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CARDIACS Antonio Piacentini
 

...o il posto di frontiera tra punk e progressive

Il 1977 nell’immaginario degli appassionati progressive è legato all’inizio della fine per il genere che amano. L’avvento del punk, musica diretta, non ridondante, che non basava il suo punto di forza nell’aspetto tecnico e su quello strumentale, per chi era abituato ad un mondo legato a suite da 35 minuti, flauti traversi, teste di volpe e folletti gelosi significava morte e distruzione.
E’ innegabile che con Sex Pistols e compagnia ci sia stata forse l’ultima vera svolta in ambito rock, tutto quello che è venuto prima avrebbe cominciato a suonare come vecchio, tutto quello che sarebbe venuto dopo avrebbe dovuto fare i conti con questa realtà che era contro tutto e contro tutti.
Il rock progressive dal 1977 ne è uscito battuto, abbandonato dai suoi fan sia in termini di vendite sia in termini di cose da dire. I gruppi più famosi difficilmente sono riusciti a proporre cose all’altezza degli anni precedenti.
Dal 1977 tutto è cambiato e anche i gruppi progressive che sono venuti dopo, chi più chi meno, hanno dovuto fare i conti con quello che era nato in America e Inghilterra a cavallo degli anni '80. Le strade dei due mondi musicali hanno corso in parallelo nel corso degli anni e in mezzo a questi binari si è inserito anche il discorso new wave zigzagando tra i vari generi.
In tutto questo marasma musicale c’è stato un gruppo (forse l’unico che l’ha fatto in maniera credibile) che è riuscito ad unire nella loro proposta musicale tutti i nuovi fermenti, tutta la freschezza, tutta la contraddizione del periodo a cavallo dei decenni 70/80.
Un gruppo che nella sua discografia da studio riesce a mescolare Sex Pistols, XTC, Stranglers con i Gentle Giant, i Van der Graaf Generator, i Genesis, che riesce a far convivere vecchio e nuovo, tradizione e innovazione. Un gruppo che riesce a mettere un piede nella porta della musica per non farla chiudere definitivamente su quello che è stata l’epoca migliore del rock progressive.
Mente di tutto questo progetto è Tim Smith, l’uomo che contraddistingue in maniera decisiva la proposta musicale dei Cardiacs, grazie al suo modo di cantare a metà tra Peter Hammill e Johnny Rotten, dal taglio nervoso sempre sopra le righe, grazie ai testi graffianti e surreali.
Dire Cardiacs significa dire “pronk”, termine coniato proprio per loro e che unisce il rock progressive al punk.
Un gruppo del genere, di frontiera tra mondi così diversi uno dall’altro, mentre è sempre stato apprezzato dalla critica ed è spesso citato dalle influenze dei gruppi più disparati, purtroppo non ha avuto il largo successo di pubblico che la formazione di Smith avrebbe sicuramente meritato. Certo, non sono mancati gli hit da classifica, i passaggi su MTV, grazie a video veramente spettacolari e diversi dal solito; purtroppo tutto questo è servito a cementare una base di fan che li ama alla follia ma non a portare il nome dei Cardiacs nel panorama delle stelle del rock.
Dieci dischi in cui si riesce bene a distinguere l’evoluzione, lo zenith e la parabola discendente di questo gruppo.
Gli inizi prodotti su cassetta con il nome di Cardiac Arrest, il primo 7” dal titolo “A Bus for a Bus on the Bus”, i rapidi cambi di formazione fino al definitivo cambio di nome in Cardiacs e al loro primo LP pubblicato su cassetta chiamato “Toy world”. In questo lavoro troveremo brani rielaborati nel tempo che sono diventati del classici per i Cardiacs come “As cold as can be in an English sea” o “Is this the life”. La forma grezza (il disco è punk con forti dosi di psichedelia ma il “pronk” è ancora molto di là a venire) fa vedere la forza del songwriting di Smith, anche se per l’esplosione del gruppo dobbiamo ancora aspettare.
In effetti gli anni d’oro del gruppo sono quelli che vanno dal 1984 al 1988 con una formazione nel quale, oltre Tim Smith, troviamo il fratello John, William D. Drake alle tastiere (e già soltanto lui meriterebbe una retrospettiva a parte), Sarah Smith al sax, Tim Quy alle percussioni e Dominic Luckman alla batteria.
