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PHYLTER Phylter Parsifal 1979 BEL
 

L'LP dei PHYLTER, uno dei più rari dischi della scena progressiva belga, resta un lavoro di notevole valore nel mondo del progressive rock. La prima facciata del disco è caratterizzata per circa 3/4 di lato da un concept. La "Overture" è affidata alle ottime tastiere di Patrick Philips, caratterizzate da suoni stile anni 80. Il sound del gruppo, abbastanza costante per tutta la durata del lavoro, viene inquadrato in modo particolare dal secondo brano "Dream of yesterdays". Pur non mancando di originalità, il loro stile non può non ricordare quello di un'altra famosa band del Belgio: i MACHIAVEL (nonché gli olandesi ARKUS), anche se le uscite di organo/tastiere mi sembrano comunque più studiate e intense rispetto a quelle dei loro conterranei. Armonie più sinfoniche si alternano molto a suoni melodici, specialmente di chitarra, ottenendo dei brani ben studiati e mai banali, caratterizzati da ottimi giochi vocali quasi sempre localizzati nelle parti centrali delle canzoni. L'unica nota negativa (se vogliamo cercare il pelo nel... disco) è il pessimo timbro di voce e il cattivo uso della lingua inglese da parte del cantante nelle sue uscite solistiche.
Il terzo brano "Phylter" presenta ottime uscite di basso ed energica batteria, il tutto realizzato in modo da risultare molto armonico nel fondersi assieme a chitarre e tastiere. Segue "Promenade" che, anche se privo di sperimentazione, mi dà la sensazione di avere alcune sfumature alla EL&P (non uccidetemi se dico una stron.... censura redazionale) oltre che alla già descritta influenza dei MACHIAVEL.
Senza tirare il respiro si passa all'inizio del lato B, con un inizio di organo e chitarra a cui si aggiungono progressivamente tutti gli strumenti. Il pezzo "Considerations" si sviluppa così su di un modello progressivo-romantico simile per impostazione ai tedeschi NOVALIS o ANYONE'S DAUGHTER con qualcosa anche di marillioniano, anche se con suoni più moderni dovuti al periodo in cui il disco è stato pubblicato. Questo pezzo è forse quello che più mi ricorda gli ARKUS olandesi. Nell'ultimo brano "Down and mood for change" synth e chitarre fanno la parte del leone; ancora il tempo di ascoltare un pezzo di chitarra che sembra tratto da "Mechanical moonbeams" dei soliti MACHIAVEL e siamo alla fine di questo lavoro più da ascoltare che da recensire...

Marco Donelli

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