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6 DISCHI PER IL 2009 A cura della redazione di Arlequins
 

6 dischi per il 2009, torna quello che ormai è diventato un vero e proprio appuntamento annuale, per riscoprire alcuni degli ascolti che hanno reso interessante l’anno appena passato. Si tratta di preferenze che non hanno niente a che vedere con giudizi matematici ed assoluti, ma di 6 album che a giudizio di ciascun membro della redazione, hanno lasciato in qualche modo il segno nel proprio cuore. Si tratta di preferenze personali insomma ma che comunque servono a mettere tanti piccoli segnalibri nel grosso annuario del prog che anche quest’anno contiene tantissimi capitoli. Nonostante la grossa crisi finanziaria, la chiusura di case discografiche ed il calo di vendite, la voglia di prog vive ancora. Aiutateci a mantenerla viva dedicando un po’ del vostro tempo ad ascoltare buona musica e ... perché no… prendendo magari qualche spunto da questo piccolo speciale. Buona lettura




ANTONIO PIACENTINI
Il 2009 non è stato per quanto mi riguarda all’altezza del 2008, se non come quantità come qualità. Tralasciando tributi e progetti a tema che sono un mondo a parte con i propri (tanti per me) limiti e (pochi) pregi dischi degni di nota fortunatamente escono e speriamo continuino ad uscire nel futuro anche se alla fine ne parliamo solo tra di noi. I 6 dischi che mi hanno colpito di più sono stati:

MIRTHKON - “Vehicle”: splendido crossover fatto con un briciolo di buon senso e non fine a se stesso, per la serie…puoi unire death metal, RIO, influenze zappiane e fare uscire una cosa gradevole e validissima.

RAIMUNDO RODULFO - “Mare et terra”: ovvero si può fare rock progressive sinfonico e avere ancora qualcosa da dire senza per forza limitarsi alle cover. Considero la suite Naufrago la cosa più bella uscite ultimamente dal continente sudamericano dove le atmosfere cameliane e Olfieldiane si uniscono a quelle degli iberici Triana

ARANIS - “Song from mirage: In un mondo musicale normale questo terzo lavoro del gruppo belga sarebbe quello della conferma. In questo già è tanto che si parli del delizioso chamber rock che ci propone oramai da diversi anni questo gruppo. Ensemble musicale che fatto conoscere in maniera adeguata sicuramente verrebbe apprezzato anche fuori i confini del nostro piccolo mondo

GAZPACHO - “Tick tock”: Ottimo esempio per capire come allargare i confini della propria proposta musicale e provare ad avere anche qualche risultato commerciale senza stravolgerla come si fa di solito. Muse e Marillion nuova maniera vanno a braccetto per un disco che si fa ascoltare in maniera piacevolissima. Disco da macchina 2009

MIRIODOR - “Avanti!”: Mancavano dalle scene da parecchio tempo e tornano col botto. Disco quasi perfetto ( e forse il troppo esser levigato all’inizio può sembrare un limite) dove atmosfere prog, jazz, canterburiane,rio si uniscono per creare, come sempre accade, quando si parla del gruppo canadese, qualcosa che va oltre i generi

DAAL - “Disorganicorigami”: Se si guarda in giro per forum, siti, riviste non sembra… ma c’è ancora chi crede che si possa fare musica “altra”, musica progressive nel vero senso del termine senza stravolgerla,senza rinnegarla senza per forza tributare i tempi andati. Disco con le palle… per gente con le palle.

Oltre questi 6 è giusto citare visto il buon valore della proposta: Slivovitz, Arpia, Phideaux, Moongarden e Hostsonaten



ROBERTO VANALI
Un anno ottimo, per me, principalmente improntato sulle forme più RIO-Avant.

PRESENT - “Barbaro (ma non troppo)”: Mi ha lasciato di stucco la capacità assemblativa di questi belgi. Sono riusciti a rinnovare il prog d’avanguardia con facilità e scorrevolezza che vedon pochi uguali, prendendo i frammenti di trent’anni per farne un quadro di grande risultato.

