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MUGEN Giovanni Giurco
 

Questa retrospettiva è dedicata ai Mugen, sicuramente uno dei migliori gruppi giapponesi (insieme ad Outer Limits e Pageant) degli anni '80.
Si formano nel 1978 a Kyoto dall'incontro di 2 musicisti: Katsuhiko Hayashi (tastierista e mente del gruppo) e Takashi Nakamura (voce e tastiere). I Mugen sono da considerare una band aperta, infatti attorno ai due nomi sopraccitati, nel corso degli anni, si son o alternati una miriade di musicisti.
Il loro primo LP, il leggendario "Sinfonia della Luna", esce appena nel 1984, su etichetta privata e in Giappone diventa immediatamente (nel mercato underground) un venerato oggetto di culto. L'album si apre con una suite divisa in 4 parti (purtroppo i titoli sul disco sono scritti in caratteri giapponesi e non sono riuscito a tradurli). Le tastiere regnano sovrane (come del resto in tutti i brani della produzione Mugen); la suite comincia molto lentamente e diventa, via via che trascorrono i minuti, sempre più sinfonica e complessa, con continui cambiamenti di atmosfera. La voce malinconica e soave del cantante T. Nakamura (i testi sono in giapponese) interviene solo di rado; le parti strumentali sono infatti quelle che prevalgono. Le influenze sono da far risalire ai Genesis (quelli di "A trick of the tail" e "Selling England") e a Steve Hackett (di "Voyage of the acolyte"), comunque c'è bisogno di ripetuti ascolti per poter apprezzare appieno tutta la poesia celata in questo brano. C'è ancora tempo per un breve pezzo, tra l'altro non molto significativo, e così si chiude il primo lato del disco.
La seconda facciata, dopo tre brani abbastanza brevi (uno dei quali incredibilmente uguale ad alcune parti di "The cinema show"), ci regala un secondo capolavoro, di oltre 10', diviso in due parti: la prima acustica, con chitarra 12 corde e voce in primo piano; la seconda è invece più ritmata, con assoli di tastiere e chitarra elettrica. Da segnalare il bellissimo cambiamento di atmosfera tra la prima e la seconda parte del brano, tutto giocato tra l'intreccio di mellotron con il suono di un'altra tastiera che sembra provenire da un altro mondo. Un'ultima cosa: nel testo, cosa molto curiosa, ci sono alcune brevissime strofe in italiano; anche nel loro terzo LP, come vedremo, ci sarà una cosa analoga.
Nel 1985 i Mugen, dopo il successo di "Sinfonia della Luna", partecipano alla compilation "Progressive battle live ‘85" (3 flexi discs) assieme a Pageant, Negasphere, Tsurugi No Mai, Aquapolis e Outer Limits, che testimonia l'attività live della band.
Il 1986 è un anno molto importante per i Mugen, ricco di importanti uscite discografiche; ad aprile esce infatti il loro secondo splendido LP "Leda et le cygne", da molti considerato il capolavoro, che si avvale della collaborazione dei migliori musicisti giapponesi del giro progressivo: Katsuhiko Mr. Sirius Miyatake al flauto e alla chitarra classica e la violinista degli Outer Limits Takashi Kawaguchi, in primis. L'album contiene sette brani e comincia con la title-track, dedicata al pittore-letterato simbolista parigino Gustave Moreau (autore tra l'altro degli splendidi dipinti delle copertine), un brano dall'inizio molto malinconico, con un violino che ricorda molto da vicino alcune cose del gruppo italiano Quella Vecchia Locanda. Seguono "La rosa" e "Salomé" che, come il precedente, iniziano con una delicata ouverture strumentale di rara bellezza e finiscono in modo alquanto sinfonico, chiudendo la prima facciata. Girando il disco si arriva al capolavoro "Edmond's old mirror", un brano di 10' diviso in due parti, la prima vocale e la seconda strumentale, con un incredibile crescendo di violino, mellotron e chitarra elettrica. Seguono "Brugge" e "Carmilla" e lo splendido strumentale "Parane pour un infante défunte", che chiude l'album in modo malinconico così come era iniziato. Con "Leda et le cygne" i Mugen raggiungono la maturità stilistica, il loro discorso musicale diventa più personale e si arricchisce di nuovi strumenti, infatti largo spazio viene affidato al violino e al flauto, le tastiere quindi sono meno presenti; sono poi quasi del tutto assenti i passaggi genesisiani.
Sempre nel 1986 i Mugen partecipano alla compilation "Progressive battle live ‘86" (2 flexi), assieme a Negasphere, Outer Limits e Pale Acute Moon. Nel settembre dello stesso anno esce un singolo con due brani inediti ("Show dream" / "Leonardo"), che si fa ammirare, oltre che per la musica contenuta, per la splendida copertina (cosa alquanto inusuale per un 45 giri) apribile (!). Infine, in dicembre, la riedizione remixata a tiratura limitata (500 copie) di "Sinfonia della Luna", con una splendida gimmick-cover.
Nel 1987, al contrario dell'anno precedente, la band ha un momento di stasi e non si ha nessuna testimonianza vinilica.
Alla fine dell'88 esce, quasi a sorpresa, l'ultimo album "The princess of Kingdom Gone". Con questo disco si ritorna alle atmosfere di "Sinfonia della Luna"; le tastiere di Hayashi ritornano a regnare incontrastate, infatti mancano (e si sente) il violino e il flauto che molto avevano caratterizzato il sound dell'LP precedente ma, non fraintendetemi, "The princess" è un disco bellissimo! Si parte con la mini-suite omonima, primo capolavoro dell'incisione, come al solito piena di cambi di atmosfera dove al cantato prevalgono le parti strumentali. Seguono lo strumentale "The lady of Shalott", sinfonico fino all'osso (un po' alla Enid) e "Legend of the forest", brano insolitamente energico e ritmato (qui al canto, oltre a Nakamura, c'è la vocalist dei Terra Rossa Kazue Akao) che chiude il primo lato. La seconda facciata si apre con "Dazzling Ligeia" e "Black panther"; segue il secondo capolavoro "Trident rock", oltre 7 minuti di pura magia, dove le mille tastiere di Hayashi si susseguono l'un l'altra, creando un vortice sonoro di mirabile bellezza, cesellato qua e là dal suono di una chitarra acustica arpeggiata. Nakamura, con la sua nostalgica voce interviene solo alla fine. Infine "Una donna", dal curioso testo metà giapponese e metà in (uno pseudo) italiano, chiude l'album.
Questa è, purtroppo, la loro ultima testimonianza discografica; adesso infatti i Mugen non esistono più: del cantante T. Nakamura si sono perse le tracce, mentre K. Hayashi è divenuto il Progressive sound adviser di band come Social Tension, Providence, etc. Poi nel 1990 è entrato a far parte del supergruppo Pazzo Fanfano di Musica, ove militano anche Katsuhiko Miyatake, Motoi Sakuraba, Takashi Aramaki (ex Outer Limits) e molti altri ed ha composto (per il disco omonimo) un brano dal titolo "La dolce follia" dove, per un attimo, sembrano ritornare le magiche atmosfere dei defunti Mugen.
Per concludere, un consiglio: se amate il suono malinconico e celeste del mellotron, i Genesis e Steve Hackett e avete tanti soldini (i dischi purtroppo sono un po' cari), dovete assolutamente procurarvi i dischi dei Mugen che, tra l'altro, fra l'88 e il 91 sono stati ristampati tutti su CD.

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