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PENTWATER Riccardo Maranghi
 

I PENTWATER sono uno dei gruppi storici della scena prog minore statunitense. Il loro nome deriva da un fiume del Michigan, e nella loro storia hanno collezionato un gran numero di concerti ed un unico disco omonimo, stampato nel 1978. Sul numero 8 ebbi l'occasione di recensire ed apprezzare il loro "Out of the abyss", raccolta di incisioni inedite risalenti agli anni 70. Dal momento che la vecchia scena prog statunitense (sto parlando del "puro" prog, e non delle miscele pomp-prog di alcuni noti gruppi) è da sempre avvolta nel mistero, ho cercato di far un po' di luce su essa attraverso questa chiacchierata con Mike Konopka e Ron Lesaar, membri (tuttora) del gruppo in questione.

La prima domanda è scontata: il gruppo è ancora in attività?

MIKE: Sì. Attualmente stiamo lavorando ad un remake di un brano dei NICE del 1967, "The Cry of Eugene", contenuto nel loro album "Thought of Emerlist-Davejack". La versione dei PENTWATER avrà Tom Orsi alla voce e alle percussioni, Phil Goldman alla chitarra acustica, Ron Lesaar al basso, Ron Fox alla lead-guitar, Ken Kappel al piano e all'organo ed io curerò le chitarre addizionali e la parte tecnica (in pratica si tratta della vecchia formazione al completo... NdR).

E la musica che state componendo attualmente? Ha le stesse caratteristiche di quella da voi proposta negli anni '70, o state esplorando altre strade?

M: La musica dei PENTWATER è sempre stata un riflesso di quello che stava accadendo nella società, nella musica e nelle nostre vite, anche se ci sentiamo comunque sempre legati alle nostre radici musicali. Questo perché il progressive è un genere meno restrittivo è offre molta più libertà di tutte le attuali forme musicali.

So che avete una grande quantità di materiale registrato durante gli anni '70. State pensando di produrre un nuovo CD contenente altri inediti?

M: Ci piacerebbe dare un successore ad "Out of the Abyss", se ci fosse sufficiente interesse da parte del pubblico progressivo. A questo proposito preghiamo chiunque abbia apprezzato la nostra musica di contattare la gente della Syn-Phonic e dir loro ciò. Abbiamo davvero una grande quantità di inediti degli anni 70. Il gruppo acquistò il primo registratore a 8 piste nel 1975, e questo ci ha permesso di incidere adeguatamente molte delle nostre composizioni. Tom Orsi e io abbiamo passato gli ultimi 10 anni lavorando come tecnici musicali in Chicago e Los Angeles, così le nuove uscite dei PENTWATER scaturirebbero dalle vecchie registrazioni completate da sforzi più recenti.

Parliamo un po' del passato, adesso. E' risaputo che il progressive rock non ha mai avuto un grande seguito negli Stati Uniti. Che tipo di relazione avevate col pubblico degli anni '70?

M: I PENTWATER disponevano di una schiera di seguaci molto fedele negli anni 70, che conoscevano e rispettavano quello che cercavamo di dire musicalmente. A causa della natura stessa del nostro materiale, il loro numero non era purtroppo così numeroso come per i gruppi più commerciali.
RON: Se fossero state organizzate più manifestazioni progressive con più bands (come Lollapalooza...), ciò potrebbe aver aiutato la creatività e la cooperazione tra i gruppi prog.

Eravate in contatto con altri gruppi prog?

M: Sfortunatamente i gruppi progressivi del midwest erano piuttosto isolati l'uno dall'altro e sembrava dovessero competere tra loro per spartirsi la già piccola audience. Ho sempre avuto l'impressione che ciascun gruppo mirasse a crearsi un pubblico riservato, ed avrei voluto vedere una maggior armonia tra gruppi come STARCASTLE, GRACED LIGHTNING, HEAVEN (la prima band di Patrick Leonard), GABRIEL BONDAGE, ATLANTIS PHILARMONIC, SOLARIS, STRATOSLED ecc... Due gruppi con cui lavorammo assieme abbastanza bene furono APPOYLLN e QUINTA. Ci facevamo i complimenti a vicenda...

Nonostante la vostra intensa attività riusciste a realizzare un solo disco. Come fu accolto dal pubblico, e come mai non ebbe un successore?

M: Il nostro primo Lp (omonimo) fu il risultato di molte pressioni interne ed esterne. Eravamo un punto di riferimento per la scena progressiva del midwest dal 1973, e quindi non volevamo deludere la fiducia dei nostri appassionati. Purtroppo sul finire dei 70s l'avvento della disco-music, il punk, e le pressioni del management fecero sì che le nostre migliori composizioni rimanessero fuori dal disco. Ecco perché fummo molto felici di realizzare il CD "Out of the Abyss" con la Syn-Phonic. Ciò ci permise di riprendere il lavoro lasciato a metà.

Quali erano (e quali sono) le vostre bands preferite?

R: YES, THE WHO, CREAM, EL&P, FLASH, VDGG, NEKTAR, PFM, CRIMSON ecc... I gruppi che ci hanno maggiormente influenzato erano in gran parte prog ed europei.
M: Altre influenze derivavano dalla musica classica: Debussy, Bartok, Stravinskij, Mozart, Bach, Mendelsson e Pendercela.

Pensate che il progressive possa riconquistare il suo ruolo nel music-business, o non vedete nessuna speranza di affermazione per esso...?

R: Dal momento che l'evoluzione della musica è così ciclica, penso che il prog possa ritornare in primo piano, magari attraverso una evoluzione basata sulle proprie radici, un po' come attuale musica alternativa collegata alla tradizione dei '60s.

In conclusione: cosa è che vi manca dei 70's?

R: II business musicale di adesso rassomiglia troppo ad una macchina che sforna soltanto materiale confezionato e videos...
M: Noi creammo PENTWATER perché volevamo spegnere la televisione! Adesso la musica è televisione!! Questo ha distrutto la vera creatività perché la musica è stata costretta ad adattarsi alle sempre più limitate percezioni degli ascoltatori, soffocati e condizionati dai media. E tutto ciò per vendere stupidaggini commerciali! Noi ci riferivamo a tutto questo nel brano "Billboard Smiles". Uccidete la vostra televisione!
R: A me manca anche lo spirito e l'innocenza che il gruppo aveva negli anni 70. Oggi la famiglia, il lavoro e la necessità di un guadagno ostacolano il processo creativo. M: E' molto importante conoscere quello che sta accadendo nel mondo, ma per scrivere musica davvero grande, con sentimento e sincerità, occorre astrarre dagli stimoli estemi per arrivare a dire quel che si vuole veramente. Le convenienti, pre-confezionate emozioni che fluiscono dalle nostre TV e radio sono tutto il contrario di ciò che la grande musica progressiva è e rappresenta.

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