SIMON STEENSLAND - “Fat again”: Splendido lavoro, ricchissimo di sonorità piacevoli e mai scontate tra Zeuhl, RIO e Canterbury, senza disdegnare momenti Fripp e Zappa. Un vero crogiolo dalle mille sfaccettature e tutte di grande eleganza.

CHEER ACCIDENT - “Fear draws misfortune”: Una vera sorpresa! Il gruppo, già con parecchi buoni lavori alle spalle, ma senza grandi picchi di risultato, ha saputo unire i vari linguaggi progressivi e avanguardistici in un tutt’uno compatto ed omogeneo.

MIRIODOR - “Avanti!”: I Miriodor con questo disco si confermano una delle più sublimi realtà progressive degli ultimi vent’anni. RIO e jazz canterburyano ai massimi livelli, esecuzioni perfette e strutture dagli equilibri centrati.

DAAL - “Disorganicorigami”: L’Italia è ben rappresentata con questo lavoro anomalo, moderno, tra le cose più “nuove” sentite nell’anno e nel prog tutto. Sintomo che non serve cercare il nuovo prog fuori dal prog, quanto c’è a disposizione è qui ed è sufficiente saperlo dosare con classe abilità, cose che non mancano certo ai DAAL.

PETER HAMMILL - “Thin air”: Incredibile come quest’uomo abbia ancora cose notevoli da dire e come riesca a tirare fuori linee melodiche ancora nuove, piacevoli e accattivanti. Una conferma senza tempo.

Menzione sicura per Er.J. Orcherstra, Mirthkon, Steve Hackett, IQ, Beardfish, Moraine, Gargamel, Hostsonaten, Little Tragedies, Narrow Pass, Runaway Totem, Siena Root, Wobbler …



VALENTINO BUTTI

ASTRA - “The weirding”: l'album sorpresa. L'album d'esordio. Il vecchio e il nuovo. La psichedelia, l'hard rock, il prog più tradizionale. Tutto ad altissimo livello. Destinato a durare nel tempo a mio parere.

BEARDFISH - “Destined solitarie”: ok, non è forse bello come "Sleeping pt 2", sta di fatto che questi svedesi sono al terzo (o quarto?) centro consecutivo. Ormai scontati? Sfido altri gruppi a fare bene come loro. I Black Bonzo con il terzo hanno "toppato" ad esempio. Hanno ormai un loro suono ben consolidato e riconoscibile. E’ un difetto?

FILORITMIA - “Passaggi”: Altra grande sorpresa. Anche qui hard rock, prog più canonico e altro ancora. "Antichi" ma anche molto moderni. Bei testi e liriche in italiano. Che volere di più?

SIENA ROOT - “Different realities”: ancora un pout-pourri di suoni, di colori, di sensazioni. Ero indeciso se inserirlo perchè molto diversa la qualità del lato A e del lato B dell'eventuale LP. Ottimo il primo, "ostico" il secondo per i suoni un po’ TROPPO particolari (reminiscenze indiane)... ma alla fine ha prevalso la bellezza della prima parte.

HOSTSONATEN - “Autumnsymphony”: a mio avviso un altro grande album. Delicato, meditato, meditativo, malinconico, maturo, dall'incedere fluido ma ricco di momenti emozionanti. Proprio bello.

CANTINA SOCIALE - “Cum lux”: sono proprio orgoglioso di quest'album. Non che c'entri io in qualche modo. Anzi non li conosco proprio. Sono orgoglioso perchè acquistato senza aver letto recensioni, chiesto pareri o quant'altro. Preso al "buio" e mi è andata proprio bene!!! Un grande cantante (italiano e che canta in italiano!!!), ottimi musicisti ed ottimi testi. Un mondo settantiano di base ampiamente e superbamente attualizzato. Hard rock, jazz-rock e pop (con QUELLA accezione... datata...). Quasi strano che non se ne sia quasi parlato.

meritevoli anche: Gazpacho, Narrow Pass, Adventure, Barock Project, QLS, Flor De Loto. Molti ancora gli album 2009 da ascoltare......ma tant'è.



