SKALDOWIE
Gli Skaldowie sono stati una delle band di maggior successo commerciale in Polonia, spesso al vertice delle classifiche di gradimento, e tutt'ora la loro ricchissima carriera musicale continua, scandita dalla pubblicazione di nuovi album. Il loro pregio è stato quello di saper fondere con grande gusto e maestria, i motivi della tradizione con la musica rock, coniugando arie melodiche ed irresistibili agli elementi rigogliosi della musica sinfonica, non disdegnando escursioni in altri territori, dalla musica latina al beat anglosassone. Hanno attraversato diverse fasi creative, cercando più o meno sempre di cavalcare l'onda del successo, sfruttando a proprio vantaggio il cambiamento della moda e delle tendenze musicali. Esordiscono di fatto come gruppo beat e, attraverso una graduale metamorfosi, si trasformano in una spettacolare band sinfonica, fino ad involversi con il pop edulcorato degli ultimi anni.
La loro storia inizia a Cracovia nell'estate del 1965, epoca in cui i fratelli Zieliński, (Andrzej, nato il 5 Ottobre del 1944, al piano, all'organo e alla voce e Jacek, nato il 6 Settembre del 1946, alla voce, tromba e violino) si unirono a Feliks Naglicki (basso), Zygmunt Kaczmarski (chitarra e voce), Janusz Kaczmarski (chitarra) ed infine Jerzy Fasinski (batteria). Il gruppo così formato ebbe un successo immediato, ancora prima di incidere il suo primo album, come dimostrato dalla vittoria che ottenne proprio in occasione del debutto alla seconda edizione del Festival Nazionale della Canzone di Cracovia, nell'Ottobre dello stesso anno, grazie al brano "Moja czarownica" (la mia strega). Il successo si ripeté per le due edizioni successive e gli Skaldowie furono acclamati vincitori della terza edizione con "Jutro odnajdę ciebie" (domani ti troverò) e della quarta con "Niepotrzebne słowa" (parole inutili) con il testo di Leszka A. Moczulski (Andrzej ha scritto la musica per diversi testi di Moczulski, col quale nei primi anni Sessanta aveva intrapreso l'attività di cabarettista: molte canzoni degli Skaldowie sono nate grazie alla collaborazione fra i due). Ma una delle più grandi soddisfazioni del periodo la ottennero come vincitori del celebre festival della canzone polacca di Opole nel 1966, allora alla sua quarta edizione. Nello stesso anno li ritroviamo nella serie TV "Listy Spiewajace" (lettere cantanti) e sono impegnati nella realizzazione della colonna sonora del film "Cierpkie głogi" (regia di J. Weychert) e nel 1967 partecipano, assieme ai connazionali Niebiesko Czarni, alla composizione della colonna sonora per il film "Mocne Uderzenie" (Impatto sonoro) del regista Jerzy Passendorfer. Sempre nello stesso anno il gruppo riceve il premio speciale della giuria della Radio Televisione polacca in occasione del V festival di Opole per la canzone "Uciekaj uciekaj" (Scappa, scappa) di A Zieliński che si trova nell'album di debutto e presenta un'atmosfera inquietante, sostenuta da violini e da un organo di grande pathos.
Gli Skaldowie degli esordi, come si può ascoltare dall'omonimo debutto discografico del 1967, si inseriscono nel filone della canzone melodica polacca, che rispecchia, a grandi linee, la musica che andava per la maggiore in Italia agli inizi degli anni Sessanta. Per la precisione, quella che veniva suonata era la musica delle cosiddette correnti giovanili (il motto di allora era la Polonia canta le canzoni polacche dei giovani), basata sul rock'n'roll e su motivi orecchiabili (il "big beat", come veniva definito, termine questo che veniva abbastanza tollerato dalle autorità comuniste) corrente che, al di fuori della Polonia, prese piede praticamente solo in Cecoslovacchia. Alle classiche composizioni leggere e orecchiabili il gruppo affiancava elementi beat con progressioni melodiche e ritmiche appena più ricercate, senza ovviamente perdere mai di vista le arie cantabili e tutte quelle caratteristiche compiacenti che all'epoca spopolavano in Polonia: tutte queste qualità evidentemente piacevano anche alla critica musicale ufficiale che teneva questo gruppo in grande considerazione. Accanto a ballad sentimentali, con graziosi violini di sottofondo, come la già citata "Jutro odnajdę ciebie", la traccia di apertura, o la romantica "Nocne tramwaje" (tram notturni) o alla graziosa "Wieczorna opowieść" (storia della sera) che ricalca lo stile di "Do You Want to Know a Secret" dei Beatles, troviamo canzoni con soluzioni più interessanti come la divertente "Kochajcie Bacha dziewczęta" che si conclude con la riproposizione di "Aria sulla quarta corda" o "Pamiętasz niebo nad Hiszpanią" (ricordi il cielo della Spagna) con motivi di chitarra spagnoleggianti. Da segnalare per i suoi contenuti la canzone di protesta "Zabrońcie kwitąć kwiatom" (fiori a cui è proibito di sbocciare), che affronta un tema non comune nel canzoniere del gruppo che si terrà sempre abbastanza alla larga da tematiche troppo impegnative. Lo stile è quello tipico delle produzioni big beat polacche dell'epoca e le canzoni proposte sono lineari ma allo stesso tempo piacevoli e godibili pur nella loro quasi banale semplicità.
