Penso di non poter essere tacciato di poca obiettività, di lasciarmi influenzare dai gusti personali, nel definire i messicani Iconoclasta un gruppo fondamentale nel panorama prog mondiale di sempre. Penso che nessuno possa negare loro l'originalità e la spregiudicatezza di un suono ardito costruito su architetture all'apparenza volatili ma solide alle fondamenta. Penso che nessuno possa non riconoscere al gruppo la lontananza da ogni clichè, convinzione avvalorata dal notare che, nell'arco dei loro 15 anni di carriera, sono stati avvicinati ai più disparati gruppi… rimanendo solamente Iconoclasta.
Se è vero che la perfezione degli arrangiamenti e la complessa struttura delle canzoni richiamano doti proprie dei Gentle Giant, se è vero che certe evoluzioni della loro musica suonano vicine a gruppi come Osanna, se è vero che le turbinose tastiere hanno scomodato paragoni con nomi eccellenti come Wakeman… la lontananza reciproca di questi nomi rende l'idea di quanto effimeri e marginali siano tali accostamenti. Melodie a volte turbolente, a sprazzi eteree; un suono sempre corposo, sia che ai grintosi assoli di chitarra distorta si sostituisca il sognante incedere di tastiere fluttuanti; sonorità capaci di essere lieve galleggiare di un cigno su onde cullanti o voli pindarici di un aquilone in una bufera. Musica impossibile da fermare su un foglio, improponibile disegnare i contorni di armonie in perenne fuga, in continua espansione e dalle improvvise contorsioni. Ogni strumento segue proprie traiettorie, libero di spaziare all'infinito, esplorare gli angoli più reconditi dell'universo musicale e riportare a cavallo delle note sensazioni ed emozioni senza tempo.
Una premessa si impone a questo punto, prima di tentare di ricostruire la storia degli Iconoclasta: non è mia intenzione isolare le singole opere per analizzarle, in quanto la complessità, l'originalità e la peculiarità della musica proposta in ogni disco richiederebbe una vera e propria recensione per ognuno di questi… cosa impossibile per motivi di spazio. La musica degli Iconoclasta tende a superare la proposta musicale convenzionale, assommando elementi di classica, elettronica, jazz, folk, blues e via di seguito, proponendoli nella multicromatica espressività del rock progressivo; nei diversi lavori queste differenti influenze vengono a sovrapporsi, confondersi, imporsi le une sulle altre, ma descrizioni del tipo "questo è più jazz di quello, quest'altro è classicheggiante come quello" mi sembrano di pessimo gusto. Sminuire l'intensità e la personalità di lavori dalle mille sfaccettature a stupide etichette mi pare alquanto inopportuno.
Si può quindi iniziare dal 1978 a descrivere un viaggio che non è ancora finito: in questo periodo 5 vicini di casa che rispondono ai nomi di Ricardo Moreno, Victor Baldovinos, Ricardo Ortegon, Nohemi D'Rubin e Rosa Flora Moreno si distribuiscono rispettivamente a chitarra, batteria, chitarra, basso e tastiere e danno vita ad una band di garage rock, dedicandosi per un paio d'anni a crude canzonette rockeggianti. E' solo nel 1980 che ha veramente inizio il progetto ICONOCLASTA; fondata una propria etichetta, la Discos Rosenbach, e affinati nel corso di 3 anni suoni e melodie molto personali e all'avanguardia, nel dicembre dell'83 vede la luce il primo, omonimo disco dove si possono trovare tutti gli elementi caratteristici della loro musica, i continui dualismi chitarre-tastiere, l'intrecciarsi delle melodie con il lavoro di basso e batteria… la concretizzazione di ciò che si definisce apertura mentale.
L'album riscuote parecchi consensi a livello nazionale, tanto che il Ministero dell'istruzione messicano decide di sponsorizzare, nell'arco di due anni, numerosi concerti, esperienze che permettono agli Iconoclasta di sviluppare e personalizzare ancor più la loro musica fino a fare un passo avanti lungo la strada intrapresa col primo lavoro, incidendo "Reminiscencias". L'album rivela una caratteristica molto importante della concezione musicale del gruppo: il respingere le utopiche e favolistiche visioni del mondo tipiche della musica progressiva per scagliarsi contro problemi reali del nostro mondo: "Reminiscencias" è un'aperta critica a quella che allora veniva chiamata la corsa agli armamenti, una posizione pacifista ed antinucleare sempre presente nella loro produzione. Benché realizzato nel 1985 e benché la copertina riporti questa data, l'album viene immesso sul mercato solamente nell'aprile dell'86 per via del tragico terremoto che scosse il Messico… fu comunque questa la data della definitiva consacrazione internazionale, dapprima negli Stati Uniti, poi in Europa.
