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ALBATROSS Albatross Anvil 1976 USA
 

Ecco un altro gioiello del Progressive Rock underground statunitense ancora seppellito nella polvere del tempo: sarebbe ora di rispolverarlo e dargli l'occasione di rivivere in formato digitale. Prima di quel giorno (che, inutile, dirlo, speriamo arrivi presto) con grande piacere provvediamo a fornirvi qualche anticipazione sul contenuto di questo vecchio vinile. A dir poco frammentarie sono le note biografiche: sappiamo che il gruppo è dell'Illinois e abbiamo notizie della recente carriera del cantante, Mike Novak, che si è unito ai Blues Hawks (formazione nata nel 1996) dopo un recupero miracoloso da un intervento per un duplice aneurisma.

Abbiamo soltanto una mezz'ora abbondante di musica (36 minuti circa per la precisione) eppure, con questa piccola testimonianza (si tratta dell'unico album realizzato dal gruppo), gli Albatross hanno lasciato il segno nel cuore di molti appassionati. La formula è semplice e cristallina eppure così invitante nella sua freschezza: si tratta di un raffinato Prog sinfonico che deve molto alla scuola degli Yes, con graziose citazioni classicheggianti e sfumati richiami ai Genesis.

Subito in apertura troviamo il pezzo più lungo dell'album: i 14 minuti di "Four Horsemen of the Apocalypse". Nonostante il tema impegnativo enunciato nel titolo, la musica si dimostra alata e solare, con un cantato lanciato su una timbrica alta. Si attraversano sequenze di temi musicali apparentemente svincolati fra loro, passando da un'ambientazione all'altra in maniera molto versatile, secondo uno stile che spesso riconosciamo nei gruppi di scuola americana. Subito l'apertura appare maestosa, con Mellotron in evidenza e un organo solenne ad aprire la strada ad una sezione ritmica che deve molto al gruppo di Howe. Dopo una breve fuga ecco un neoclassico intermezzo di spinetta e, di seguito, suoni disarticolati di tastiere analogiche che prendono immediatamente la forma di un brano squisitamente sinfonico e melodico con interventi di chitarra modesti ma ben inseriti. Una voce grottesca e sgraziata ci presenta il secondo brano "Mr Natural", fra mugolii vari e l'acclamazione del pubblico in lontananza inizia il brano dalle influenze hard-blues. Si tratta di un pezzo, in un certo senso più disimpegnato rispetto all'apertura maestosa, che mette in evidenza le buone qualità di Mike Novak alla voce. Non mancano graziose sorprese nella fase centrale, con un piccolo intermezzo festoso e ludico che in breve riprende le sembianze seriose di matrice blues dell'inizio. "Devil's Strumpet" (che con i suoi 8 minuti è l'altro pezzo di lungo minutaggio presente sul vinile) parte con un organo alla Wakeman, sontuoso e di atmosfera (i richiami a "Close to the Edge" sono più che evidenti) e sullo sfondo il Moog intesse ricami deliziosi. A breve l'intro si interrompe e prende il via una sequenza dinamica e vivace giocata sui tempi frammentati, scanditi dalla batteria svelta e inarrestabile di Dana Williams. Il suono degli strumenti è decisamente opaco e ruvido ma permette sicuramente di ricreare certe atmosfere tipiche dell'epoca. "Cannot Be Found" è un pezzo malinconico di atmosfera interamente affidato al pianoforte del bravo Mark Dahlgren (che spesso inventa trovate fantasiose con le sue tastiere) e alla voce di Novak. Eccoci in breve giunti al brano di chiusura, "Humpback Whales", in cui i suoni prodotti dai cetacei citati nel titolo, si mischiano all'ululare del Moog. Qualche rintocco di campana ed il brano vero e proprio prende il volo. Abbiamo questa volta una traccia dalla stesura lineare che presenta ancora una volta graziose influenze hard-rock blues. Le tastiere ci regalano ancora qualche deliziosa sorpresa, come il piccolo siparietto a metà traccia: un ritornello classicheggiante e scherzoso. Il brano termina un po' bruscamente e finisce così un altro piccolo classico misconosciuto del passato: non una perla di originalità e bravura ma sicuramente un album gradevole e di valore su tutti i fronti. Inutile dire che se lo vedete da qualche parte il consiglio è di farlo vostro.

Jessica Attene

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