Forse per l'ambizione dei fratelli Zieliński di trasformare la propria musica introducendo una componente maggiore di elementi folk, avviene una crisi interna che porta alla dipartita dei fratelli Kaczmarski e di Fasiński che decisero invece di inseguire la moda occidentale. Al loro posto entrarono Jan Budziaszek (batteria: assieme a Nagliki e Andrzej aveva fatto parte, nei primi anni Sessanta, del gruppo pre-Skaldowie chiamato "Sekstet Krakowski" - Sestetto di Cracovia), Marek Jamrozy (chitarra) e Tadeusz Gogosz (basso). Quest'ultimo comunque lasciò il gruppo, assieme a Naglicki nel mezzo della realizzazione del secondo album lasciando il posto a Jerzy Tarsiński (chitarra) e Konrad Ratyński (basso).
Nel 1968 gli Skaldowie iniziano l'anno partecipando alla realizzazione della colonna sonora di un altro film, "Kulig" (viaggio in slitta - regia di S. Kokesz) e successivamente, nel mese di marzo, pubblicano il loro secondo album, "Wszystko mi mówi, że mnie ktoś pokochał" (Tutti dicono che qualcuno si è innamorato di me) che ripercorre grosso modo le idee già proposte nel primo vinile. Ciononostante l'album contiene alcuni hit di successo. Quattro canzoni provengono da session radiofoniche (come buona parte del primo lavoro) mentre le restanti furono registrate nel marzo del 1968 appositamente per questo nuovo disco. Lo spirito è scanzonato e le canzoni, fatte per essere cantate assieme a più voci, si susseguono su ritmi allegri, sottolineati da un arioso lavoro orchestrale, come nella movimentata title track o nella spensieratissima e natalizia "Będzie kolęda" (ci sarà un canto di Natale). Fra le tracce da segnalare "Zapomniany młyn" (mulino abbandonato) con belle parti di chitarra acustica e un feeling particolarissimo da vecchio west o la movimentata "Czy jeszcze zdążę" (se ancora ce la farò) in stile Rolling Stones. Per l'occasione viene reclutato il gruppo vocale femminile delle Alibabki, note in Polonia per aver collaborato con molti artisti famosi locali, fra cui ricordiamo Niemen e Budka Suflera. Le Alibabki parteciperanno anche all'album successivo e ad altri più recenti, l'ultimo dei quali è "Droga Ludzi" del 1980.
Nello stesso anno il gruppo parte per la sua prima tournée all'estero che li porta in Unione Sovietica e vincono l'Ancora d'oro alla prima edizione del festival giovanile dell'estate di Sopot. Ad Agosto la carriera della band rischiò di terminare a causa di un brutto incidente con il loro pulmino, nella notte fra il 20 ed il 21 Agosto del 1968 nei pressi di Sławno, in Pomerania, ma fortunatamente tutti i membri ne uscirono senza grosse conseguenze anche se per un breve periodo sospesero la loro attività che riprese con un nuovo tour in Unione Sovietica. Nel 1969 gli Skaldowie realizzano il primo film documentario dedicato al gruppo, "Jak powstali Skaldowie" (Come nacquero gli Skaldowie) e pubblicano l'album "Listy śpiewające" contenente le musiche della serie televisiva già ricordata, con testi di Agnieszka Osiecka. La partecipazione del gruppo si limita comunque a quattro brevi e graziose canzoni che presentano uno stile perfettamente in linea con le produzioni dell'epoca. La collaborazione con Osiecka si ripeterà nel 1998 con l'album "Pożegnanie Poetki", accreditato alla poetessa polacca (divenuta nel frattempo piuttosto nota in Polonia), in cui gli Skaldowie sono autori e suonano in quasi tutte le canzoni.
Nello stesso anno pubblicano il loro terzo album in studio "Cała jesteś w skowronkach" (Sei felice come un'allodola), il migliore del periodo beat che racchiude alcuni grandi successi del periodo come "Króliczek" (coniglietto), "Medytacje wiejskiego listonosza" (Riflessioni del postino di campagna, canzone premiata al VII festival di Opole del 1969), "Bas", "Wieczór na dworcu w Kansas City" (serata alla stazione di Kansas City, un buffo charleston), "Prześliczna wiolonczelistka" (deliziosa violoncellista, con intermezzi classicheggianti frammisti al beat più festaiolo). Al consolidato stile beat la band associa delicate influenze folk e arrangiamenti ricercati: la traccia di apertura, "Malowany dym" (fumo colorato), è un esempio calzante con le sue allegre parti di violino mentre la delicatissima title track si lascia apprezzare per le sue atmosfere soffici e languide ma allo stesso tempo sofisticate e classicheggianti. "Dwadzieścia minut po północy" (20 minuti oltre il nord) parla del pauroso incidente automobilistico dell'anno prima e rappresenta forse uno dei pezzi più interessanti dell'album: il suo incedere è lento e l'atmosfera è surreale, quasi sacrale, con cori suggestivi sullo sfondo, accompagnati dall'organo ed un finale da brividi, come se il gruppo ci trasmettesse la percezione di essere vivi come per miracolo, in un'atmosfera di sospensione fra il mondo terreno e l'infinito. Il testo, poetico ed allusivo, parla proprio di questo: del grande silenzio che può piombarti addosso all'improvviso e dell'oscurità che cala nei tuoi occhi senza che tu possa fare nulla. La tensione accumulata stride un po' con la gioia sfrenata delle altre composizioni nel contesto delle quali si iniziano a percepire elementi sinfonici più concreti che di lì a poco sbocceranno con irruenza.