Nel settembre dell'87 vede la luce l'EP "Suite Mexicana", sorta di summa della tradizione musicale messicana dove autori classici di queste terre come Pablo Mancayo e Silvestre Revueltas vengono letti in chiave prog, con evidenti venature ispanico-indiane nello svolgersi dei ritmi. In quegli anni Ricardo Moreno, mente e chitarra del gruppo, pur rimanendo alla guida degli Iconoclasta, fa il suo esordio nel ruolo di tastierista a tempo pieno nei Praxis, altra prog band messicana che immetterà sul mercato un unico lavoro intitolato "La eternidad de lo efimero", giusto a un giorno di distanza dalla pubblicazione della quarta opera made in Iconoclasta: "Soliloquio". Numerosi ospiti affiancano i cinque musicisti nella realizzazione del disco, gente del calibro del saxofonista Jose Luiz Romero (proveniente dalla Banda Elastica), il flautista Alejandro Gonzalez ed alla voce Arturo Huizar (dai Luzbel) e Laura Vazquez (presente già in "Reminiscencias")… individualità che sanno dare al lavoro tocchi personali che caratterizzano il disco, pur rimanendo questo nell'ottica sinfonica della band.
Una rivoluzione nell'organico ridisegna nel gennaio '88 l'assetto del gruppo: Rosa Flora Moreno e Nohemi D'Rubin lasciano e, mentre Ricardo Moreno decide di dedicarsi completamente alle tastiere, l'ex-Praxis Hector Hernandez viene ad occuparsi delle chitarre ed Alfredo Raigosa del basso. Come tributo a chi lascia viene pubblicato "Siete años", compilation che raccoglie pezzi suonati dai membri originari presi dai precedenti lavori… ma la piccola rivoluzione non scoraggia i sopravvissuti che iniziano a lavorare a quello che sarà il sesto album: "Adolescencia cronica", realizzato nel dicembre '88. L'ingresso dei nuovi membri dà sicuramente un tono diverso alla musica del gruppo ma i risultati sono altrettanto eccellenti, come confermato dall'uscita della settima fatica, "En busca de sentido", che viene promossa con una serie di concerti in Spagna, dove una fantine locale (Aristillus) tributa loro un vero e proprio trionfo quando, in un referendum, gli Iconoclasta troneggiano nelle classifiche riservate a miglior live-act, miglior chitarrista e miglior compositore.
Il 1990 si apre con la dipartita di Alfredo Raigosa che viene sostituito da Juan Carlo Gutierrez e, con la nuova formazione, si esibiscono dal vivo nel prestigioso Teatro de la Ciudad di Città del Messico, registrando per l'occasione il live "Iconoclasta en concierto", dove viene dato libero sfogo alla grinta e all'irruenza del loro suono, potenza che a fatica riesce ad essere contenuta nel disco. Subito dopo il concerto, il neoacquisto Gutierrez lascia e viene sostituito dal membro originario D'Rubin. A conferma della convinta vocazione pacifista che anima il gruppo, l'8 dicembre, per festeggiare il decennale, gli Iconoclasta si esibiscono nella Plaza de las Tres Culturas, una sorta di Piazza Tien An Men messicana, dove suonano "La historia supera cualquier ideologia", in ricordo degli studenti morti in difesa dei diritti umani.
Ci si avvicina ai giorni nostri: nel 1991 Hector Hernandez lascia il gruppo che si ritrova un quartetto di membri originari i quali, lungi dal perdere entusiasmo, registrano "La rencarnacion de Maquiavelo", nuova espressione della poliedricità degli Iconoclasta. Anche qui, come negli altri lavori, avventurandosi nei meandrici labirinti di un suono dalla dinamica complessa, è possibile notare l'esistenza di una comune caratteristica: la creazione di una propria mitologia che, prendendo nettamente le distanze da impostazioni favolistiche, si distacca anche dalla realtà… una sorta di isola immersa nelle brutture del mondo.
Il rapido (o meglio, non rapido ma lacunoso) excursus nella vita degli Iconoclasta finisce qui ma la storia non è ancora finita… dopo aver provato l'autoproduzione, dopo aver avuto rapporti con case di importante peso come la messicana Avanzada Metallica o avere collaborato con altre realtà come l'americana Art Sublime, pare che il gruppo stia per sbarcare su lidi a noi molto vicini, firmando per la Mellow Records…
A chi intende avvicinarsi per la prima volta agli Iconoclasta non si può sconsigliare a priori alcun lavoro, anche se "Reminiscencias" (ristampato assieme al primo disco su un unico CD, così come "Suite Mexicana/Soliloquio" ed "Adolescencia…/En busca…") è probabilmente il titolo più rappresentativo, sia perché assomma, nella piena maturità, tutti i tratti della loro musica, sia per la non particolare impostazione datagli, mentre "La rencarnacion…" è forse il titolo più debole; per chi è già partecipe della grandiosità degli Iconoclasta si può solo aggiungere che, oltre che sui titoli sopra evidenziati, la band è comparsa nell'88 su un progetto chiamato "Exposure" assieme ad altri 15 gruppi… penso che sia veramente tutto.
Mi scuso per la crudezza di questo pezzo, assolutamente non specchio di un gruppo da sogno come quello preso in esame; per riportare l'atmosfera su toni più consoni a questi geni chiudo con alcuni passi della canzone "Soliloquio": "Noi siamo ora ciò che in passato non volevamo essere… Ricorderò la triste opportunità di un vivere breve, dei numerosi modi per morire… Ti vedrò alla fine dove troverai il significato dell'esistenza".
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