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PANDORA Valentino Butti
 


























Con il recente album “Ten years like a magic dream” i Pandora tagliano il traguardo dei 10 anni di attività, conditi da 4 (compreso quest’ultimo) album di buon valore. Abbiamo incontrato Claudio Colombo, da sempre colui che tira le fila del gruppo, per farci raccontare questi 10 anni… e non solo…


“10 anni come un magico sogno” è l’album che chiude la prima fase del progetto Pandora. Ci volete ricordare i momenti belli e meno belli di questi due lustri di musica insieme?

Più che una chiusura, come hai detto tu è un traguardo, un disco che vuole festeggiare e ricordare. In 10 anni abbiamo affrontato situazioni davvero difficili ed altre impegnative, e i momenti magici hanno sempre brillato nascondendo il marcio che le situazioni nascoste dietro la musica offrono a volte gratuitamente. Fare musica non è più solo trovarsi in sala e provare per noi comuni mortali, fare musica vuol dire avere quasi una laurea in economia, in ingegneria acustica, in legge e comunicazione, perché dietro ogni angolo abbiamo imparato che ci sono continui problemi, gente che vuole fregarti o che vuole approfittarsi di te, e in 10 anni riesci a crearti un piccolo scudo di conoscenza per affrontare questo mare impetuoso di feccia, e, anche se a volte non basta, la ricompensa finale vale la pena. Lottare per riuscire a condividere le proprie emozioni con dei fans fantastici che ti fanno sentire la loro presenza giornalmente è qualcosa di incredibile.
In 10 anni la cosa che ci teniamo a ricordare di più è la vicinanza delle nostre famiglie che ci hanno sempre sostenuto e dato il coraggio per continuare. Ricordiamo come il rapporto tra noi del gruppo sia evoluto in qualcosa di forte che supera le discussioni e l'egoismo che a volte prevale con l'affanno del creare. Durante la traversata abbiamo abbandonato diverse zavorre e raccolto grandi emozioni. Ripeto, ne è valsa la pena...!

Parlateci brevemente dei vostri primi tre album e come sono cambiati, se sono cambiati, i vostri processi compositivi…

Come detto prima, il tempo e le situazioni quasi ti obbligano a cambiare e ad evolverti. Siamo molto fortunati che questo ci abbia portato positivamente ad una crescita, una crescita dal punto di vista compositivo e sonoro. Abbiamo imparato ad arrotondare i nostri spigoli creando qualcosa di nuovo, abbiamo reso ancora più sinfoniche le nostre melodie avvalendoci completamente della nostra creatività ed esperienza.
Quando ci troviamo a suonare e comporre tutto esce naturale e le idee non mancano. Aver la possibilità di una visione a 360 gradi dovuta al mio polistrumentismo, all'esperienza di mio padre, al cuore di Corrado e alla dolcezza di mia moglie Emoni, è un gran vantaggio che ci permette di guardare oltre il semplice sedersi e comporre. Quando ci sediamo oggi riusciamo a capire già la direzione, anche se il percorso è un mistero che si svela nota dopo nota.
L'evoluzione della nostra musica è molto chiara ed è Sincera. Un ascoltatore può benissimo sentire questo nei nostri dischi. Sentirà che ogni disco è diverso perché composto in momenti diversi ma con gli stessi elementi che ci contraddistinguono, può sentire che non è la ricerca della notorietà o del banale che ci guida, ma pura e semplice voglia di creare che negli anni si rivela più chiara da esprimere.
Occupandomi io personalmente ora della produzione artistica, delle riprese audio, del mixaggio e del mastering, sappiamo in anticipo come ottenere determinate atmosfere e suoni senza dover passare per terzi, ma come detto prima, il viaggio per raggiungere questo è un piacevole mistero…

In “Ten years like a magic dream” scegliete per la prima volta di esprimervi in inglese e, altra novità, Emoni Viruet è entrata a pieno titolo nel progetto nel ruolo di lead-vocals…