La pubblicazione dell'album fu seguita da un tour negli Stati Uniti e nel Canada che ebbe inizio fra Agosto e Settembre del 1969 ed il gruppo tornò a casa nel Gennaio del 1970 con un organo Hammond nuovo di zecca e idee nuove che vengono riversate nel quarto album: "Od wschodu do zachodu słońca" (dall'alba al tramonto) che apre di fatto lo sfolgorante periodo Progressive degli Skaldowie. L'album risente moltissimo del periodo passato a contatto con l'attivissima scena musicale americana e fornisce delle grandiose anticipazioni di quello che verrà considerato il grande capolavoro progressive del gruppo: "Krywań, Krywań". In questo senso quest'opera, da considerarsi fra le più belle del loro repertorio musicale, presenta un feeling particolare, ricco di entusiasmo per le nuove prospettive che il viaggio in America ha appena aperto a Zieliński e soci in questa fantastica fase di ascesa professionale. Pare il gruppo sia rimasto folgorato dopo l'ascolto di "Stand Up" dei Jethro Tull, e uno dei musicisti dichiarò che non aveva mai ascoltato prima qualcosa del genere, con influenze classiche rinascimentali e arrangiamenti meravigliosi.
La breve "Sarabanda", un pezzo sinfonico con cori e archi, ci proietta in appena un minuto di musica nel pieno del romanticismo della musica classica: si tratta della riproposizione di una celebre composizione dell'autore barocco Arcangelo Corelli, eseguita con un tocco leggero di folklore locale che emerge timidamente fra malinconiche linee melodiche. La title track è sicuramente fra i pezzi più belli dell'album, si tratta di un delicatissimo ritratto di una città colta al momento del lento risveglio, dipinto attraverso la voce suadente di Zieliński. Le prime note sono ricamate dal fiammante organo Hammond, strumento questo che viene usato a profusione, che ci regala delicatissime suggestioni alla Procol Harum. Un breve crescendo di ottoni anticipa il ritornello, incisivo, cantabile e piacevole che spezza la progressione delicata del pezzo donando il giusto movimento a questa composizione, semplice ma preziosa. Organo e percussioni tradizionali donano un vago sapore sudamericano a "Katastrofa" (Disastro) che presenta delle splendide accelerazioni con una meravigliosa interazione fra basso e Hammond, suonati in maniera tutt'altro che banale, con spunti di ispirazione jazz ed assoli virtuosi ma mai sopra le righe. Il pezzo potrebbe preludere ad una lunga sequenza finale basata sull'improvvisazione, ma la sua durata è di appena quattro minuti e gli Skaldowie non vogliono rendere la loro musica un mattone indigesto per il proprio pubblico e fanno sempre attenzione a bilanciare elementi sofisticati con tentazioni da classifica. Bellissime progressioni sinfoniche scandiscono l'affascinante "Czasem kochać chcesz" (Talvolta vuoi amare) con riff alla Iron Butterfly su cui poggiano parti corali solenni e splendide parti soliste dell'organo in stile jazz, assistito da un bellissimo lavoro di batteria. Un altro pezzo sicuramente da ricordare è la splendida "Mateusz IV" (dedicata a Niemen, come specificato nella copertina del vinile) che fonde elementi di musica sacra con elementi prog sinfonici e folk: il tono è solenne, scandito da un organo Hammond imponente con parti corali maestose. Forse la dedica al grande maestro potrebbe far pensare a qualcosa di rivoluzionario, in realtà si tratta di un pezzo sì elaborato ma sicuramente abbastanza convenzionale. Fra le tracce che presentano un'architettura più strutturata troviamo "Prawo Izaaka Newtona" (La legge di Isaac Newton) in cui si alternano in maniera graduale arie cantate di intensa emotività a variazioni musicali dai colori tiepidi che corrono leggere su tempi moderati, contrappuntate ora dal piano ora dall'organo. Nonostante quello che si possa pensare non si tratta di un album che rompe in maniera netta col passato: malgrado la maggiore complessità ed elaborazione dei pezzi rimangono dei forti legami con gli album del primo periodo a testimoniare come gli Skaldowie si muovano sempre lungo un percorso graduale e consequenziale. Pezzi come "Cisza Krzyczy" (Il silenzio sta gridando) risentono sicuramente di influenze beat, anche se poi l'evoluzione è verso un finale scoppiettante con orchestrazioni e fughe strumentali brillanti: si tratta sicuramente di una delle tracce più particolari realizzate dal gruppo. Alla fine dell'album viene riproposta la breve "Sarabanda", a racchiudere in un cerchio questa graziosissima collezione di 10 brevi canzoni.