PEPPE DI SPIRITO
Premesse inevitabili: 1) ormai escono tantissimi dischi ed essendo così elevata la quantità di prodotti in circolazione, si ha il duplice effetto che non si riesce ad ascoltare tutto e che in ogni caso anche nel 2009 c'è stata tantissima buona musica; 2) mi mancano ancora alcuni dischi che facilmente potrebbero entrare tra i migliori sei. Uno fra tutti il nuovo Miriodor, di cui mi dicono e leggo ovunque grandi cose; 3) nel dover scegliere i 6 del 2009 anche a me dispiace tanto lasciare alcuni nomi fuori, quindi vorrei ricordare di sfuggita le belle cose fatte da Mirthkon, Moraine, Hostsonaten, Barock Project, Pensiero Nomade, Raven Sad, Viima, Sophya Baccini, Simak Dialog, Minstrel, Lucio Lazzaruolo, We Insist!, ecc. (la lista potrebbe essere davvero lunga).

MAGMA - “Ëmëhntëhtt-Ré”: Un'altra gemma, un altro capolavoro, un'altra prova della loro grandezza. Forse non al livello di K.A, ma un disco perfetto. Zeuhl a pienissimo regime, ritmiche sfavillanti, cori favolosi e momenti strumentali di straordinaria bellezza. Si uniscono alcuni vecchi cavalli di battaglia (la fenomenale Hhai su tutti, qui alla sua versione definitiva) e nuove invenzioni per completare un'opera immensa.

ZITA ENSEMBLE - “Volume 2”: Come unire con naturalezza King Crimson, jazz-rock, psichedelia, improvvisazione e tanto altro. Tra le migliori produzioni italiane degli ultimi anni. Difficile, ma non impenetrabile, brillante e intrigante allo stesso tempo. Meriterebbero più attenzioni...

DAAL - “Disorganicorigami”: Spiazzante. Può lasciare dubbi al primo ascolto, ma fa scattare una molla che ti dice "riascoltalo". E ad ogni ascolto cresce, cresce e cresce ancora... Originale, capace di far avvicinare rock sinfonico moderno, psichedelia, sperimentazione, elettronica. Riuscitissimo!

NODO GORDIANO - “Flektogon”: Ritornano a farci assaporare un sound crimsoniano e realizzano un album ottimo. La suite centrale è il punto di forza, ruggente e frippiana, lunghissima, ma che non stanca mai. Negli altri brani vanno ad inserirsi elementi di jazz, di dark, di musica etnica con grande naturalezza.

SLIVOVITZ - “Hubris”: La "contaminazione" è una delle caratteristiche che può far emergere un album prog rispetto alla media odierna. E qui di contaminazione ce n'è tanta: etno-jazz-rock in cui confluiscono Zappa, Canterbury, melodia mediterranea, folk partenopeo, world music e tantissimo altro... Mai un attimo di confusione e gruppo assolutamente trascinante.

MASAL - “Galgal”: Il ritorno in grande stile di Jean-Paul Prat, con un lavoro in cui si avvicinano alla perfezione zeuhl e rock sinfonico. Eleganza e maestosità vanno a braccetto, splendido lavoro di arrangiamento e alcuni momenti strumentali di classe superiore sono le caratteristiche principali. Secondo me ha tutte le carte in regola per piacere a qualsiasi appassionato.

Vorrei segnalare un'ultima cosa: il 2009 è stato anche un anno in cui sono usciti degli album dal vivo molto belli (alcuni anche postumi). Su tutti quello della Er. J. Orchestra è qualcosa di favoloso! Ma anche quelli di Ange, Holdsworth (con Pasqua, Haslap e Wackerman), Magma, Jethro Tull e Trettioariga Kriget meritano tantissimo.