Gli esordi di questa formazione sono legati ad un altro lavoro su cassetta, “The seaside”; come nel caso di “Toy world” molti dei pezzi contenuti in questa cassetta li ritroveremo sui dischi più importanti del gruppo inglese.
La proposta dei Cardiacs non venne per niente apprezzata dai fan del new prog. Fish, che era un ammiratore del gruppo di Tim Smith, volle il gruppo come opener per i concerti dei Marillion ma il binomio non ebbe il successo sperato. Quando suonavano i Cardiacs chi era venuto per assistere al concerto dei Marillion andava via e viceversa capitava quando Fish e compagni calcavano le scene. I due mondi erano ancora ben delineati e i fan non erano pronti ad accettare queste fusioni di genere (e in realtà non lo sarebbero stati mai).
Nel 1986 esce uno dei primi lavori da ricordare dei Cardiacs, ossia "Big Ship", un mini lp dove troviamo composizioni che diventeranno dei classici della discografia del gruppo come la title track e "Tarred And Feathered", disco praticamente introvabile ma che possiamo ritrovare nella compilation del 1991 “Song from ships and irons” dove è presente, oltre al lavoro citato, anche un altro 12“ dal titolo “There's Too Many Irons In The Fire" e lati B di qualche singolo.
I Cardiacs cominciano a scalare le classifiche e ad acquistare visibilità tramite i passaggi dei video di "Big Ship" nei programmi musicali inglesi. I tempi sono maturi per l’ingresso dei Cardiacs tra i gruppi più importanti di quel periodo della scena inglese. Ingresso che arriva puntuale qualche mese più tardi.
Nel 1988 esce, secondo il modesto parere di chi scrive, il capolavoro di questo gruppo e uno dei dischi più importanti degli anni '80: “A Little Man and a House and the Whole World Window” dove a brani commercialmente importanti (“Is this the life?” entrerà nella top ten dei singoli più venduti in Inghilterra) troviamo brani atipici anche da un punto di vista compositivo. Pensiamo per esempio ad una “A little man ad a house” o a una “R.E.S.”, che uniscono ad un appeal melodico elementi di dissonanza non canonici nel mondo rock.
Il successo, come per la maggior parte dei gruppi di quel periodo, ebbe durata molto breve e anche i Cardiacs, come molti altri gruppi, ebbe la sua buona dose di cronaca gossip per il rapporto che legava Tim Smith a Sarah Smith. Molti giornali avevano infatti scritto che erano fratelli invece di marito e moglie, creando intorno al gruppo un atmosfera quasi surreale. Questa formazione ha il tempo di registrare il bellissimo “On land and in the sea” che contiene brani notevolissimi come “Baby Heart dirt” (uscito anche come singolo) “Maresnest”, “The Duck and Roger the Horse” (e sarebbe interessante sapere quanto un gruppo come gli Sleepytime Gorilla Museum abbiano ascoltato questo pezzo) e soprattutto “The Everso Closely Guarded Line”, forse il brano migliore della loro discografia dove in quasi otto minuti (grazie anche all’apporto determinante in fase di songwriting di Drake) emergono tutti gli elementi più progressive del gruppo.
I Cardiacs hanno raggiunto l’apice della loro fase creativa e dal 1989 comincia la lenta ma inesorabile discesa, prima commerciale dalle classifiche, poi creativa. Cominciano le prime defezioni: la sassofonista Sarah Smith lascia il gruppo e viene rimpiazzata da un secondo chitarrista con il quale cominciano un tour che li porterà in giro in Europa e che culminerà con un concerto a Salisbury dove divideranno il palco con i Napalm Death (!) e dove verrà registrato un VHS (con Sarah Smith che torna in formazione per l’occasione) dal titolo “Marenest”.
Dopo questo concerto Tim Quy e alla fine del tour William Drake lasciano il gruppo, anche se continueranno ad avere collaborazioni con Tim Smith pur non facendo più parte della formazione.
Comincia un periodo dove un intensa attività live nella nuova line up con due chitarre non è accompagnata da nuove uscite, se non qualche singolo (“Day is gone”, supportato da un buon video che ebbe una buona rotazione su MTV) e compilation (“Song from ship and irons” del quale abbiamo parlato in precedenza).