Tre mesi più tardi gli Skaldowie iniziano la registrazione dell'album "Ty" (Tu) e nel frattempo vincono il premio dei giornalisti alla settima edizione del festival di Opole con la canzone "W żółtych płomieniach liści" (nelle fiamme gialle delle foglie - cantata in coppia da Jacek e la cantante Łucją Prus, con parole di A. Osieckiej). "Ty" rappresenta, stilisticamente, un piccolo passo indietro rispetto al brillante predecessore, mostrando una propensione più spiccata verso melodie pop accessibili, anche se conserva comunque un'interessante impronta sinfonica. Come lo stesso Andrzej Zieliński ammette, l'album non sembra avere un'identità ben precisa nel suo complesso, alternando brani disimpegnati a pezzi più elaborati, con delicati richiami classicheggianti. E' come se il gruppo avesse voluto porgere le sue scuse ai suoi fan per l'ambizione mostrata col precedente lavoro. I pezzi più scoppiettanti vengono proposti in apertura: "Zwariowane koło", che ci riporta in parte alle opere del periodo beat miscelate alle nuove tendenze di più recente acquisizione, e "Dwa - jeden - zero - start" (due, uno, zero, start), leggero, di breve durata ma ben costruito nel complesso, con un ritornello accattivante scandito da un breve conto alla rovescia, intermezzi di ispirazione jazz con piano e ottoni, una performance vocale molto personale e trascinante, ritmiche funky e onnipresenti inserti di Hammond che si muovono su una base ritmica movimentata con un basso in evidenza, pizzicato come fosse un contrabbasso. "Póki ludzie się kochają" (Finchè la gente si ama) mostra il lato più canzonettaro degli Skaldowie e si configura come uno sdolcinato inno all'amore da festival nazionale della canzone. La struttura è molto semplice ed i ritornelli sono volutamente cantabili, tuttavia il pezzo si presenta elegante con riferimenti raffinati ai Procol Harum e ai Beatles e delicatissimi ricami degli ottoni, come potrebbero essere quelli di "All you need is love". "Coraz większe oczekiwanie" (l'attesa più grande) rappresenta forse il pezzo più bello dell'album (oltre che il più lungo, con i suoi sei minuti di durata): si tratta di un brano particolarissimo, oscuro e sinuoso, con sonorità intriganti e misteriose, scandite da nacchere leggere e da orchestrazioni delicate, con arpe e cori malinconici di voci maschili dalla timbrica profonda e austera, usati a mo' di Mellotron, che ricordano vagamente qualcosa di tradizionale dell'est europeo, con riferimenti precisi ma delicati ai Moody Blues. Il tutto somiglia ad una meravigliosa colonna sonora di una scolorita pellicola in bianco e nero e le atmosfere evocate sono particolarissime e rendono quasi palpabile il sentimento dell'attesa. Nell'ambito della discografia degli Skaldowie vale sicuramente la pena soffermarsi sull'ascolto di questa canzone. Il pezzo successivo ci piomba addosso come una sgradevole doccia ghiacciata: "Hymn kolejarzy wąskotorowych" è una canzonetta disimpegnata e di scarso valore sulla quale possiamo sicuramente sorvolare. "Narodził się człowiek" (un uomo è nato) riprende, come in "Mateusz IV" i motivi della musica sacra e si configura come un inno appassionato con tanto di Alleluja intonati a gran voce nei ritornelli ed il pianto di un bambino a chiudere il brano a ricordare il tema della natività (questa canzone verrà poi riarrangiata ed inserita nell'album "Po sniegu, po koledzie" contenente canzoni natalizie). "Ty" smorza nuovamente i toni verso territori soft e di facile ascolto, anche se meno insipida rispetto a "Hymn…". Solleva la media la graziosa "Na wszystkich dworcach świata" (In tutte le stazioni del mondo) con i suoi ritmi funky che fanno proprio pensare al viaggio in treno di cui parla la canzone. "Ostatnia scena" (ultima scena) è in pratica il pezzo di chiusura, dal momento che il minuto scarso dell'ultima canzone, "Epilog", è in realtà un estratto del pezzo di apertura. Si tratta di un'altra traccia piuttosto particolare e dalla struttura abbastanza complessa che alterna intermezzi maestosi per arpa e tromba, che ricordano una specie di bolero, a sequenze romantiche dai suoni avvolgenti a creare contrasti decisi ed insoliti. Non si tratta di un pezzo lunghissimo ma presenta sicuramente degli spunti singolari.
Alla pubblicazione dell'album segue un nuovo tour che porta il gruppo in Inghilterra e nella Germania Ovest (nei primi mesi del 1970) e nel 1972 la band si esibisce in occasione dei giochi Olimpici di Monaco, dividendo il palco con Niemen. A questo periodo risale la registrazione di due album: "Wszystkim zakochanym" (per tutti gli innamorati) ma soprattutto "Krywań, Krywań", considerato da molti il loro apice creativo, e sicuramente una delle punte di diamante del progressive rock polacco.
