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ARIEL Russkie cartinky (Russian pictures) Melodiya 1977 RUS
 

Negli anni Settanta, mentre i giovani dell'occidente facevano volare alti pensieri di libertà e ribellione veicolandoli attraverso la musica, in Russia, dove il regime vietava in maniera categorica di pensare ed esprimersi liberamente, la musica, che veniva pubblicata esclusivamente dall'etichetta statale, doveva avere dei contenuti disimpegnati e spensierati. In questo clima di chiusura le composizioni di questo "ensemble vocale e strumentale" (così venivano denominati i gruppi musicali) erano molto popolari e rappresentavano la colonna sonora di molti ragazzi sparsi per l'Unione Sovietica. Non era permesso ovviamente usare il termine progressive, guai ad associare l'idea di progresso ad un genere nato in occidente, ma gli Ariel possono essere considerati a tutti gli effetti un gruppo Prog.

Nascono nel 1970 a Chelyabinsk, una piccola città addossata ai monti Urali e, guidati dal loro leader artistico, Valery Yarushin, cantante e principale compositore, si fanno conoscere per il paese partecipando a numerosi festival e vincendo anche delle competizioni. Nel 1974 iniziano a lavorare per la società filarmonica di Chelyabinsk e nel 1975 pubblicano il loro album di esordio, intitolato semplicemente "Ariel". Questo di cui parliamo è il secondo album e ci mostra il gruppo al massimo del proprio potenziale artistico, coinvolto in uno stile musicale squisitamente sinfonico e allo stesso tempo profondamente ispirato al folklore locale. Per la precisione diverse canzoni sono dei riadattamenti di musiche popolari molto conosciute in Russia, rivisitate in chiave Prog, in uno stile scoppiettante e fresco, assimilabile in qualche maniera al Prog sinfonico che spopolava in occidente pochi anni prima. Nella sua versione originale il vinile comprendeva otto tracce, portate a ben 19 nella ristampa in CD, intitolata "Zolotaya Kollekzja 2", grazie all'inserimento di singoli ed inediti.

Subito la prima canzone, "Narodnoje Gulyanie", colpisce per la varietà di ritmi ed il continuo variare di tempi e situazioni musicali che ricordano in un certo senso "Act One" dei Beggars Opera. Le sonorità sono tipicamente early Seventies ed emerge un bellissimo lavoro di sincrono fra le chitarre di Sergej Antonov e Lev Gurov e le tastiere di Rostislav Gepp che si rincorrono col pianoforte. L'altro elemento di gran pregio è costituito dalle meravigliose parti corali e bisogna dire che il russo è una lingua davvero musicale ed adatta a questo tipo di melodie. "Alyonushka", composta dal tastierista, è una dolcissima canzone d'amore che alterna toni da ninna nanna a belle impennate melodiche con intrecci dinamici di tastiere, chitarre e pianoforte. "Skomoroshina" è un'esplosione continua di temi classicheggianti, folk e sinfonici che si muovono sul traino di una sezione ritmica festosa ed indomita, gestita dal basso del maestro Yarushin e dalla batteria del simpatico Boris Kaplun.

"Chastushky" apre il lato B con ritmi meno concitati: si tratta di una canzone ariosa e divertente con liriche tratte da canti tradizionali. Le ultime tre canzoni sono tutte dei riadattamenti di brani popolari anche se gli arrangiamenti sono briosi e particolari. In "Otstavala Lebedushka" si alternano parti corali evocative e malinconiche, con controcanti femminili, a passaggi ritmati, scanditi da basso e chitarra, ed improvvise virate verso tempi di valzer. Il brano ha un mood oscuro e misterioso che a tratti può ricordare il Balletto di Bronzo. "Ya Na Kamushke Sizhu", più tipicamente folk, si contraddistingue per i complessi intrecci vocali, con canti, controcanti e ritornelli giocosi. "Po Bliudu, Bliudu Serebrianomu", un breve brano di appena due minuti e mezzo, con le sue note di flauto, ci ricorda a più riprese la PFM: si tratta davvero di un piccolo gioiellino. "Kak Po Rechenke Gogolyushka Plyvet" sembra qualcosa di più strettamente cantautoriale e chiude in maniera leggera un album sicuramente sorprendente che invoglia ad essere ascoltato a ripetizione.

Dopo la pubblicazione di "Russkie Cartinky" gli Ariel si portano su territori più melodici ed accessibili anche se persiste, nelle due produzioni successive ("Ariel" e "Kazhdyi Den Tvoy"), una certa complessità e varietà stilistica. La carriera musicale del gruppo si spinge, attraverso vari cambiamenti di line-up, segnati soprattutto dall'abbandono di Yarushin nel 1989, fino ai nostri giorni. Nell'attuale formazione, che riesce ancora a riscuotere un discreto successo di pubblico in patria, rimangono soltanto tre membri originari.

Jessica Attene

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