes di Steve Wilson! Da fan comprerò il nuovo disco come ho preso “Fly from Here”, sono sicuro che ci saranno degli spunti interessanti, certo a me se fossero rimasti sui livelli di certe cose di “The Ladder” o “Magnification” ove si percepisce ancora una certa "magia" data dalla interazione irripetibile tra i membri storici, sarebbe andato bene, pazienza, il catalogo storico degli Yes e comunque tra i più ricchi e belli dei gruppi dell’epoca.

Grazie Paolo per la disponibilità che ci hai dimostrato. Se vuoi aggiungere qualcosa a cui non abbiamo accennato...

Grazie a voi ancora per l'iniziativa e per avermi ospitato e scusatemi se le risposte sono state più da Tales from Topographic Oceans che da Fragile :-) ...tagliate, tagliate pure! :-)



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