"Wszystkim zakochanym" si presenta nuovamente come un album dalla duplice anima, in cui convivono canzoni pop (che costituiscono per la verità la maggior parte del materiale, anche se spesso si tratta di pezzi raffinati con delicate influenze sinfoniche) e qualche episodio caratterizzato da spunti imperiosi di prog sinfonico. Se questo nuovo lavoro si pone in diretta continuità con "Ty" è anche vero che alcune composizioni presentano una grande affinità con il celebre "Krywań, Krywań", sfoggiando dei magnifici riferimenti alla musica classica ed un songwriting ricco e complesso: su tutte troneggia la traccia di apertura, "Kolorowe szare dni" (giorni colorati di grigio), che sembra un vero e proprio outtake tratto dal capolavoro appena citato. Influenze folk, sferzate sinfoniche e richiami alla musica barocca convivono in un unico brano dalla dinamica incalzante, dominato da un Hammond prepotente e martellante. Un effetto particolare è dato dall'alternarsi di parti accelerate in crescendo ed improvvisi rallentamenti, dalle stoccate degli ottoni e dall'inserto alla Nice offerto dal vivace organo Hammond e infine dal cantato che segue l'impeto energico della musica. L'unico difetto del pezzo, se di questo si può parlare, sta nella durata contenuta, di appena tre minuti. Ancora da segnalare "Dajcie mi snu godzinę cichą" (dammi un'ora tranquilla di sogno) in cui si alternano momenti lenti, tesi e dal pathos drammatico a sferzate improvvise guidate da un organo Hammond di ispirazione classica barocca alla Emerson: un brano costruito in maniera semplice ma senza dubbio efficace. Breve ma delizioso "Wolne są kwiaty na łące" (i fiori sono liberi sul prato), scandito semplicemente dalle chitarre acustiche, è un bellissimo pezzo di ispirazione folk della durata che supera appena il minuto. Lenta e melodica, con impennate drammatiche, "Jaskółka" va comunque segnalata con i suoi sentimentali violini, il pianoforte ed il crescendo conclusivo con deliziose parti corali. Allo stesso modo "Księżyc we włosy" (luna fra i capelli) si presenta come un pezzo piuttosto lineare ma tutto sommato elegante e piacevole, in cui si alternano parti delicate per voce e pianoforte a cori più robusti con Hammond di sottofondo. "Basetlo, basetlino" è un altro grazioso e breve pezzo di ispirazione folk, guidato da un violino solista un po' rustico. Fra le composizioni più disimpegnate troviamo la delicatissima ballad in stile Beatles "Łagodne światło twoich oczu" (morbida luce dei tuoi occhi) con cori sognanti, flauto e chitarra acustica; "Zabierz sobie wszystko" con cori cantabili e parti orchestrali da canzone Sanremese; "Tylko muzyka" (solo musica), un breve e languido valzer; "Wszystkim zakochanym", la title track, semplice, sdolcinata ma con graziose parti orchestrali e cori di violini: una specie di inno alla gioia dedicato agli innamorati. Ancora "Zajęczym tropem" (con l'impronta di una lepre) è una semplicissima ballata per chitarra acustica ed Hammond, scandita dal suono del tamburello a sonagli mentre il pezzo di chiusura, "Zaśnij słoneczko", (il sole si addormenta) è un suffusissimo lento cantato quasi sottovoce che si configura come una sorta di ninna nanna.
"Krywań, Krywań" fu registrato di notte, fra il 22 ed il 23 Maggio, nell'auditorium dell'orchestra filarmonica di Varsavia. Krywań è il nome di un monte della catena Tatra in Slovacchia (una specie di simbolo nazionale) che ha dato poi vita a una celebre canzone tradizionale le cui liriche, una specie di inno a questa montagna, sono state utilizzate per confezionare la meravigliosa "Krywaniu, Krywaniu"; la foto di questo monte è stata poi utilizzata per la copertina di "Krywan - Out of Poland". Per la prima volta il gruppo affronta la composizione di una suite: "Krywaniu, Krywaniu" occupa per l'appunto tutto il lato A del vinile, con i suoi 17 minuti e mezzo. Il ritornello risiede nella memoria popolare: Krywaniu, Krywaniu wysoki/ Płyną, lecą spod ciebie/ potoki!/ Tak się leją moje łzy,/ jak one,/ hej łzy moje, łzy/ niezapłacone... (Kriwan Kriwan alto, cascate scorrono e volano al di sotto di te, così scorrono le mie lacrime, lacrime inappagate…). Si tratta di un pezzo monumentale, guidato dall'organo Hammond, grande protagonista dell'album, e dal violino che si ritaglia preziosissimi assoli e si rende interprete nei momenti più trascinanti. Fra le grandi fughe guidate dall'organo in pieno stile Colosseum, con momenti quasi rubati a Valentyne Suite, e i concitati slanci strumentali, vengono incastonate citazioni a grandi opere del repertorio classico, come "Il principe Igor" di Borodin, "I quadri a un'esposizione" di Mussorgsky e "La cavalcata del Guglielmo Tell" di Rossini. L'esecuzione è dinamica e spontanea, di grande impatto, con momenti di libera interpretazione ed una grande interazione dei musicisti. Sicuramente uno degli aspetti che colpiscono maggiormente è la grande fusione di stili che vanno dal jazz alla musica barocca al prog sinfonico al patrimonio folcloristico locale, caratteristica questa che rende questo album unico e pregiato. Il lato B è occupato da quattro tracce, anche queste di notevole valore e caratterizzate da una meravigliosa commistione di stili. "Juhas zmarł" (il pastorello è morto) con ritmiche sudamericane in stile primo Santana, percussioni tradizionali, richiami folk che si percepiscono soprattutto nella costruzione delle parti vocali e una grande parte interpretata dal pianoforte, suonato in stile jazz, un assolo finale di trombe ed un clima festoso nonostante il tema annunciato nel titolo. "Jeszcze kocham" (amo ancora) è una bellissima canzone d'amore che si inserisce alla perfezione fra il pezzo precedente e la successiva "Gdzie mam ciebie szukać" (Dove si pensa che ti stia cercando), che si fa forza su un ritornello trascinante che si impossessa facilmente dell'ascoltatore, anche se cantarlo per noi rimane un problema. "Fioletowa dama" (signora in viola) chiude in maniera superba l'album, si tratta di uno strumentale rock-blues in cui si alternano parti solistiche di violino, organo e chitarra con una splendida interazione fra i fratelli Zieliński e Jerzy Tarsiński. Ogni ulteriore commento svilisce un album di grande gusto e sostanza che ad ogni costo deve entrare nella collezione di tutti gli amanti del prog.
