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RAW MATERIAL Riccardo Maranghi
 

I primissimi anni '70 furono, in Inghilterra, teatro della nascita di un incredibile numero di gruppi prog minori che, sull'onda del successo tributato ad altre bands come Jethro Tull, EL&P ed in particolare King Crimson, realizzarono al più un paio di album per poi spegnersi immediatamente, soprattutto a causa di gravi difficoltà finanziarie o della parziale indifferenza con la quale veniva accolta la loro musica. Tra questi rientrano molti nomi noti agli appassionati di progressive (talvolta più per il loro valore collezionistico che per gli effettivi meriti musicali) quali Gracious, Ton Ton Macoute, Ben, Cressida, Cirkus, Titus Groan, Still Life e via dicendo, autori di una musica spesso in bilico fra rock sinfonico, jazz, blues e hard rock. In questo contesto si muovevano comunque anche bands di assoluto valore, sicuramente destinate a miglior sorte se supportate da una maggiore promozione. E' ad esempio il caso dei Raw Material, gruppo londinese composto da 5 elementi (C. Cat, tastiere voce; P. Gunn, basso; D. Greene, chitarra; P. Young, batteria; M. Fletcher, sax e flauto) autore, tra il 1970 ed il 1971, di due ottimi album dal titolo "Raw material" e "Time is... rare".

Già il primo, stampato anche in paesi come Germania e Spagna con copertine diverse dall'originale (e decisamente più brutte) ed alcune differenze nei brani, mette in evidenza un ottimo gruppo, dotato di ottime idee in fase compositiva, sul quale pesa però un po' troppo l'influenza dei Jethro Tull, come si può chiaramente avvertire dall'impostazione di alcune composizioni. Valga a questo proposito l'esempio lampante di "Traveller man" (pezzo del quale fu realizzato anche un 45 giri), che sembra veramente scaturito dai solchi di "Stand up". Il risultato complessivo è comunque ottimo, grazie soprattutto alla brillante vena compositiva dimostrata dalla band, frutto della quale sono interessantissimi brani quali "Time and illusion", "Tighting cock" e la già citatat "Traveller man". E' bene ribadire che siamo pur sempre di fronte ad un'opera del 1970; non aspettatevi dunque grandiose cesellature sonore e grande dispiego di synths: l'album è caratterizzato da una certa primitività (scusate il termine) tipica di tutte le opere del periodo. Non mancano inoltre, nell'ambito dell'LP, deviazioni verso un rock di più facile assimilazione, come nei brevi episodi di "I'd be delighted" e "Pear on an apple tree", brani indubbiamente gradevoli ma che con il prog hanno poco a che fare. In netto contrasto con lo spirito che caratterizza il resto dell'opera, spicca poi l'episodio conclusivo di "Destruction of America", composizione interamente recitata dotata di notevole pathos nella quale si inseriscono ottime aperture sinfoniche.

Decisamente più progressivo (anche se in linea col precedente) il secondo album del gruppo, "Time is... rare", edito nel '71 per l'etichetta specializzata Neon (distribuita dalla RCA). Qui tutte le spigolosità presenti nel disco d'esordio risultano sapientemente addolcite e la grande qualità di questo LP non può far altro che farci rimpiangere la prematura dipartita del complesso dei Raw Material. Le più pesanti influenze denunciate dall'opera d'esordio sono rielaborate in una chiave piuttosto personale, in virtù di un'indubbia maturità oramai raggiunta dalla band. Non mancano certo i riferimenti ai maggiori gruppi dell'epoca; l'uso del sax, in particolare, richiama decisamente i mitici Van Der Graaf, mentre nel contempo sono rintracciabili schemi tipici dei Jethro Tull. Possiamo comunque affermare che con "Time is... rare" i Raw Material hanno acquisito una propria, decisa, identità.

La struttura dell'album è quella tipica di molti dischi di progressive rock: a composizioni più grezze e meno articolate, ma comunque ottime, dalle atmosfere Tulliane o Vandergraaffiane (tra le quali le splendide "Ice Queen", brano d'apertura, e "Miracle worker"), si contrappongono le due grandiose suite conclusive di ciascun lato, "Insolent lady" e "Sun God", più acustiche e meditative, dalle quali traspaiono sottili influenze dei primi King Crimson. Decisamente un grande LP.

Purtroppo, come spesso accade, la band si sfaldò all'indomani dell'uscita della propria opera migliore e rimpiango veramente il fatto che non sia riuscita a dare un seguito a queste ottime premesse. Peccato davvero. Fortunatamente, oltre alla stampa originale (praticamente irreperibile) esistono delle ristampe che, pur essendo illegali, ci permettono di apprezzare ancora oggi questi lavori senza l'onere di una eccessiva spesa. Da segnalare l'esistenza di una ristampa su CD di "Time is... rare".
Buon ascolto.

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