JESSICA ATTENE
Alla faccia di chi ha iniziato subito a dire che il 2009 sarebbe stato un anno non troppo ricco e stimolante io invece devo dire che ci ha portato una serie di belle sorprese musicali, soprattutto grazie all'uscita massiccia di ottime produzioni nel campo dell'avanguardia e del rock cameristico. C'è inoltre un certo numero di produzioni sinfoniche che merita di essere ricordato. Quindi alla fine è stata veramente dura fare questa spietata selezione.

MAGMA - “Ëmëhntëhtt-Ré”: Come non mettere i Magma al primo posto? Si tratta per quel che riguarda me del disco più atteso, più vissuto e più soddisfacente dell'anno. Un pelino inferiore a "KA" ma decisamente soddisfacente. Produzione perfetta, compositivamente ben rodato e quel suono che ormai è un marchio di fabbrica, portato grazie all'esperienza, a livelli di perfezione quasi assoluta.

JONO EL GRANDE - “Neo dada”: Quando l'avanguardia diventa spettacolo: un album eccentrico e creativo ma assolutamente non pedante, eclettico e godibile con spunti cameristici e punte sinfoniche e persino folkish che ne addolciscono gli spigoli.

ITIBERÊ ORQUESTRA FAMILIA - “Contrastes”: Album spettacolare, anche se inferiore al precedente, che incarna ancora una volta il concetto di "musica universale" del grande Hermeto Pascoal. Suoni luminosi, ricca strumentazione, arrangiamenti sfaccettati ma sinuosi e morbidi che ci portano ai caldi e languidi colori della musica brasiliana con impasti jazz e cameristici sofisticati ed intriganti.

BEAT CIRCUS - “Boy from black mountain”: Album originale, molto intenso sul piano emozionale e allo stesso tempo grottesco e pieno di sonorità country americane con arrangiamenti fra il folk ed il cameristico. Un disco molto curato che nasconde molto più di quello che trasmette ad un primo impatto. Molto comunicativo e godibile.

FLOR DE LOTO - “Mundos bizarros”: Musica sanguigna ed emozionale, basata su una creatività istintiva e su capacità tecniche vivaci. Un disco sincero e coinvolgente, con impasti fusion, hard rock e suoni tradizionali dell'america del sud. Esplosivo.

PRESENT - “Barbaro (ma non troppo)”: Un disco magistrale, non saprei come meglio definirlo: musica per il cervello, martellante, intrigante e dalle dinamiche compositive chiare e decise. Qualcosa che tende a tornare spesso nel, nonostante la sua complessità.

Rimangono fuori bei dischi... come dimenticare ad esempio "Mare et Terra" di Raimundo Rodulfo, "Capitaines" dei Minimum Vital oppure gruppi italiani eccellenti come Slivovitz, DAAL, Zita Ensemble o ancora Siena Root, Miriodor e Simon Steensland? Ecco... ero convinta che Cazuela De Condor fosse del 2008! Altra grande defezione dalla classifica! Se poi devo fare i conti con il numero effettivo di giri nel lettore, per un motivo o per un altro, c'è una grande defezione in questa classifica e cioè l'album dei Melnitsa "Dikie Travy" che ho praticamente consumato.



ALBERTO NUCCI

CAZUELA DE CONDOR - “Pasion, panico, locura y muerte”: Sicuramente il mio album preferito del 2009. Concettuale e complesso, ma anche scorrevole e piacevole da ascoltare senza tanti cerebralismi.

MAGMA - “Ëmëhntëhtt-Ré”: Forse un gradino sotto al precedente K.A., ma emozionante ed intenso. A me questi nuovi Magma del nuovo millennio piacciono anche più dei vecchi. Come dimenticare l'emozione di veder eseguire quest'album per la prima volta dal vivo, poi?

WOBBLER - “Afterglow”: Purtroppo molto breve, ma ben più convincente del pur ottimo album d'esordio.