Dobbiamo molto al pubblico estero, senza nulla togliere a quello italiano, e abbiamo voluto percorrere quella strada che negli anni 70 venne attraversata da gruppi come Banco e PFM, ricantando determinati brani in lingua inglese. Occasione presa al volo per ri-arrangiarli e ri-registrarli da zero..!
Il risultato è stato incredibile e siamo davvero felici di questo. Lavorare insieme ad Emoni ri-elaborando i testi e adattandoli alla lingua inglese è stato un lavoro impegnativo, ma una volta concluso dà le sue soddisfazioni..! Molto probabilmente è qualcosa che non ci dispiacerà affrontare di nuovo durante la composizione del nuovo disco, sempre se decideremo di prendere questa direzione..!!
Emoni è grandiosa, piena di talento e voglia di fare. Si è sempre divisa in 100 per aiutarci con l'estero, per donare la sua arte ai nostri dischi e la sua angelica voce alle nostre composizioni. Ha sempre fatto parte dei Pandora in qualche modo fin da “Sempre e Ovunque Oltre il Sogno”, ma era ora che lo divenisse ufficialmente. Non riesco ad immaginare la nostra musica senza il suo apporto visivo, morale e sonoro..!!

Nell’album sono presenti degli omaggi a gruppi storici del progressive internazionale. Come avete scelto i brani da inserire e i motivi che li hanno fatti preferire ad altri magari più conosciuti delle stesse band?

La scelta di fare dei tributi è nata dalla nostra voglia di onorare il Prog che ci è sempre di ispirazione. Il nostro intento era di riuscire a creare in questa festa per i nostri 10 anni un giusto omaggio tutto in chiave Pandora.
Dopo la scomparsa di figure molto importanti nel panorama musicale era il minimo che potessimo fare dopo quello che queste persone ci hanno dato.
Andando nel dettaglio...
Scegliere “Canto di Primavera” tra tutta la discografia del Banco è stato decisamente semplice, perché è un brano che ci lega in modo speciale a loro e alla loro musica. Nel 1999 il Banco tenne un concerto presso il nostro paese a Racconigi (CN), una settimana dopo io e mio padre avremmo eseguito il nostro primo concerto dal vivo durante un'altra manifestazione a poche centinaia di metri da lì, e durante lo stesso concerto del Banco, Francesco ci dedicò “Canto…” presentando il nostro esordio della settimana successiva e prendendo l'occasione per esprimere una toccante riflessione sui padri e i figli e il passaggio di stagioni... Presentazione che è possibile sentire proprio tra “Lamenti d'Inverno”, inedito del disco creato appositamente per introdurre il brano del Banco, e “Canto di Primavera”.
“Second Home by the Sea” ci riporta sempre ai primi tempi in cui incominciammo a suonare, oltre ai nostri brani ci divertivamo a fare tributi ai Genesis, soprattutto degli ultimi lavori. Il brano ha un gran tiro ed è uno dei nostri preferiti dell'era post Gabriel, una composizione che ci ha dato anche la possibilità di lavorare ad un piccolo medley interno che ripercorresse quel periodo. In fin dei conti abbiamo già omaggiato l'era Gabrielliana con “Turin”, e raccontare anche dell'epoca successiva dal nostro punto di vista ci è sembrata una bella idea che ci ha riportato alla mente bei ricordi e belle sensazioni.
I Marillion sono una pietra importante del panorama prog moderno, hanno una loro via e un loro stile inconfondibile. Tra tutti i loro brani “Man…” è uno di quelli a cui siamo più legati e che più ci ha emozionato, soprattutto nel finale.
Fortunatamente Emoni ha la capacità di adattare la sua voce ad ogni contesto, e questo ci ha permesso di rielaborarlo e dargli una nostra interpretazione in diversi punti. Il finale di questo brano è qualcosa di incredibile ed emozionante e abbiamo cercato di trasmettere la sensazione che si sente da fans dei Marillion, proprio come se cantassimo sopra la loro musica ad un loro concerto, ed è quello che abbiamo fatto, coinvolgendo tra le fila della "folla" anche mia madre Irma che ci ha sempre sostenuto.
Per quanto riguarda ”Ritual” invece c'è da dire che in principio non era incluso nella scaletta, avevamo inserito un brano decisamente diverso: “Seventh Son of a Seventh Son” degli Iron Maiden.
Le parti di chitarra di quest'ultimo e gli arrangiamenti orchestrali erano pronti, ma poi improvvisamente arrivò la batosta della scomparsa di Chris Squire...
Fu così che “Seventh…” venne sostituito dall’idea di fare un giusto tributo ad uno dei personaggi più importanti del nostro panorama musicale.
La discografia degli Yes, ed in particolare di Squire, è molto grande e varia, dov'è difficile focalizzarsi in un unico brano. Cercando cercando stringemmo il campo a tre: “Ritual”, “Heart of the Sunrise” e “The Fish”. Dopo diverse riflessioni scegliemmo “Ritual Part II” perché secondo noi questo è il brano più rappresentativo della vita di Squire e degli Yes, che disegna sonoramente uno dei momenti più alti del prog.
Arriviamo a “Lucky Man”, nota molto dolente... Sono molto legato alla musica di Keith, come anche alle note di Greg e i ritmi di Carl, e lo stesso vale per gli altri... “Lucky Man” non è esattamente il brano più rappresentativo degli EL&P; Emerson diceva spesso questo, ma in fin dei conti quello è stato l'esordio di quel tocco di sintetizzatore, di quel suono, nato da un esperimento fatto sulla base di Lake e Palmer... è veramente magico sentire come quella che doveva essere solo una prova è divenuta un simbolo che ha portato a molto altro...
Suonare l'assolo di Emerson per me è stato emozionante, gli altri mi hanno lasciato questo privilegio e ho cercato di esprimere meglio che potevo durante l'improvvisazione quello che sentivo. Durante le registrazioni direi che tutto è andato per il meglio, ma nel frattempo è successo quello che è successo, e purtroppo dopo qualche giorno dall'uscita del singolo di “Lucky Man” ecco che ci lascia anche Lake.. Non ci sono parole purtroppo che descrivano tale tristezza. E' un tributo fatto con il cuore e spero che questo sentimento di rispetto e gratitudine verso gli EL&P raggiunga chi lo ascolta.