Nel 1970, 1971 e nel 1973 i dischi degli Skaldowie comparvero in tre paesi vicini. La cecoslovacca Supraphon ristampò con il semplice titolo "Skaldowie" l'album "Od wschodu…". L'etichetta tedesca Amiga stampò, per la Germania Est l'album "Skaldowie Kraków" che conteneva una raccolta di undici pezzi, tratti essenzialmente dagli album "Wszystko mi mówi…", "Cała jesteś" e "Ty" cantati in tedesco ed in parte riarrangiati. La versione in tedesco di "Z kopyta kulig rwie" (tratta da "Cała jesteś"), divenuta "Jedes Jahr im Winter", si presenta persino più fresca e divertente rispetto all'originale, anche se comunque le liriche in polacco sono senza dubbio più gradevoli. Infine l'Unione Sovietica pubblicò la raccolta "Skaldy", su Melodiya, con 5 o più copertine diverse. L'album comprende, fra le altre canzoni, delle belle versioni alternative di "Juhas zmarł" (Góral), "Krywaniu, Kriywaniu" ("Krywaniu, Krywaniu, mój ty wysoki") e "Jeszcze kocham" ("Jeśli kochasz"). Questi pezzi sono stati inclusi successivamente nel CD "Krywań Out of Poland" che contiene anche altre versioni altrernative dei brani dell'album "Krywań Krywań" pubblicati in alcuni sampler dell'etichetta tedesca Amiga.
Nel 1973 e nel 1974 è da segnalare ancora la partecipazione del gruppo al festival di Opole (nelle edizioni del '73 e del '74), anche se il gruppo non riuscì ad aggiudicarsi alcun premio, e al festival di Sopot (nel '74). Nel 1975 riescono però a portare a casa il premio più importante in occasione tredicesima edizione del festival di Opole con la canzone "Życzenia z całego serca" (auguri col cuore di ognuno). Subito dopo la vittoria il gruppo parte per una tournee speciale, quella dedicata al loro decimo anniversario che si concluse il 22 Settembre del 1975 con una importante serata di gala nella sala dei congressi del palazzo della cultura e della scienza di Varsavia.
Nel 1976 gli Skaldowie tornano in studio dopo quattro anni e incidono due album "Szanujmy wspomnienia" (Lasciateci rispettare la memoria) e "Stworzenia świata część druga" (La creazione del mondo, parte seconda). Sebbene siano stati pubblicati lo stesso anno i due album presentano delle differenze abissali: il primo vuole essere in sostanza un album di canzoni e proietta il gruppo verso il periodo pop melodico della propria esistenza, il secondo viene considerato di fatto come la naturale continuazione musicale di "Krywań, Krywań" e sfoggia idee decisamente più ambiziose.
"Szanujmy wspomnienia" uscì con due copertine diverse: la prima infatti riportava una foto della famiglia del giovane Lenin e per questo fu ritirato dai negozi di dischi nel 1977. Dopo il cambio di copertina, che questa volta mostrava semplicemente i volti dei cinque musicisti, vendette comunque abbastanza bene in Polonia. Come accennato, il valore dell'album è relativo, ce ne rendiamo conto già dalla traccia di apertura, "Wszystko kwitnie wkoło" (anche conosciuta semplicemente come "Wiosna" - primavera) un allegro, spensierato ed inconsistente inno alla primavera, esaltata in maniera infantile e vista quasi con gli occhi di un bambino. All'organo Hammond si sostituiscono delle tastierine di puro sottofondo che in alcune occasioni fanno pensare alla disco music, come in "Zgadzam się na ten świat" (approvo questo mondo), con ritmi martellanti danzerecci, simile a una di quelle canzonette che si ballano alle feste di fine anno facendo il trenino. L'album scorre in maniera anonima fra canzonette pop inconsistenti e mielose ballad con ritornelli simili ad inni da cantare tutti in coro e mancano quasi del tutto momenti da salvare o ricordare. Segnalo solo il brano di chiusura, "Street 2000", molto semplice ma con un bel violino che ci fa pensare ai Kansas e discrete parti di pianoforte. Sicuramente si tratta di un album realizzato per compiacere il grande pubblico, operazione credo riuscita viste le buone vendite.
La struttura di "Stworzenia świata część druga" è perfettamente speculare a quella di "Krywań, Krywań" con una lunga suite di oltre 19 minuti, la title track, che occupa il lato A del vinile, ed il lato B che presenta 4 composizioni più brevi. Sebbene si tratti di un album molto buono, forse la registrazione realizzata dalla Polskie Nagrania, non ottimale, lo penalizza un po', non facendolo apparire all'altezza del suo predecessore. La maggior parte del materiale utilizzato per la stesura dell'opera risale al 1973, fattore questo che contribuisce a legare ideologicamente ancora di più questo album al repertorio passato del grandioso periodo Prog degli Skaldowie. Della suite, in particolare, furono proposte delle versioni dal vivo molto prima dell'uscita dell'album, una di queste fu proposta in un famoso concerto a Colonia il 15 Febbraio del 1974 e in quell'occasione Andrzej la eseguì all'organo. Nel complesso la suite presenta meno sfaccettature rispetto alla scoppiettante "Krywaniu, Krywaniu" ma si tratta comunque di un pezzo grandioso, basato su grandi arie melodiche e musiche da colossal. Il testo, breve nel contesto di un brano quasi completamente strumentale, è un altro capolavoro di Moczulski e si basa sull'idea di una seconda creazione del mondo: "se potessi creare il mondo una seconda volta… dagli l'armonia, il potere della verità, la brillantezza dei sogni…". La musica è ariosa e paesaggistica, mai aggressiva, costruita su grandiosi temi musicali con melodie orientaleggianti e suggestive parti corali che quasi si confondono con gli archi. Spicca nella porzione centrale un lento intermezzo per organo e violino di ispirazione barocca suonato con garbo, non privo di qualche divagazione e completato da una bellissima e lunga fuga solistica alla Emerson interpretata da un Andrzej in forma smagliante, seguito a ruota dal fratello che si lancia liberamente in un tesissimo assolo con il violino. La struttura della suite è ad anello con i grandiosi temi già presentati nella prima parte che si ripetono in chiusura a fare da epilogo. Le canzoni del lato B brillano per una gradevole costruzione melodica anche se nel complesso non reggono il confronto con quelle di "Krywań": "Nasza miłość jak wiatr halny" (il nostro amore è come il vento Föhn) è una malinconica e graziosa canzone d'amore che alterna momenti cantautoriali, con cori di violini e piano, a parti corali tragiche e maestose di ispirazione folk. "Miłość przez wieki się nie zmieniła" (l'amore per secoli non è cambiato) è un altro pezzo caratterizzato da una profonda malinconia, con splendidi accompagnamenti corali, un organo elegante che si percepisce appena sullo sfondo come una presenza incombente e parti di violino e chitarra delicate e quasi impercettibili. Riguardo "Przechodząc obok siebie" (Passare oltre), seguirei il consiglio contenuto nel titolo: si tratta di una canzonetta disimpegnata che si muove un po' goffa su ritmiche latine lente e ballabili, forse un po' fuori luogo nel contesto dell'intera opera. "Jak znikający punkt" (Come sul punto di scomparire) chiude invece alla grande questo bellissimo album: si tratta di una canzone a tinte oscure con parti di chitarra ed organo alla Iron Butterfly, influenze latine con percussioni tradizionali e una parte strumentale tenebrosa in cui si innesta un cantato incisivo, intersecato da un violino spigliato.
