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SEGNO DEL COMANDO (DIEGO BANCHERO) Giovanni Carta
 

Sia "The dissolution age" dei Malombra che "Der Golem" del Segno Del Comando hanno sviluppato diverse novità compositive, in particolar modo l'ultimo disco dei Malombra sembra almeno in parte aver abbandonato certe atmosfere tipicamente progressive per accostarsi maggiormente verso la new wave. Insomma, cosa vi è successo???

La ricerca musicale, da noi condotta, dagli inizi della nostra collaborazione è stata vastissima e il Dark Wave, tra tutte le influenze presenti nella nostra musica, ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale. Se nel corso degli anni abbiamo dato vita (e mantenuto in attività) a diversi progetti, è proprio per aver la possibilità di sperimentare sonorità e stilemi compositivi differenti e, in quest'ottica, non avrebbe senso riproporre in ogni contesto la stessa musica.
Nelle liriche di The dissolution age abbiamo analizzato la crisi che il genere umano sta attraversando in quest'epoca dando la nostra opinione su quelle che possono esserne le cause e i principali responsabili, sul perché, ad esempio, esista un preciso progetto da parte di alcuni, di portare al collasso l'Europa cancellandone la cultura e altri aspetti connessi con questi problemi. Le musiche di quest'album dovevano necessariamente essere molto dirette ed incisive per supportare opportunamente quanto contenuto nei testi.
Con ciò non sto dicendo che sia stata nostra intenzione dare una svolta commerciale al nostro sound. I nostri sforzi semmai, sono costantemente impiegati nel ben più nobile tentativo di condensare la nostra arte, purgandola di tutto ciò che è superfluo per coglierne e trasmetterne l'essenza. Come in letteratura esistono parole che, collocate in un certo contesto, descrivono da sole vere e proprie costellazioni di concetti in maniera più chiara ed esaustiva che interi trattati, così in musica è possibile dar luce a frammenti melodici che siano già di per se stessi completi nella loro valenza comunicativa, senza richiedere prefazioni, postfazioni o ulteriori chiarimenti di sorta. Spesso abbiamo visto e vediamo gruppi che, al contrario, tendono a fare della complessità metrica il loro cavallo di battaglia senza preoccuparsi ne dell'organicità delle loro composizioni, ne di arricchire la propria consapevolezza melodica e armonica.
Il loro unico obiettivo è cercare di complicare sempre più le trame sonore, anche a costo di adottare soluzioni ingenue e banali, o anche (ben peggio) quando, a dispetto della forma che si intende imprimere, i contenuti scarseggino. Noi preferiamo, per quanto possibile, badare soprattutto al contenuto e mettiamo tutte le nostre capacità tecniche al servizio di questo stando ben attenti che la tecnica stessa non prenda il sopravvento, su di esso, soffocandolo.

Come ho accennato prima anche l'ultimo Segno Del Comando presenta diverse novità: rispetto al vostro esordio in generale è presente un certo distacco dallo stile e dalle sonorità classicamente seventies ed un brano complesso come Komplott Charousek sembra un buon esempio...

Nel primo capitolo de 'Il Segno del Comando' abbiamo voluto rendere omaggio ad una pagina molto importante della televisione e della cultura italiana: quella appunto dei grandi capolavori cinematografici dei maestri nostrani dell'horror; quella delle colonne sonore d'autore che tuttora il mondo ci copia; quella della fiction del mistero in prima serata; eccetera. Noi siamo i figli di quest'epoca di cui abbiamo amato (e amiamo) l'estetica che ormai sta per essere quasi completamente dimenticata. Abbiamo cercato di ricreare le atmosfere di quel periodo storico attraverso la rivisitazione di un romanzo (e sceneggiato televisivo) che, per la sua completezza, ben si presta ad essere preso ad esempio di tutto quell'intenso fermento artistico. Quindi il ricorso alle sonorità tipiche di quel periodo è stato inevitabile. Tuttavia, il nostro secondo progetto si è ispirato ad un'opera che si colloca in un contesto completamente diverso dalla precedente (sia dal punto di vista spaziale che temporale) e, la ricerca musicale da noi svolta per comporre quelle che, a nostro avviso, erano le musiche più adatte, si è spinta ben oltre al sound italiano dei seventies anche se, naturalmente, tutte le influenze acquisite in tale ricerca si sono comunque integrate nel nostro precedente background che in certi momenti del disco riemerge (basta ascoltare brani come Myriam). La stessa Komplott Charousek che tu hai nominato, non si discosta molto, per costruzione melodica e ritmico - armonica, dal modo di comporre tipico dei seventies. Forse ciò che può confondere è l'utilizzo di qualche tecnica strumentale più moderna e di suoni recenti, ma del resto non dobbiamo dimenticare che gli scopi principali de 'Il Segno del Comando' sono la sperimentazione e la ricerca (non solo musicale) e non certo il purismo.

