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YALLA Tri kolodza Melodiya 1982 UZB
 

Gli Yalla, che hanno preso il loro nome da una canzone tradizionale che si accompagna a passi di danza, sono una vera e propria istituzione in patria, nel vero senso del termine, considerando anche il fatto che il leader e fondatore del gruppo Farruh Karimovich è diventato ministro della cultura in Uzbekistan. La band venne formata, nel 1970, da un gruppo di studenti dell'Istituto Teatrale e del Conservatorio di Tashkent ed i ragazzi fecero la loro prima grande apparizione in pubblico alla competizione televisiva per nuovi talenti "Allo my ishem talanty!" (Salve, cerchiamo talenti!) ove si fecero avanti con i loro abiti colorati e le loro canzoni dal sapore esotico che parlavano di sabbia, sorgenti e carovane che si muovevano sotto il sole cocente. Alla musica di propria invenzione il gruppo spesso associava testi di famosi poeti dell'est come Alisher Navoi, Lobster Khayyam e Rabindranata Tagore. Le loro canzoni fecero subito presa ed iniziarono ad essere trasmesse da tutte le radio in ogni angolo delle repubbliche socialiste. In trenta anni di attività il gruppo sembra essere ancora molto famoso e canzoni come "Uch Kuduk", che all'epoca divennero dei veri e propri hit nell'allora Unione Sovietica, persistono tuttora nella memoria popolare. Il grande merito degli Yalla è stato quello di aver reso popolare il folk rock Uzbeko nel resto del paese: qualcuno li ha persino soprannominati "gli ABBA Uzbeki" e finirono col diventare dei veri e propri eroi nazionali. Con la disgregazione dell'URSS il gruppo non si sciolse ma continuò a suonare dal vivo, comporre nuova musica e pubblicare album.

"Tri kolodza" (tre sorgenti) venne registrato nel 1981 e l'anno successivo venne pubblicato per l'etichetta di stato sovietica Melodiya e messo in vendita per 2 rubli e 15 kopeki. Il brano di apertura è il già citato "Uch Kuduk": il vento ed il rumore dei sonagli che introducono la canzone fanno pensare subito ad un ambiente assolato e le "tre sorgenti", che vengono nominate a più riprese nel testo, ispirano la voglia di immergersi nell'acqua, come in effetti fanno i membri del gruppo nelle foto sul retro copertina. I suoni sono vagamente esotici e folcloristici ma prevale una festosa atmosfera pop che si concretizza soprattutto nel ritornello cantabilissimo e piacevolmente ossessionante. Strumenti tradizionali e archi si intrecciano a formare una base musicale semplice ma evocativa: sicuramente si tratta di un brano dalla presa micidiale. Con la traccia successiva i ritmi si movimentano e si parla questa volta del sole: "Solnze". La durata del brano è molto breve, appena 2 minuti e mezzo, ma lo swing è coinvolgente con fiati, assoli di chitarra acustica e cori, anche con voce femminile, decisamente piacevoli. "Net krasiveiy" si contraddistingue per le sue caratteristiche più spiccatamente hard rock: il cantato è incalzante ed il pezzo è nel complesso abbastanza energico, con tanto di assolo finale di chitarra elettrica. In chiusura del lato A viene inserito uno dei brani più particolari: "Eta lyubov" (questo è amore) con un'apertura dominata dal sitar ed un cantato dal sapore speziato ed orientale. L'intro, dagli aromi magici ed esotici, introduce una deliziosa canzone d'amore che si muove su ritmi piacenti e sinuosi, scanditi da percussioni tradizionali, con graziosi tratteggi di flauto, archi e strumenti acustici a corde pizzicati con grazia (nelle note di copertina non viene precisata la strumentazione impiegata). Il vero grande effetto di novità si respira comunque nel lato B che viene aperto da una coppia di canzoni cantate in Uzbeko, "Pesenka Nasreddina" (la canzone di Nasreddin) e "Yalla". I profumi della tradizione, molto pronunciati in questo caso, si mischiano ai suoni degli strumenti elettrici, fra cui spicca un basso in netta evidenza e tastiere appena accennate sullo sfondo. Le atmosfere sono spiccatamente orientali ed arabeggianti ma la commistione con suoni moderni crea un effetto particolarissimo. In "Yalla" i ritmi acquisiscono un feeling quasi disco-pop, stemperato comunque nella gaiezza delle sonorità tradizionali, da notare inoltre la presenza di un assolo di tastiere che hanno in questo album un ruolo un po' sacrificato: l'effetto finale è comunque singolare. "Bespechnaya krasaviza" è un allegro brano acustico, semplice e spensierato. In chiusura abbiamo "Posvala menya doroga", uno dei brani più belli, dominato da archi drammatici che emettono una sorta di cupo ronzio e suoni che ancora una volta ci riportano alla tradizione. Si tratta di un pezzo ricco di pathos che ispira una profonda malinconia, in cui sentimenti di dolcezza e inquietudine si confondono in maniera romantica. Forse non si tratta del tipico album di prog sinfonico che molti vorrebbero aspettarsi, ciò non toglie che questo album, per certi versi straordinario, meriti senza dubbio un suo spazio nel panorama progressivo dell'Est.

Jessica Attene

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