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KESTREL Kestrel Cube Records 1975 UK
 

Vi erano tempi in cui il gusto per certe sonorità che oggi definiamo vintage era così forte da influenzare anche la musica destinata ad un consumo più largo. Per la sua melodicità, per il suo grosso potenziale commerciale, che però non si è mai concretizzato attraverso le vendite, questo album è stato definito da alcuni critici come prog fondamentalmente per l'uso di massicce dosi di Mellotron: un album dall'anima pop con sonorità vintage in sostanza, da qualcuno bistrattato, da altri considerato come una perla dimenticata. Comunque la pensiate è innegabile la piacevolezza di questa musica, così incentrata sul cantato, a cura dell'ugola vellutata ed espressiva di Tom Knowles, così ricca di ritornelli cantabili e di motivi ammiccanti ma arrangiata secondo modalità Progressive, con sonorità che gli appassionati di questo genere troveranno congeniali. Organo, Mellotron e Piano Elettrico sono gli ingredienti segreti dell'album: questi strumenti formano dei tappeti sofisticati che rendono deliziose quelli che potenzialmente potrebbero rivelarsi come dei brani radiofonici. Il principale compositore dell'album, l'unico realizzato da questo quintetto di Newcastle, è il chitarrista Dave Black, noto anche per aver militato per cinque anni nella band di David Bowie. La traccia di apertura, "The Acrobat", è invece la sola composizione realizzata dal tastierista John Cook ma a dispetto di quello che si potrebbe immaginare, le tastiere sono piazzate sullo sfondo, a fare da cornice ad una canzone perfettamente cantabile, brillante e incredibilmente scorrevole ma non priva di sorprese, come qualche passaggio in Yes Style ed un sound rinvigorito da potenti iniezioni di Mellotron. L'impianto vocale della successiva "Wind Cloud" potrebbe addirittura ricordare qualcosa dei Bee Gees mentre in altre occasioni potremmo sorprenderci a pensare ai primi album dei Supertramp, mentre per quel che riguarda influenze a noi più vicine posso citare band come Fruupp, Fantasy e Spring. Tentazioni commerciali si confondono con i modi del Progressive Rock creando un insieme musicale ambiguo e sorprendente che indica più che il tramonto di un genere il preludio verso altri tempi, segnati da altre mode musicali. Fra i pezzi più belli, per quel che riguarda il cantato, troviamo senza dubbio "Last Request", la canzone collocata in chiusura del lato A, costruita interamente su parti corali romantiche che scivolano su imponenti coltri di Mellotron. Il lato B si apre con una traccia appena più complessa, "In The War", che presenta intrecci a metà strada fra Fruupp e Yes, in cui sono preponderanti le parti strumentali, con un assolo centrale in cui l'organo emerge con prepotenza. Ma la traccia più bella dell'intera opera è forse l'ultima, "August Carol", con le sue ampie parti di tastiere che spadroneggiano letteralmente nella lunga sequenza conclusiva… peccato soltanto per la chiusura in dissolvenza. Nonostante le spinte promozionali della casa discografica l'album ha venduto purtroppo molto poco ma nonostante questo è considerato oggigiorno un disco di culto dagli amanti del genere. Esiste una ristampa realizzata da un'etichetta giapponese che si può ancora trovare, anche se a prezzi decisamente non competitivi.

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Jessica Attene

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