Parliamo un pò del concept che costituisce il nucleo delle composizioni di "Der Golem". Come fonte d'ispirazione è stato scelto l'opera più nota dello scrittore Gustav Meyrink, Il Golem, e riportare su disco un'opera complessa come il romanzo di Meyrink non dovrebbe essere stato semplice. Avete seguito un criterio particolare per la composizione dei brani in modo da mantenere una certà fedeltà verso il romanzo oppure avete agito secondo una vostra interpretazione personale della storia?

Lo studio di quel romanzo, che, come è noto, è il testamento esoterico di Meyrink, ci ha impegnato per parecchio tempo e, come spesso avviene, ci siamo riuniti parecchie volte per discuterne i contenuti. Quando poi abbiamo deciso di dedicare a quest'opera un disco, abbiamo cercato di ripescare sonorità e stilemi compositivi tipici della Mitteleuropa.
Partendo dai compositori classici a cavallo tra '800 e '900, siamo passati per la musica popolare ungherese, non dimenticando, inoltre, le colonne sonore del cinema espressionista tedesco e la canzone da cabaret berlinese degli anni '20 e '30. Abbiamo composto i brani senza imporci ulteriori vincoli (se non i suddetti ascolti) tracciando un percorso logico che consentisse a Mercy di strutturare le liriche. A differenza di quanto avvenuto nell'album precedente, ove avevo scritto io quasi tutte le musiche, ci sono stati contributi anche da parte di Gabriele Grixoni e Franz Ekurn. Per quanto riguarda la realizzazione, invece, abbiamo agito in maniera completamente diversa e, terminate le registrazioni, abbiamo svolto tutto il lavoro in studio io e Mercy.

Nei vostri dischi avete attraversato un vasto raggio di stili musicali differenti e piuttosto eterogenei fra loro: in genere verso quale forme musicale ti senti maggiormente predisposto e quali sono i tuoi punti di riferimento in campo artistico?

Da quando ho cominciato ad occuparmi di musica ho suonato molti generi differenti anche se la mia formazione è prevalentemente di tipo jazzistico. Al contrario la mia attività, dal punto di vista strettamente compositivo, si è svolta completamente nell'ambito di quel calderone eterogeneo e poco definibile, che solitamente viene denominato Dark. Citare ognuno di quei gruppi o singoli artisti che, nel corso degli anni, hanno rappresentato i punti di riferimento del mio percorso, è praticamente impossibile perché ci vorrebbero intere giornate. Diciamo che sono stato influenzato da tutti i principali gruppi di questa corrente artistica indipendentemente dal periodo storico e dalla veste che, via via, la musica stessa ha indossato pur veicolando lo stesso conglomerato di contenuti emotivi di fondo. A tale scopo, per me, sono egualmente importanti sia bands come Jacula e Goblin o come i Demon Fuzz (ma non escluderei neppure tutte le forme artistiche precedenti alla stessa coniatura del termine Dark che propongono le medesime atmosfere) che il Dark e il Doom Metal, il Dark Wave degli anni '80 sino ad arrivare alle tendenze attuali dell'EBM e Neo Folk.

Perché non ci scrivi in breve una retrospettiva sulla vostra vostra avventura? Ormai Il Segno del Comando ed i Malombra sono nomi ben conosciuti nell'ambito del prog-rock eppure immagino che gli inizi non dovrebbero essere stati piuttosto semplici, specialmente in un paese come il nostro dove spesso l'immaginario dark ed un certo tipo di cultura vengono denigrati con facilità...

