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ERIS PLUVIA Alberto Nucci
 

Qual è il vostro approccio con la musica?
EDMONDO ROMANO: Secondo me bisogna ascoltare di tutto, dalla classica al jazz al metal, per farsi una conoscenza generale. Non puoi conoscere solo il progressive e valutarlo come la migliore musica oppure fare come molti che ascoltano solo il metal, non conoscendo però la musica classica da cui esso prende molte cose. Se mi piace un disco lo valuto dal fatto che sa darmi o meno emozioni, a parte il genere, a parte come suona… cose queste che riesco ad apprezzare da quando suono con più continuità e so quindi vedere il lato tecnico.
Chi è che compone la musica tra di voi?
ER: Tutti quanti: capita spesso che qualcuno proponga un'idea e questa venga poi sviluppata da tutti. Persino il batterista dà il suo contributo in tal senso. Io apprezzo molto il nostro Martino perché ha musicalità… e non è facile… Molti batteristi si lamentano che sono costretti ad eseguire e basta, senza rendersi conto che è colpa loro perché non tengono conto della musicalità, fanno cioè il ritmo e basta. Per questo noi cercavamo (dato che Martino è con noi da soli due anni) un batterista che componesse, visto che tra di noi nessuno spicca in tal senso.
E Mauro (il nuovo chitarrista - ndA) dove l'avete trovato?
MAURO MONTOPPIO: Io facevo un lavoro particolare: navigavo. Prima di ciò ho suonato in un gruppo, ma si tratta di molti anni fa. Durante i viaggi mi portavo la mia bella chitarra e fin da allora componevo i miei bravi pezzi. Dovendo poi interrompere quell'attività per problemi vari, ho continuato a coltivare la mia passione, prima cominciando a suonare in maniera più convinta, poi rispondendo a quell'annuncio.
Da chi sei influenzato per ciò che riguarda il modo di suonare?
MM: Da Anthony Phillips e da tutto l'universo Genesis in generale, ma anche Pink Floyd, Santana e i Toto.
Come viene fuori la vostra influenza Canterbury?
PAOLO RACITI: Molti ci hanno paragonati ai Camel, che io non conoscevo neanche. Li ho conosciuti dopo e sì, effettivamente ci sono delle assonanze, però del tutto involontarie. E' strano ma è così…
ER: Sì, tutti facevamo delle cose tipo Camel o Caravan prima di conoscere questi gruppi. Penso che sia una cosa istintiva e che non si possa parlare di influenza.
Avete lavorato a lungo sul vostro primo album?
MARCO FORELLA: Relativamente: vi abbiamo lavorato parecchio ma è stato molto il tempo che abbiamo dovuto perdere dovendo registrare in più periodi separati.
PR: Comunque è un lavoro molto curato a livello di studio. Molte idee nuove son venute fuori in studio, però sempre a livello di abbellimento di un lavoro già definito.
Qualcuno dice che il lavoro sembra un po' freddo, costruito cioè in sala di registrazione, non solo per il flauto campionato, ma anche per certe sensazioni di asetticità
ER: Ti dico ciò che penso: se tu vuoi fare un prodotto vendibile, commerciabile (non commerciale!), devi tener conto della tecnica di registrazione di un disco, oltre che della tecnica esecutiva. Naturalmente, se fai un lavoro molto curato, è ovvio che può diventare asettico, ma questo non è necessariamente un difetto. Io poi non la sento tutta questa asetticità…
MM: Io stesso che sono arrivato da poco, le prime volte che li sentivo provare mi sono stupito di come suonassero uguali al disco.
Parliamo un poco del CD: siete contenti del risultato e di come è stato accolto?
MF: Come facciamo a non essere contenti? E' andata abbastanza bene, cioè siamo ad un livello di copie vendute piuttosto soddisfacente. Un certo numero di ascoltatori è stato raggiunto, comunque ne abbiamo ancora di strada da fare…
ER: Siamo contenti del prodotto anche se, a mente fredda, avremmo fatto alcune cose in maniera differente. Per ciò che riguarda le vendite diciamo che si sarebbe potuto calcare un po' di più sulla distribuzione e sulla pubblicità. Questo non tocca le fanzines, ovviamente, che sono il maggior riferimento dei gruppi prog del nostro livello, e non tocca nemmeno la Musea, la quale ha un mercato limitato ma sicuro. Ci fosse però la possibilità di far conoscere di più il nostro lavoro, non saremmo costretti a fare altri lavori a tempo pieno per guadagnarci da vivere: lavori che portano via tempo ed energia mentale all'attività musicale.
Qual è il significato del vostro album? E' un concept album?
ER: Sì, descrive la visione di un ragazzo che si ritrova a ragionare su quello che ha intorno, la società, ciò che vorrebbe avere, quel che non gli va bene, ecc… Su questo abbiamo cercato di buttare giù un testo fantastico, aiutati da mio padre che scrive poesie e da Maurizio Carità per la metrica in inglese, basato su metafore e cercando di porre il tutto in maniera favolistica.
Per finire, una domanda originale: i vostri progetti per l'immediato futuro?
PR: Trovare quanto prima un buon cantante (gli Eris Pluvia hanno da poco perso il chitarrista-cantante Alessandro Serri - ndA) e poi iniziare a suonare dal vivo, dato che siamo pronti già da tempo e ne abbiamo una gran voglia.

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