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SAHARA Sunrise / For all the clowns Pan/Ariola 1973 / 1975 GER
 

Appartenenti alla folta schiera del Kraut rock che produsse mirabili opere durante gli anni 70, i SAHARA incisero due ottimi album producendo un suono corposo ed elegante ma allo stesso tempo raffinato ed estremamente elaborato. La principale e più evidente caratteristica del linguaggio sonoro creato dai SAHARA risiede nella brillantezza degli arrangiamenti accompagnata da una cura effettistica della melodia e da una chiara versatilità nello sviluppo compositivo: il risultato finale, sorprendente e originale, si focalizza mediante suggestive atmosfere che evocano lo spettro delle partiture operistiche impreziosite da palpabili aliti di jazz-rock di stampo britannico; dissonanze elettriche energiche sono spesso accompagnate da maestosi tappeti tastieristici che talvolta sfociano in parentesi spettrali e liturgiche; romantiche, soffuse architetture soniche lasciano spazio a incredibili progressioni strumentali che mettono in mostra le indubbie capacità a livello tecnico del sestetto tedesco.Fulgidi esempi della bravura dei SAHARA permangono nell'evocativa e sensuale "Marie Celeste" e nella lunga suite "Sunrise", dove è possibile apprezzare l'arte di coniugare elementi e idiomi apparentemente differenti in un magma sonoro convincente e ricco di espressività. Con una formazione parzialmente rinnovata e dopo una pausa discografica protrattasi per due anni ("Sunrise" è datato 1973), l'ensemble teutonico replicò con il luminescente gioiello che è il secondo album. Bisogna annotare subito che l'albo in questione è l'ennesima manifestazione di sublime rock-progressivo, diverso dal suo predecessore in quanto le immagini si fanno più sfocate e impalpabili, giocate su sinuose, romantiche introspezioni lambite da intrecci vocali gustosi e armonizzate da sonorità acustiche che rendono talune composizioni ("The source pt. I & II" e "Dream queen") leggere e dinamiche come cullanti brezze primaverili. "For all the clowns" è sinonimo di ricercatezza espressiva, di fascinosa liricità e di limpida originalità, degno prosecutore dell'opera di debutto, capitolo ultimo di una delle più belle favole provenienti dalle travagliate terre di Germania.

Alberto Santamaria

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