Se devo essere sincero, le difficoltà, in tal senso, non sono ancora finite poiché, malgrado i consensi della stampa specialistica e di un gruppuscolo di fans in tutto il mondo, la mancanza di mezzi e spazi mette in serio pericolo, tuttora (e ogni giorno) la vita dei nostri progetti. Pensa che, dopo l'uscita di The dissolution age, con Malombra, abbiamo avuto modo di suonare live un'unica volta al Transilvania di Milano (dove tra l'altro siamo stati trattati come dei pezzenti) mentre, per il resto, tutti coloro che ci hanno contattati, sono spariti nel nulla al momento stesso in cui abbiamo chiesto un compenso allo stesso livello di qualsiasi cover band da piano bar. Purtroppo tutto ciò non è certo casuale perché, se da un lato il mercato della musica in Italia è stato ormai da tempo monopolizzato da pochi colossi industriali che non lasciano spazio a chi proviene da percorsi alternativi, dall'altro lato, esiste una vera e propria forma di censura per chi cerca di far luce su certe tematiche scomode o non è politicamente corretto. Lo stesso problema, del resto, esiste anche in ambito letterario dove parecchie inchieste interessanti sono state abilmente interrate e dove importanti pensatori del nostro tempo sono stati trincerati dietro muri di silenzio poiché divenuti troppo scomodi.
Tornando comunque alla tua domanda, e volendo tracciare una breve retrospettiva sulla nostra avventura, dobbiamo tornare alla fine degli anni '80, periodo in cui è nata la mia collaborazione con Mercy, in una band di nome Zess, il cui repertorio annoverava una serie di composizioni originali nelle quali era già presente un tentativo di fusione tra il metal e il Dark Wave. Già allora si risentiva della difficoltà nel trovare le persone giuste per completare le line up delle bands (o per sostituire i dimissionari) e proprio per problemi di questo tipo, dopo un paio d'anni di attività, il gruppo si è sciolto. Io e Mercy, rimasti soli, abbiamo lavorato per circa un anno a idee nuove e abbiamo fondato Malombra, che io ho abbandonato quasi subito, perché non troppo a mio agio con la linea che la formazione intendeva intraprendere, dopo il primo completamento dell'organico. Negli anni successivi io ho proseguito i miei studi musicali e ho continuato a scrivere materiale, cercando di affinare la mia tecnica, e ho mantenuto comunque frequenti contatti con Mercy che, nel frattempo, ha realizzato con la suddetta band ben due LP. Nel periodo antecedente l'uscita del secondo di questi due album (Our Lady of the bones) abbiamo deciso che era giunto il momento di dar vita al progetto a lungo fantasticato: Il Segno del Comando. Ho scritto le musiche in una settimana, abbiamo aggiunto ancora un brano di Mercy e una cover riarrangiata da Grixoni e siamo entrati in studio realizzando l'album in pochissimo tempo e con un budget limitatissimo. Gli anni successivi alla pubblicazione sono stati molto difficili a causa di una ormai evidente crisi che ha portato lentamente allo scioglimento di Malombra. Tranne alcune partecipazioni a raccolte organizzate dalla Black Widow Records non abbiamo pubblicato nulla dando comunque vita ad alcuni progetti alternativi che, per quanto importanti per le nostre ricerche musicali, non hanno mai visto la luce. A poco a poco siamo riusciti a ricompattare il fronte con nuovi collaboratori e abbiamo ripreso a lavorare con maggiore tranquillità. Siamo giunti alla messa in cantiere del secondo capitolo de Il Segno del Comando, prima, e di The dissolution age poi, ma malgrado la puntualità e la professionalità dimostrata dai musicisti in queste due session, ci sono stati ritardi nella pubblicazione (due anni per il primo e oltre un anno per il secondo). Nel frattempo Ekurn e Mercy hanno pubblicato un album con il gruppo Helden Rune e ognuno di noi ha portato avanti altri progetti.

Cosa ci riservate per il futuro? E' possibile aspettarsi un ulteriore svolta compositiva verso nuove direzioni musicali ancora inesplorate oppure possiamo ritenere "The Dissolution Age" e "Der Golem" come il cosiddetto frutto di una raggiunta maturità artistica?

Sicuramente siamo ben lungi da considerarci arrivati. Continueremo a sperimentare e a dar vita a progetti paralleli. Per quanto riguarda Il Segno del Comando, abbiamo già concordato il tema del prossimo album: sarà sicuramente dedicato al romanzo L'altra parte di Alfred Kubin (al momento stiamo ancora discutendo sui contenuti dell'opera letteraria). Malombra invece (in attesa di una attività live che non c'è stata) sta riflettendo sulla direzione da prendere nel futuro e al momento non siamo in grado di anticipare nulla su quelle che saranno le prossime mosse.

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