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GWERZ Au-delà Escalibur 1987 FRA
 

Le origini di questo gruppo, nato con l’idea di celebrare i gwerziou (plurale di gwerz) e cioè, in bretone, quei canti che raccontano avvenimenti storici o leggendari in genere tristi o dai risvolti tragici, risalgono al 1981, anno del sodalizio fra alcuni musicisti già noti negli anni Settanta nell’ambito dei circuiti folk locali: il cantante Erik Marchand, il noto suonatore di biniou, cornamusa scozzese e flauto Patrick Molard (che ritroviamo anche con Gweltaz, Alan Stivell e Mirlitantouille) e il suonatore di bombarda Pierre Crepillon che però lascerà presto il gruppo e sarà sostituita da Youenn Le Bihan. Al trio si aggiungono poi Soïg Siberil alla chitarra e Jacky, sorella di Patrick, al violino e alla chitarra. I musicisti hanno già un’ampia dimestichezza con la musica tradizionale bretone ed è così che per loro risulta naturale rielaborarla in chiave moderna, mantenendone inalterate le radici folk ma donando alle antiche melodie un approccio attuale, soprattutto grazie agli inserti di violino e di chitarra acustica, dal sapore quasi new age, che ingentiliscono il suono ronzante della canonica accoppiata bombarda/biniou.
Il pubblico rispose con entusiasmo alla proposta al punto che i musicisti decisero di consacrarsi totalmente alla musica che divenne il loro principale mezzo di sostentamento. I tour non si limitarono ai grandi festival, come quello di Lorient, ma portarono la band in Belgio, Germania, Spagna e Gran Bretagna. In risposta all’affetto del pubblico i Gwerz selezionarono i pezzi più belli del loro repertorio per la stampa del loro esordio discografico in cooperazione con la casa editrice di libri e dischi Dastum, specializzata in musica bretone. L’album “Musique Breton de toujours”, registrato negli studi che avevano accolto gli Ange per la realizzazione di “Guet-Apens”, uscì quindi nell’Aprile del 1986 ed ebbe purtroppo un circuito di distribuzione circoscritto alla Bretagna con vendite che arrivarono appena ai 3-4.000 esemplari, a causa di una promozione praticamente assente.
Nel 1987 esce il secondo album “Au-delà” per la Escalibur, etichetta che faceva capo alla Coop Breizh. Il nuovo lavoro contiene sia motivi tradizionali, sapientemente rivisitati, che pezzi originali intessuti secondo trame dal sapore antico ma dai riflessi moderni. La durata dell’opera, 38 minuti circa, è contenuta ma la magia che si sprigiona dai suoi solchi è notevole. L’inserto contenuto all’interno della confezione con tutti i testi, e le relative traduzioni in francese per quelli in bretone (tutti tranne la traccia di apertura), aiuta a immergersi nell’atmosfera delle storie narrate. I gwerziou per essere apprezzati appieno richiedono infatti che l’ascoltatore si immerga totalmente nel contesto musicale e sentimentale.
La traccia di apertura, “Côté pile”, è una danza tradizionale dei paesi Gallo ed esemplifica perfettamente lo stile del gruppo, elegante, brillante ma fortemente radicato alla tradizione. I suoni striduli e ripetitivi di bombarda e biniou vengono ingentiliti da un violino dall’appeal sinfonico e da una chitarra acustica dal suono pulito e lucente, suonata sullo sfondo, con grazia. La successiva “Ar sorserez” trae ancora spunto dalla tradizione, con un motivo tipico dei paesi Pourleth (Bassa Bretagna), che fa però da preludio a una concatenazione di temi musicali originali composti da Jacky Molard. Si tratta forse del brano più suggestivo dell’album con i suoi dieci minuti di durata che dominano la porzione centrale del primo lato del vinile. La voce di Erik Marchand si adatta alla piacevole ripetitività della musica che assume delle venature soft fusion grazie alla chitarra acustica suonata con grande scioltezza, con arpeggi squillanti e slide. Le Uillean Pipes sono poi particolarmente evocative, inserendosi in un contesto che oscilla fra suggestioni antiche e sonorità profonde e moderne che ricordano in parte gli Iona, se è lecito questo tipo di paragone fatto con un gruppo posteriore. La chitarra acustica diviene poi la grande protagonista di “Sandizan”, un breve strumentale composto, non a caso, da Soïg Siberil, in memoria di una bottiglia di Calvados di 110 anni interrata in un giardino.
Siamo già al lato B che si apre con un pezzo fatto di belle melodie ariose, “Ar meliner”, prese da due arie del Fañch, zona che si trova all’estremità orientale della Cornovaglia francese. In questo caso gli archi forniscono delle orchestrazioni ariose ed il cantato ha un che di ipnotizzante, muovendosi in maniera quasi oscillante attraverso arrangiamenti eleganti e ricchi di luce e sfumature. Lo strumentale “Malachappe” è un allegro tema di danza della regione di Pluvigner nel Morbihan che fa da breve intermezzo strumentale verso il romantico ed elaborato nei disegni ritmici e melodici “Le concile d’amour”, ispirato ad un pezzo teatrale di Oscar Panitza, anarchico tedesco della fine del XIX secolo, a causa del quale fu incarcerato. A conclusione ecco un altro brano popolare che ci riporta nuovamente al Fañch con la combinazione di tre arie che si basano sul kan ha diskan, una tecnica di chant a répondre molto suggestiva. La sequenza finale strumentale è molto intrigante, con gli intrecci complessi di strumenti diversi che si fanno eco rielaborando a rotazione le medesime melodie. Fra questi possiamo ascoltare il treujenn gaol, suonato da Erik Marchand, una curiosa variante di clarinetto locale.
Dopo anni di tournée intense, il 1989 vede lo scioglimento momentaneo del gruppo che torna insieme nel 1992, con l’aggiunta del bassista Alain Genty e del percussionista Bruno Caillat. Con questa formazione viene registrato un disco dal vivo ma si tratta in pratica dell’epilogo della formazione i cui membri continueranno comunque le loro carriere singolarmente. Riguardo questo album non è difficile trovare il vinile originale a prezzi non esagerati mentre è più complicato ottenere il CD che uscì contestualmente al Long Playing sempre a cura della Escalibur. Più comune invece è la ristampa dell’esordio discografico che è stata curata da una sub-etichetta della Musea

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Jessica Attene

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