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ATOLL L'araignée-mal Eurodisc 1975 FRA
 

Quando nel 1975 gli ATOLL pubblicano "L'araignée-mal", sono in molti tra gli addetti ai lavori ad attendere al varco la band transalpina, dopo un discreto ma ancora acerbo disco d'esordio. E il gruppo non delude, regalandoci un album che insieme al successivo "Tertio" resta fra i grandi classici del progressive francese anni '70 (e non solo) insieme ai lavori di ANGE, PULSAR, MONA LISA, ARTCANE, etc. Gli ATOLL sono profondamente maturati, ne danno dimostrazione sin dal primo ascolto, nonostante l'evidente complessità dei brani, eleganti ed articolati. La 4-movement suite eponima resta nella memoria, con un inizio dissonante e sperimentale, di chiara ispirazione crimsoniana, che precede l'entrata di un violino drammatico; ad esso seguono i filamentosi riffs delle tastiere che, insieme al gruppo, costruiscono una efficace successione di scale ascendenti, richiamando la MAHAVISHNU ORCHESTRA dell'indimenticabile "Birds of Fire" (segnatamente "Resolution"). Il gruppo si concede poi un'apertura romantica (con guitar ora dolce ora liquida, di floydiana memoria) nello stile di CAMEL e soprattutto YES. primaria ispirazione della band. Il dialogo moog-piano elettrico anticipa gli schemi del successivo lavoro, ancora più romantico, "Tertio". Il brano prosegue con un alternarsi di stacchi ultra sinfonici, dettati da ammalianti colate di synth e sonorità fortemente jazzate e dark in continua crescita, ma sempre seguendo un'impostazione validamente pomposa. La voce è fantastica, ora dolce ora aspra, costantemente teatrale. I giochi delle tastiere anticipano i magnifici virtuosismi degli STEP AHEAD, nonostante l'uso del piano ricordi più Ian Hammer che Rick Wakeman. Anche gli altri brani non sono da meno, con una "Cazotte N.l" maggiormente legata all'ambito della neo-classical fusion (ascoltate violino e sezione ritmica), ma sempre pienamente melodica e di grande fascino, anche grazie all'orchestrazione di fondo che protrae il brano per quasi sette minuti. Restano da commentare "Le photographe exorciste" e "Le voleur d'extase" strutturalmente simili e caratterizzati da momenti più calmi e rilassati con fasi drammaticamente intense, secondo lo stile e le abitudini del gruppo. E' proprio questo alternarsi di fasi melodiose e schizofreniche a definire gli ATOLL, band che vantava un grande amalgama tra i vari musicisti, fantasiosi in sede di composizione e superbi tecnicamente, come d'altronde la loro fascinosa (e talora mistica) musica richiede. Nascono così i brillanti affreschi sonori, con fughe strumentali mai fini a se stesse, suadenti e senza retorica, tra fusion e progressivo sinfonico. Un disco che ancora oggi si lascia perfettamente ascoltare. Un disco pregevole. Un disco da avere.

Davide Arecco

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