BEAT CIRCUS - “Boy from black mountain”: Un album così non può passare con indifferenza: anche se per buona parte si può parlare di country/folk, si tratta di un lavoro intenso ed emozionante.

ZITA ENSEMBLE - “Volume 2”: Una sorpresa, per me. Non li conoscevo. Davvero carini, anche se un po' manieristi, bisogna ammetterlo.

TEE - “The earth explorer: Sacrifico i Minimum Vital (e forse anche qualcun altro) per questa sesta casella e cito l'album di questi giapponesini, pur non esente da difetti... forse dettati dall'esperienza, ma la stoffa c'è.



GIOVANNI CARTA
Il mio 2009 è stato un anno di riscoperte, sorprese e graditissimi ritorni...

THE CHURCH - “Untitled #23”: i Church fanno uscire uno dei loro migliori album degli ultimi anni. La consueta verve pop-rock psichedelica venata di poetica decadenza raggiunge intensità elevatissime, con uno sguardo ai Pink Floyd, più esplicito del loro solito, ed uno stile arioso e maestoso che spazia dal folk rock elettrico e cantautorale ad evocazioni orchestrali dal taglio quasi cinematografico. Per una band in attività da quasi trent'anni direi che non è proprio niente male!

SUSUMU YOKOTA - “Mother”: Mi stupisco come questo disco sia stato abbastanza bistrattato dalla critica sul web... Forse perchè Mother è probabilmente uno dei titoli più accessibili e "pop" fra i (tanti) dischi realizzati da Yokota... se la musica pop fosse tutta così vivremmo in un mondo perfetto! Disco eclettico ed aperto a svariate influenze, come tipico di Yokota, Mother è composto attraverso le reminescenze di Cocteau Twins e Hector Zazou, leggeri tocchi al limite del Canterbury, etno-ambient ancestrale ed un certo feeling decadente (neo)classico che ben si adatta alle più malinconiche giornate di pioggia...

BERTRAND LOREAU - “Reminescenze”: non mi sarei aspettato di inserire un disco di Bertrand Loreau fra i miei preferiti dell'anno... eppure questa raccolta di materiali inediti composti nel primo periodo di attività di questo tastierista francese, fra il 1981 ed il 1985, mi ha davvero affascinato: composizioni talvolta un pò naif ma estremamente suggestive ed evocative, in equilibrio fra Tangerine Dream, Klaus Schulze, Jean Michel Jarre, Kitaro, Vangelis ed il primo Steve Roach...

MUTANTES - ”Haih... Or Amortecedor”: Non sono mai stato particolarmente affascinato dalle reunion dei grandi gruppi del passato, eppure questa volta faccio un'eccezione in onore ad una delle bands più destabilizzanti di sempre. Mancata per un soffio la partecipazione di Arnaldo Baptista, i Mutantes storici sono rappresentati da Sergio Dias e dal batterista Dinho Leme. Haih è quasi un piccolo miracolo con i suoi brani freschi e frizzanti, l'estro trasgressivo, intelligente e creativo degli anni passati è ancora vivo e pulsante...

MIRIODOR - “Avanti!”: Disco davvero camaleontico quest'ultimo dei Miriodor, apparentemente più "regolare" e tradizionalmente prog di altri loro dischi passati, Avanti! contiene una serie di geniali tranelli ed insidiose idee musicali... Disco stranamente e modernamente tetro, misterioso e complesso, impeccabile nella forma... I Miriodor rappresentano probabilmente una delle massime espressioni del progressive rock contemporaneo e Avanti! è l'ennesima conferma.

MIKE KENEALLY - “Scambot 1”: Il nuovo disco in studio di Mike Keneally, atteso da un pò di anni, è un intricato e meraviglioso insieme di brani strumentali e cantati; intensamente zappiano, imprevedibile, ricco di invenzioni e d'ironia, Keneally ancora una volta mostra di essere un compositore sublime nonchè uno dei più grandi chitarristi in circolazione.