Nel 1979 il gruppo realizza l'album "Rezerwat miłości" (riserva d'amore). Ancora una volta la strada che gli Skaldowie hanno scelto di percorrere è quella del pop commerciale. Nonostante questo "Rezerwat miłości" presenta degli episodi da ricordare, come la title track, una canzone prog sinfonica dalle atmosfere romantiche. Motivi tradizionali si fondono a ritmi di facile presa in "Jasny dzień przynosisz" (stai portando il giorno chiaro) in un ibrido un po' stravagante. La traccia "Nie widzę Ciebie w swych marzeniach" (Posso vederti nei miei sogni), un hit di questo album, è senza dubbio particolare: si apre con una progressione simil-PFM e si sviluppa in una traccia cantautoriale cantata in uno stile che ricorda Niemen, in maniera appassionata e interpretata con grande personalità da Stanisław Węglorz (che interviene soltanto in questa traccia). A parte qualche spunto interessante troviamo per lo più canzoni melodiche di scarsa sostanza su cui possiamo benissimo sorvolare.
Nel 1980 il gruppo torna in Unione Sovietica e si esibisce per i giochi olimpici di Mosca e registra un doppio album dal vivo che rimane a tutt'oggi inedito nella sua interezza: "Zostaw to młodszym" (Lasciatelo ai più giovani). Parte di questo è stato poi pubblicato nell'album "Podróż magiczna" (viaggio magico) nel 1996. Proprio in vista della partecipazione alle olimpiadi, gli Skaldowie inseriscono nel nuovo album appena pubblicato, "Droga ludzi" (strada di gente), canzoni basate su melodie tradizionali russe. E' questo il caso di "Olimpijczycy na start" (per la partecipazione alle Olimpiadi) una traccia molto particolare, forse la più interessante dell'album (non è comune che dei polacchi suonino canzoni della tradizione russa!) e unica nel repertorio della band con belle parti corali. "Znic Olimpiski" (torcia olimpica) fa sempre parte del lotto delle tracce presentate a Mosca per le Olimpiadi, anche se questa volta la traccia è una ballad melodica con cori femminili da inno universale. Le altre tracce sono canzoni leggere, melodiche che non lasciano pressoché nulla. Si discosta un po' "Unoszę ten ciężar" (sto alzando questo peso): un classicissimo e banale giro di blues. Nel complesso si tratta di un album più omogeneo rispetto ai due precedenti, forse con delle costruzioni melodiche più lineari ma anche più eleganti, anche se di valore tutto sommato trascurabile.
La storia degli Skaldowie sembra finire quando Andrzej Zieliński decide di non tornare più in patria dopo un altro tour negli Stati Uniti alla fine del 1980, allorché in Polonia venne instaurata la legge marziale, mentre i restanti membri del gruppo torneranno col tempo in patria, uno dopo l'altro.
Sei anni dopo, Jacek Zieliński decide di rimettere insieme il gruppo con l'aiuto di Ratyński, Tarsiński, Grzegorsz Górkiewicz (tastiere) e Wiktor Kierzkowski (batteria) e nel 1989 gli Skaldowie realizzano, a distanza di nove anni, un nuovo album: "Nie domykajmy drzwi" (non chiudere la porta), il primo senza la partecipazione di Andrzej che sporadicamente concede qualche apparizione per i concerti, che rimangono l'attività principale del gruppo che non pubblicherà, fino al 2006, nuovi album. "Nie domykajmy drzwi" è sempre improntato al pop più commerciale, con pezzi disco music anni Ottanta e canzoni melodiche che presentano scarsi elementi tastieristici, usati come insipido contorno e tempi tenuti prevalentemente sui 4/4, con qualche traccia appena più accettabile.
Nel 1990 Jacek Zieliński vince il secondo premio, per una sua canzone, "Harmonia świata" (armonia del mondo) per la ventiseiesima edizione del festival della canzone polacca di Opole. Per quanto riguarda invece la carriera degli Skaldowie, gli anni a venire sono caratterizzati dalla pubblicazione di una serie di opere minori e non da veri e propri album:
Nel 1993 viene pubblicato "Moje Betlejem" (mia Betlemme) su cassetta. Si tratta di una performance dal vivo di uno dei concerti che il gruppo era solito tenere nel periodo natalizio con canti religiosi ed inni. L'album è stato ristampato su CD doppio dall'etichetta Gamma con l'aggiunta di canzoni natalizie tradizionali polacche ed il titolo "Moje Betlejem i najpiekniejsze koledy" (Mia Betlemme e i più bei canti di Natale).