Tim Smith in ogni modo non si ferma e con i vecchi compagni d’avventura William Drake e Sarah Smith mette in piedi un progetto parallelo dal nome Sea Nynphs (sarebbe meglio dire rimette in piedi, perché nel 1984 sotto nome “Me, Mrs Smith and Mr Drake” avevano pubblicato una cassetta) che riprende molte delle atmosfere del periodo d’oro Cardiacs e che produrrà brani eccellenti come “Summer is coming in” o “The sea ritual”.
Nel 1995 esce “Sing to God” in 3000 copie su doppio LP (e in seguito anche in doppio cd). Disco maturo, denso di contenuti, dove tutte le esperienze sonore, tutti i progetti paralleli, tutte le influenze sonore della musica di Tim Smith riescono a confluire creando un vero e proprio compendio di tutto quello che erano stati i Cardiacs dal '77 fino a quel momento. Non si raggiungono le vette creative della metà degli anni '80 ma il lavoro è comunque validissimo con punte d’eccellenza in brani come “Dirty Boy” o “Fiery gun hair” ma tutte le 22 canzoni del lavoro sono da ascoltare.
I Cardiacs entrano nel nuovo secolo centellinando le esibizioni live (si arriva ad una l’anno organizzata per il fin club di solito al London Astoria) e si ritrovano in studio per realizzare nuove composizioni che non vedranno mai la luce per dei problemi accaduti in fase di registrazione.
Nel 2008, ironia della sorte, Tim Smith viene colpito da attacco cardiaco e con lui fermo per riabilitazione si è fermato anche tutto il mondo Cardiacs.
Da segnalare ultimamente un progetto che vede protagonista W. Drake ossia i "North Sea Radio Orchestra" dove l’atmosfera Cardiacs, seppure in un contesto diversissimo da quello punk (siamo quasi in ambiente classico o comunque folk), riesce comunque ad emergere.
Concludendo, forse quello dei Cardiacs non è tra i primi nomi che si associa al progressive rock: qualcuno li troverà sopravvalutati, qualcuno li odierà, qualcuno li troverà troppo distanti da quel mondo musicale che ama. I Cardiacs hanno avuto comunque il merito (anche se per qualcuno questa non sarà una qualità) di vivere pienamente l’atmosfera musicale nel quale sono nati e vissuti. Hanno avuto il merito di creare qualcosa di originale unendo la parte migliore di quello che i vari sottogeneri del rock avevano creato fino a quel momento.
Nei Cardiacs c’è pazzia, ricerca sonora, amore per i concerti, tecnica, incoscienza. Cosa più importante nei Cardiacs traspare la voglia di suonare e di suonare qualcosa che sia diverso dai soliti clichè (anche se è impossibile anche per loro). Molti ci hanno provato, il gruppo di Tim Smith è stato l’unico a farlo in maniera credibile e soprattutto uno dei pochi che è stato premiato (non come avrebbe meritato) da chi acquistava dischi.
Forse tutti i gruppi che citano i Cardiacs tra le influenze musicali lo fanno più per moda che per reale amore per il lavoro del gruppo londinese, di certo è innegabile l’importanza che questa band ha avuto nella musica “diversa” degli ultimi anni.
I Cardiacs sono stati (e speriamo continuino ad esserlo) un gruppo di frontiera che può aprire porte su mondi completamente differenti tra di loro, mondi che sono quasi sempre in dicotomia ma che in questa band riescono a convivere. E’ una convivenza fatta di spintoni, sia ben chiaro, ma se si cerca veramente qualcosa che oggi sia diverso dal solito senza sfociare nell’avanguardia sonora, difficilmente potrà fare a meno di suonare alla porta di Tim Smith.


Questa veloce rassegna sul mondo Cardiacs vorrei dedicarla a quella persona senza la quale il sottoscritto non avrebbe conosciuto questo gruppo, il progressive, il punk e le avanguardie sonore, ossia Franz Andriani che ai bei tempi di Radio Rock a Roma alle 3 di pomeriggio passava determinate cose che allietavano le mie ore di studio. Se ascolto “sta roba” è sicuramente merito suo.



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