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TNR Marco Del Corno
 

Dopo "The chessboard", i TNR escono con un nuovo CD intitolato "Samsara". Marco Olivotto ci ha permesso di fare quattro chiacchiere con lui, per sapere quali direzioni ha preso l'evoluzione della band di Rovereto, e per conoscere meglio il deus ex machina (no relations!), la mente del gruppo. Per quanto attiene al mio giudizio personale sul CD vi rimando alla sezione dedicata alle recensioni; ora lasciamo parlare Marco Olivotto.

Visto che, oltre ad essere un musicista e la mente dei TNR, hai nel passato pubblicato un bollettino, qual è la tua opinione riguardo la situazione italiana ed estera musicale, e in particolar modo progressive?
Devo fare qui una piccola premessa. Il bollettino quando tutto funzionava, conteneva info, recensioni e qualche contatto, cioè di tutto un po'. Nato come appendice del gruppo stesso, ha raggiunto una diffusione e impostazione che andava oltre il primo proposito, divenendo così un impegno non indifferente. Abbiamo deciso di restituire il restituibile (soldi e materiale ricevuto) e, per due motivi particolari, quali la scarsa reattività del pubblico (uniche lettere ricevute erano due da parte di gruppi), e il periodo in cui tutto questo accadeva (stavamo registrando "Samsara"), abbiamo deciso di chiudere la faccenda, facendo in modo che il bollettino tornasse ad essere quello che era in origine: un foglio informativo sui movimenti dei TNR. Parlando della situazione musicale, invece, devo subito ammettere di non essere un esperto di prog. Rimanendo in quell'ambito, comunque, ci sono delle cose che mi sono piaciute, altre invece che ho trovato davvero inutili. Io cerco l'emozionalità, qualcosa di nuovo. Ho apprezzato così i BAG (Musea), l'ultimo dei MINIMUM VITAL e "L'alchimista" dei BARROCK, oltre a "King's Journey" dei FANCYFLUID.
Parlando di "Samsara", il CD inizia con queste parole: "Here's your song, but you don't care". Pensi che nella maggior parte dei casi, l'ascoltatore non sia poi in fondo un vero ascoltatore?
In un certo qual modo la domanda è posta male, perché quel verso non è riferito a questo problema. Eppure può essere interpretato in quel modo, anche se la domanda poteva essere: Che senso ha la musica nel 1994? Parlo della scena underground ovviamente: la mia impressione è che oggi la scelta di musica sia veramente vasta, ma pure molto frammentata. Questo significa avere sì scelta, ma anche appiattimento, perché quando ci sono molte pubblicazioni, significa che esiste anche una bassa qualità. La mia paura è che la gente si arrenda alla piattezza e decida che la musica alla fine non serva a nulla, permettendo alla musica di plastica di vincere la battaglia finale.
Quale convinzione ti ha portato ad inserire due brani non tuoi nel lavoro ("Il crollo" degli SCISMA e "Silhouette" di tale Massudda)?
Per quanto rigurada "Silhouette", mi è semplicemente piaciuto e così ho deciso di inserirla in "Samsara". Per "Il crollo" ci sono tre ragioni: conosco gli SCISMA, ho lavorato con loro e li stimo moltissimo; mi piace la voce di Paolo Benvegnù ed infine trovavo il brano molto vicino ad un riassunto di tutto "Samsara".
Rispetto a "The chessboard", "Samsara" è decisamente diverso: produzione, arrangiamenti, ispirazione, metodi di composizione, situazioni personali... cosa ha realmente influenzato il lavoro?
Seguiamo l'ordine così non mi perdo. Produzione: è cambiato tutto! Io e Fabrizio (Dai Campi nda) come musicisti, più un tecnico del suono e un amico, ascoltatore esterno. Risultato: alcuni momenti che avrei preferito non passare. Faccio fatica a confrontare "The chessboard" e "Samsara" perché sono due lavori radicalmente diversi, soprattutto nella produzione. La differenza sostanziale è che in "Samsara", pur nella completa democrazia, ho deciso di poter avere sempre l'ultima parola, cosa che non esisteva per "The chessboard". Arrangiamenti: li ho voluti a tutti i costi scarnificati. Quello che non suoni è a volte più importante di quello che suoni. Così i tappeti non sono i soliti violini, ci sono disarmonie, chiaroscuri, atmosfere diverse. Un riferimento valido potrebbe essere "Gone to Earth" di David Sylvian. Ispirazione: l'idea della canzone parte dal testo. Riesco a scrivere di sole due cose: esperienze personali, o extrapersonali che tuttavia filtro. "Samsara" da questo punto di vista è un album di argomenti privati, ma che possono essere interpretati da tutti.
Riguardo a tutto il lavoro svolto, devo aggiungere che una parte importante nella produzione l'ha avuta David Lord. Il suo apporto prevedeva il togliere piuttosto che l'aggiungere, e le esperienze passate con lui in Inghilterra ci hanno fatto maturare parecchio. Per esempio la sua genialità la trovi in "Your ghost" e si sente! Sul 100% della produzione, David ha contribuito per il 20%. Certo l'abbiamo pagato, ovviamente, ma quello che è costato è estremamente vicino a niente, rispetto a qualsiasi produzione italiana. Sottolinealo: non ho paura di dirlo!
La ricerca continua della comunicazione, della parola come tramite, è molto presente in "Samsara". E' così importante comunicare per Ohm?
La risposta semplice è sì! Direi che l'intero album è nato in un periodo in cui la comunicazione latitava, per me, per una serie di motivi personali. La comunicazione è comunque il motore principale di tutto il lavoro. I brani dicono qualcosa all'ascoltatore e se non lo facessero lo scopo principale del lavoro non sarebbe raggiunto.

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