Nel 1996 esce su cassetta e CD l'album "Podroz magiczna" a nome Andrzej Zieliński/ Skaldowie. L'opera contiene due lunghe suite strumentali (della durata, rispettivamente, di 32 e 14 minuti) per balletto registrate con l'orchestra nel 1974 e nel 1979 con l'aggiunta di sei canzoni registrate fra il 1976 ed il 1979. L'idea di ascoltare due lunghi brani di ispirazione sinfonica potrebbe far pensare ad un grande ritorno all'epoca progressive degli Skaldowie: la delusione è amara e la band finisce col tradire queste allettanti aspettative. Le due suite sono state aspramente criticate dai fan di vecchia data del gruppo anche se le idee di base, a veder bene, non sono malvagie: abbiamo un alternarsi di grandi temi musicali di ispirazione eterogenea, abbastanza slegati fra loro, che passano, come se nulla fosse, da arie di ispirazione spagnoleggiante a sequenze arabeggianti o a grandi tappeti sonori da film. I vari temi scivolano l'uno dopo l'altro su una base ritmica abbastanza piatta, regalandoci a volte anche dei momenti piacevoli ma non arrivano mai a centrare davvero il bersaglio. Certo, se queste idee fossero state assemblate in maniera più organizzata e dinamica forse ne sarebbe uscito fuori un grande capolavoro di prog sinfonico: la realtà è piuttosto diversa e il risultato finale può apparire al massimo curioso e bizzarro, forse anche ingenuo, privo di una visione di insieme e adatto ad un pubblico allargato di pretese non ampie. Più che un'orchestra sinfonica sembra quasi un'orchestra televisiva che ripropone una versione edulcorata di grandi successi pop e classici, alternandoli un po' a caso, senza una vera logica. Le canzoni rimanenti, incise tra l'altro in maniera pessima, sono di qualità piuttosto scadente, caratterizzate da scialbi elementi pop con qualche tocco orchestrale.
Nel 1999 viene pubblicato l'album "Po sniegu, po koledzie" (sotto la neve con i canti di Natale) che contiene vecchie canzoni riarrangiate in chiave natalizia con l'aggiunta di sonaglietti e tamburelli vari ed otto composizioni più recenti inedite, registrate nel 1994, su cui si può benissimo sorvolare. Inutile dirlo, l'album ha un'importanza decisamente marginale.
Nello stesso anno esce in edizione limitata di 500 copie l'album "Krywań out of Poland", di cui abbiamo già parlato: per chi riuscisse a trovarne una copia, si tratterebbe sicuramente di un acquisto interessante. Spicca in particolare una versione dal vivo di "Gdzie mam ciebie szucać" registrata alla Haus der Kultur und Bildung di Neubrandeburg il 28 marzo del 1973 e contenuta in origine nel sampler Halo numero 9 realizzato dall'etichetta Amiga.
In occasione del suo trentacinquesimo anniversario la band ha realizzato un memorabile concerto, "Skaldowie Plus Przyjaciele" (Skaldowie and friends) con la collaborazione di un'orchestra sinfonica, un coro e molti ospiti. Era stata annunciata la pubblicazione di un DVD e di un CD, cosa che al momento in cui scriviamo non si è ancora concretizzata.
Da segnalare per dovere di cronaca, ma non per la sua qualità l'album solista che Andrzej ha realizzato nel 2000: "Znów od zera" (di nuovo da zero) con la collaborazione di alcuni membri del gruppo su alcune tracce e di famosi turnisti.
Nel 2004, con un concerto nel mercato di Varsavia, iniziano le celebrazioni per il quarantesimo anniversario della band che si chiudono il 10 Dicembre del 2005 con un concerto negli studi della televisione di Cracovia. Nell'autunno dello stesso anno inizia la registrazione dell'album "Harmonia świata", pubblicato il 22 Maggio 2006 ma presentato qualche giorno prima negli studi della radio polacca che ne ha curato la stampa. Si tratta del primo vero album in studio che il gruppo ha realizzato dopo il 1989 e segna anche il rientro ufficiale di Andrzej. Purtroppo è un album piuttosto scadente di canzoni pop in cui i momenti da salvare, su un totale di 17 tracce, sono davvero pochi. Non so come si possa inserire un'opera del genere nell'attuale panorama musicale polacco, ma l'impressione è che questo prodotto sia destinato più che altro agli irriducibili fan del gruppo, per lo meno a quelli che hanno apprezzato gli Skaldowie anche nella loro veste più disimpegnata e pop.
Nel Giugno del 2006 gli Skaldowie vengono premiati dal ministro della cultura con la medaglia Gloria Artis a Varsavia come rappresentanti della cultura polacca e qui per ora, con questo giusto riconoscimento si chiude il nostro racconto ma sicuramente gli Skaldowie avranno ancora qualcos'altro da dire in futuro, anche se la carriera moderna non ha lo stesso valore delle vecchie gloriosi produzioni. Possiamo comunque sempre sperare in qualche ripescaggio, soprattutto delle versioni live che mancano del tutto nella discografia della band e che potrebbero essere delle bellissime sorprese, come sembra si possa intuire da quel poco presente su "Out of Poland".
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