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GROBSCHNITT Rockpommel's land Brain 1977 GER
 

Pochi fra i gruppi prog tedeschi possono vantare una carriera così lunga come quella dei Grobschnitt. La band, formatasi, nel 1970, ha infatti resistito sulla breccia fino a pochissimo tempo fa, nonostante le numerose defezioni e cambiamenti d'organico. A tale longevità artistica si accompagna una produzione discografica che consta di ben 11 LP, caratterizzata, oltre che dagli inevitabili alti e bassi, da continui aggiustamenti nello stile musicale, che va dal rock-blues degli esordi ("Grobschnitt" 1971) all'interessante ma un po' sterile prog elettronico di LP come "Razzia" e "Kinder + Narren" (che richiamano vagamente gruppi come The Bond e No Man). Ma il periodo di maggior fertilità per la band è senz'altro quello a cavallo tra il 1977 e il 1978, in cui videro la luce ottimi album quali "Solar music live" (da taluni considerato come la miglior prova del gruppo) e, soprattutto, "Rockpommel's land".
L'album in questione rappresenta senza dubbio l'apice creativo dei Grobschnitt. Si tratta di un album concept, il cui tema ispiratore è un racconto ideato da Mist, il tastierista della band (tutti e cinque i musicisti usano dei soprannomi come Eroc, Lupo, Popo e WildSchwein). Il racconto narra la storia di un bimbo, Ernie, e del suo viaggio immaginario in una terra fantastica, popolata da affascinanti e fiabesche creature. La musica si allinea in maniera straordinariamente efficace all'evolversi delle vicende del protagonista: a momenti più duri ed oppressivi fanno seguito altri più dolci e riflessivi, in sintonia von le situazioni che Ernie si trova a dover affrontare. Le composizioni mantengono sempre un'elaborazione ed una raffinatezza veramente notevoli; qualche passaggio richiama alla mente le oniriche atmosfere dei Genesis, anche se in "Rockpommel's land" si assapora spesso un feeling più rude, di stampo tipicamente germanico.
Quattro sono i brani contenuti nell'album. La prima facciata ospita le due suite "Ernie's reise" e "severità town", della durata di più di 10 minuti ciascuna. Due pezzi complessi, ridondanti di temi e di inventiva, in cui la graffiante chitarra di Wildschwein assume spesso un ruolo di primo piano.
Il secondo lato si apre con la breve ma convincente "Anywhere", dalle atmosfere gradevolmente acustiche, per poi lasciare spazio a "Rockpommel's land" che, con i suoi 21 minuti rappresenta il brano trascinante dell'opera. Beh, il pezzo in questione costituisce senz'altro una buona prova, soprattutto considerando le difficoltà che si incontrano nel gestire una composizione di tale lunghezza, ma forse sarebbe stata auspicabile una minore prolissità in alcune situazioni. Come dire: 3 o 4 minuti in meno non avrebbero probabilmente guastato.
E' inoltre da elogiare la bella cover del disco che richiama alla mente lo splendido tratto del grande Roger Dean, anche se con uno stile meno paesaggistico.

Riccardo Maranghi

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