Il vostro ultimo album vede la presenza di ospiti illustri: Dino Fiore, David Jackson, Vittorio Nocenzi… come sono nate queste importanti collaborazioni…?

Dino Fiore è un nostro caro amico ed è sempre un piacere collaborare con lui e coinvolgerlo nei nostri progetti. Il suo modo di vedere la musica e la vita in generale è così spensierato che porta sempre una ventata di aria fresca durante la lavorazione di un disco. Capisce subito cosa vogliamo e sa subito come muoversi.
David Jackson pensiamo sia una grandissima persona con cui ogni volta lavorare è divertente e gratificante. Anche lui ha un entusiasmo coinvolgente e il suo modo di suonare è qualcosa che una volta toccato non riesci più a separartene! Conosce le nostre idee e su quello che gli proponiamo riesce sempre ad incastrarsi al meglio e a stupirci ogni volta.
il Maestro Vittorio Nocenzi... Non riesco a spiegare in poche parole quanto sia stato incredibile lavorare con lui. La sua disponibilità e modestia dovrebbe essere d'insegnamento ad ogni musicista che si rispetti. Una personalità immensa, decisa e diretta. Coinvolgerlo è stato molto importante perché era parte fondamentale di quel ricordo ormai indelebile del 1999. Sentirlo lavorare in diretta registrando ogni sua nota e mixare il suo solo insieme ai fiati di Jackson è qualcosa che non dimenticheremo mai.

E ora un album di “veri” inediti, immagino…

Sai Valentino, Musica è un mondo strano. Dove sì puoi farti guidare dalle emozioni ed esprimerla anche con poco, ma è un mondo accerchiato da persone che rendono difficile costruire un qualcosa di importante, che con le unghie e con i denti cerchi di difendere. Purtroppo, tra tutte le cose, in particolare mi riferisco al mondo virtuale dello streaming e dei download che sta levando a band che si autoproducono come noi risorse determinanti per fare musica.
Attenzione, qui non stiamo parlando dei Metallica, macchina da soldi miliardaria ed immortale che ormai si è posizionata nella storia della musica metal che fa causa a Napster perché gli scaricano i dischi, qui stiamo parlando di gruppi che lavorano e si autoproducono, che si pagano l'ufficio stampa e che devono giornalmente affrontare personalmente battaglie contro diverse situazioni che la società culturale di oggi ha da offrire.
Purtroppo quella dello streaming e del download gratuito è una battaglia persa in partenza ed incontrollabile. Ci abbiamo provato, ma questa rende davvero difficile il far finanziare un disco con le proprie forze. Sì, è vero che c'è dietro una casa discografica che distribuisce e che stampa il CD dandoti un aiuto dove può, ma la casa discografica indipendente non paga sempre lo studio, le bollette, non paga le ferie prese dal posto di lavoro, o la benzina, il tempo dedicato a coordinare tutto, le ore a mixare e masterizzare, le ore di ripresa e un ufficio stampa competente. Però tutto questo ovviamente si fa per amore della musica, per la passione che essa ti imprime, e chi si autoproduce sa di cosa parlo.
Vivere di musica è davvero difficile e a volte di fa porre delle domande che scacci via perché non puoi fare a meno di esprimere quello che senti quando impugni il tuo strumento, perché senti il calore dei fans che si fanno sentire giornalmente, perché sai che in un modo o nell'altro ormai la tua musica, grazie alla creatività e all'inventiva, puoi esprimerla!
Quindi, per risponderti, sì, gli inediti ci sono! E abbiamo già pronto un po' di materiale per il prossimo disco, e faremo di tutto per partorirlo! Ormai ci siamo abituati...!! Ma è importante anche il supporto dei fans per sostenere la musica autoprodotta.

