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ASIA MINOR (1992) Riccardo Maranghi
 

Probabilmente molti di voi conosceranno già questo gruppo, grazie soprattutto all'opera di riedizione della Musea. Personalmente ritengo gli Asia Minor uno dei migliori prodotti della scena prog transalpina e credo perciò che sia giusto, anche alla luce della recente riformazione, tributare loro questo articolo, in attesa del nuovo capitolo discografico della loro storia.

Gli Asia Minor si formano nel 1973 ad opera del chitarrista-cantante Setrak Bakirel e del flautista Eril Tekeli. La scelta del nome non è casuale, dal momento che entrambi possono vantare chiare origini turche. Ai due si aggiungono prontamente un batterista, Can Kozlu (anche la sua provenienza è probabilmente mediorientale) e un bassista, il quale abbandonerà però la band dopo breve tempo per essere rimpiazzato da un certo J.P. Bottier. I quattro lavorano per due anni alla composizione di una prima collezione di pezzi, dopodichè si ritengono pronti ad affrontare il battesimo live: è così che nel 1975 la particolare miscela musicale degli Asia Minor viene per la prima volta proposta al pubblico.
Un importante avvicendamento si prospetta comunque all'orizzonte ed infatti nel 1977 si verifica la sostituzione del batterista con l'eccellente Lionel Feltrami, a quell'epoca soltanto sedicenne, reclutato attraverso la solita inserzione su un giornale di annunci. Attraverso di lui il gruppo avrà anche un primo contatto con Robert Kempler, futuro tastierista della band e amico appunto di Beltrami, che verrà comunque inizialmente scartato da Teseli e Bakirel, convinti a quel tempo che la musica degli Asia Minor non avesse bisogno del suo apporto. Con l'anno successivo giunge finalmente il momento dell'esordio discografico, preceduto da una serie di piccoli sconvolgimenti nell'organico che porteranno alla mancanza di un bassista all'atto dell'ingresso in studio. E' così che Bakirel e Tekeli decidono di assicurare essi stessi le parti di basso, coadiuvati nella registrazione anche dal tastierista Nick Vicente, membro dei Grime (altra band prog operante nel periodo autrice di un unico album), il cui ruolo sarà comunque abbastanza marginale.
"Crossino the line", registrato a Parigi nell'ottobre del 1978, è un lavoro totalmente autoprodotto a cominciare dalla stessa cover, opera dei membri della band. La musica che scaturisce dai solchi del vinile rivela indubbiamente le origini degli autori (alcuni brani sono addirittura cantati in turco!): il sound degli Asia Minor è infatti molto particolare, basato su scale che danno un tocco di orientalità all'opera. Detto questo non si pensi comunque ad una cervellotica rielaborazione di canti tradizionali: siamo pur sempre ben dentro ai confini del prog rock, come chiaramente dimostrano gli arpeggi di "Landscape" o le progressioni di "Mahzun gozler", tanto per fare due esempi. Tra gli strumenti emerge in modo prepotente il flauto di Tekeli, dotato di un'ottima sensibilità, ma anche la chitarra talvolta crimsoniana di Bakirel e la sua voce nostalgica sono strutture portanti della musica degli Asia Minor. Beltrami, dal canto suo, assicura un drumming molto originale, basato su tempi dispari e ritmi spesso serrati: per sua stessa ammissione non concepiva la batteria come semplice strumento di accompagnamento ma come un qualcosa di complesso, capace di dare un contributo alla melodia. Il disco, pur non essendo un capolavoro, riesce a convincere ascolto dopo ascolto, soprattutto per la sua indiscutibile originalità. Certo alcuni limiti sono avvertibili; talvolta il suono è un po' povero ed alcune composizioni non mi soddisfano del tutto, ma il gruppo si dimostrerà in seguito capace di saperli aggirare. Purtroppo, soprattutto a causa di una pessima distribuzione, "Crossino the line" circola veramente poco e all'interno dei confini francesi; le basi comunque sono gettate ed il nome degli Asia Minor comincia a circolare tra gli appassionati d'oltralpe.
Il 1979 vede l'ingresso in formazione del già menzionato Robert Kempler, dapprima chiamato a ricoprire il vacante posto di bassista e che finirà col diventare tastierista in pianta stabile della band. I 4 iniziano così a lavorare alla composizione del secondo LP, che risulta pronto già nei primi mesi del 1980. I soliti problemi di produzione e distribuzione (il gruppo aveva già tentato senza successo di trovare una casa disposta a finanziare la realizzazione dell'album) ne fanno slittare la pubblicazione fino al luglio dell'anno successivo, mese in cui "Between flesh and divine" viene finalmente dato alle stampe.
Ancora una volta si tratta di un'autoproduzione ed ancora una volta (come era avvenuto per "Crossino the line") la coppia Bakirel/Tekeli risulta compositrice dell'intera opera. Si avverte innanzi tutto una indubbia evoluzione del sound del gruppo: la musica è qui molto più fluida e compatta, senza quegli alti e bassi che in parte avevano inficiato l'opera d'esordio, e direi anche più europea, segno di una maggiore sensibilità ai preziosi insegnamenti dei maestri d'oltremanica (King Crimson su tutti, ma anche Jethro Tull). Certo le radici mediorientali sono sempre avvertibili (ascoltatevi ad esempio la superba introduzione di "Dedicace") ma le composizioni hanno acquistato scorrevolezza, le melodie sono più incisive, la voce di Bakirel più suadente e le evoluzioni del flauto di Tekeli davvero da brividi: insomma è tutto un altro ascoltare. Una tiratina d'orecchie il gruppo se la merita comunque per la durata dell'opera che raggiunge soltanto 34 minuti, ma tutto sommato la qualità della stessa finisce per colmare ampiamente questa lacuna.
Poco tempo dopo l'uscita del disco, gli Asia Minor riescono anche a trovare un distributore inglese disposto a commercializzare l'LP: è così che esso riesce a vendere molto meglio ed anche al di fuori dei confini francesi, assicurando al gruppo una maggiore notorietà. Ciononostante, a dispetto degli sforzi dei componenti per ottenere una qualche considerazione da parte della stampa e delle major, esso continua ad essere ignorato, a vivere ai margini di business non disposto a considerare una musica che andava al di fuori dei comuni clichè (la solita solfa…). E' per questo che la band, stanca ormai di seminare molto per raccogliere poco, si sfalda nel 1983. Tekeli rientra in Turchia, gli altri si perdono di vista ad eccezione di Bakeli e Kempler che comporranno assieme una colonna sonora per il film "Le mur".
Fino a poco tempo fa sembrava che la parola fine della vicenda fosse ormai più che definitiva; la notizia di una possibile reunion mi ha quindi colto del tutto di sorpresa, spronandomi a documentarmi in proposito. Ho così appreso che, dopo un primo fallito tentativo risalente al 1987, Bakirel e Feltrami sono riusciti a rimettere assieme il gruppo l'anno passato, tenendo oltretutto un concerto in giugno in un teatro parigino. La formazione è però ampiamente rimaneggiata, includendo Evelyne Kandel al basso e Michel Rousseau (chiamato a sostituire un indeciso Kempler) alle tastiere e chitarre. E' dunque assente Tekeli (che si trova tuttora in Turchia e sta lavorando ad un progetto solistico) e con lui quel flauto che dava un'impronta decisiva al sound degli Asia Minor. La band promette comunque un imminente ritorno discografico: non ci resta quindi che aspettare gli sviluppi per trarre delle valutazioni definitive.

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