Da qualche tempo vi siete esposti anche nel “sociale”. E‘ recente la pubblicazione, solo in digitale, al prezzo simbolico di 2.99 euro, di un vostro EP (“Sprouts of Life”), il cui ricavato sarà destinato all’acquisto di un ecografo mammario per l’ospedale di Alba. Ce ne volete parlare?

Uscire con un disco che racchiude dei tributi a persone che sono mancate non significa solo goderselo una volta uscito, è una responsabilità. Dal momento che presenti la musica di qualcun'altro in qualche modo, volente o nolente, lo cerchi di rappresentare al meglio che puoi. La morte di Lake è stata la goccia, e nel nostro piccolo dovevamo fare qualcosa, non potevamo pubblicare un album di tributi a persone mancate senza un impegno concreto nel sociale per cercare di sconfiggere in parte almeno una delle cause di questi decessi inaspettati... Abbiamo uno spazio nella musica con un significato chiaro ormai, sincerità musicale e creatività, e un seguito di persone che ci vuole bene, e grazie ad esse e al nostro nome stiamo cercando di sfruttare l'uscita del disco in favore di questo impegno.
L'EP contiene diversi brani dei nostri dischi precedenti e 12 minuti di bootleg che racchiude le nostre registrazioni durante le prove e le fasi di composizione. E' un piccolo gesto che spero possa fare molto...

Veniamo ora ai concerti. Dall’ultima intervista, sempre per Arlequins, di una decina di anni fa, vi “lamentavate” della difficoltà di organizzare dei “live”…

Uno schifo.
Ho a che fare con musicisti tutti i giorni e diversi gruppi che hanno registrato nel mio studio e molti miei alunni lamentano del solito discorso, i live. Ripeto, è uno schifo.
E' uno schifo vedere questi ragazzi che vengono pagati a birre e panini e che vengono obbligati a svendersi. E questa cosa si riflette anche su gruppi come il nostro.
L'organizzazione dei concerti in Italia è ridicola, burocraticamente, fiscalmente e fisicamente. Purtroppo cosa ti puoi aspettare da una classe politica che schiaccia la cultura e l'arte facendola cadere nel ridicolo e nell'inutile invece di spremersi il portafoglio...
Non vorrei fare un discorso politico, ma purtroppo questa è la realtà. La cultura è a pezzi e le risorse sono poche, questo permette a molti di approfittarsene e di vivere sulle spalle di chi magari si fa 200 km su una Uno stracarica di strumenti. Molti non capiscono che non siamo delle radio, e che ci sono delle spese dietro a questo... Ma che ti posso dire Valentino? E' una guerra tra poveri, quello che volevano. Il locale vuole il gruppo che suona gratis perché in fondo deve stringersi dentro le norme della SIAE e le tasse per diffondere musica, e il gruppo vuole che gli venga pagato almeno il "servizio" e questo non sempre avviene. E su questo "conflitto" purtroppo c'è chi ci mangia e c'è chi invece può pagare e non lo fa. E' un discorso complicato di cui ogni musicista sicuramente ha un'opinione propria, ma siamo tutti d'accordo che i problemi che esponevano alle telecamere dalla Rai gli Area negli anni 70 non sono cambiati.

Grazie per la piacevole conversazione e a presto per la presentazione del nuovo lavoro…

Grazie a te Valentino!



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