Voglio poi aggiungere il terzo monumentale disco dei Nodo Gordiano, “Flektogon”, la cui suite “Avventure di Ma starna” rappresenta sicuramente l'apice della loro discografia, “Manu Menes” dei Runaway Totem tornati più tenebrosi ed esoterici che mai (con l'importante rientro di Giuseppe Buttiglione al basso), le raffinate e chilometriche acid jams degli Øresund Space Collective di “Good Planets Are Hard To Find”, l'atteso ed eccellente come-back dell'ensemble folk paganol'atteso ed eccellente come-back dell'ensemble folk pagano francese degli Stille Volk, l'elegante, particolarissimo prog sinfonico di “Kagerou”, il secondo album dei redivivi Flat 122; l'affresco ambient della coppia Erik Wøllo & Bernhard Wöstheinrich in “Arcadia Borealis” ed infine l'insidioso e notevole elettro-avant jazz di Ian Boddy & Markus Reuter in “Dervish”.



NICOLA SULAS
Io mi sono mantenuto sul classico.

ASTRA - “The weirding”: Un piacevole viaggio nel passato che mescola egregiamente prog, space rock e psichedelia, con l’unico neo della registrazione troppo vintage che non rende giustizia alla musica.

BAROCK PROJECT - “Rebus”: Un prog moderno ed esuberante, nonostante l’evidente base classica, che potrebbe piacere anche al di fuori degli amanti del genere, se esistesse un pubblico più attento e meno ignorante.

IL RUSCELLO - “Paesaggio solare (estate 1972)”: Il prog italiano in tutta la sua magnificenza. Un album derivativo, che si rifà a modelli che è banale definire collaudati, ma li rielabora in maniera intelligente e con risultati irresistibili per gli estimatori di queste sonorità.

THE BRIMSTONE SOLAR RADIATION BAND - “Smorgasbord”: Il rock e il prog in una miscela divertente e contagiosa, con i Beatles come padri spirituali e una struttura dei brani ben più seria di quello che può sembrare ad un ascolto superficiale.

BIG BIG TRAIN - “The underfall yard”: Un disco traboccante melodia progressiva, con Genesis e Marillion a fare da ispiratori e una sezione fiati e una struttura delle composizioni che riescono ad evitare l’impressione di ascoltare qualcosa di troppo scontato.

KOTEBEL - “Ouroboros”: Il prog complesso degli Ouroboros si mantiene ad alti livelli, nonostante le defezioni di due membri che ne caratterizzavano il sound. La musica, nonostante questo, si è fatta ancora più varia e intricata.



MAURO RANCHICCHIO

GONG - “2032”: Il ritorno di Steve Hillage chiude finalmente il cerchio sulla storia tormentata del gruppo di Daevid Allen, e per festeggiare niente di meglio della 6a puntata (dopo la celebre trilogia, Shapeshifter e Zero to Infinity) della saga dei Pot Head Pixies. Manca all'appello soltanto Tim Blake tra i superstiti e possiamo accontentarci. Nonostante alcune piccole cadute di stile, non potevamo chiedere di meglio a questi veterani dello space rock, molta ironia e qualche guizzo notevole...

IQ - “Frequency”: Chi l'avrebbe detto che dopo la defezione di Martin Orford sarebbe uscito un disco quasi perfetto? I maligni affermano che molto sia ancora farina del sacco di Martin, vedremo alla prossima prova, intanto gustiamoci il miglior lavoro dai tempi di Subterranea!

WOBBLER - “Afterglow”: Sarà una questione affettiva, ma non posso fare a meno di inserire in questa lista un album del filone sinfonico puramente ma felicemente emulativo, come questo... sarà la nostalgia degli Anglagard, sarà il suono commovente degli strumenti analogici... forse un po' inferiore al precedente Hinterland, scorre via subito e lascia tanta voglia di ascoltarne il seguito.

ASTRA - “The weirding”: la copertina in stile Roger Dean produce aspettative di prog sinfonico di stampo Yes, eppure siamo di fronte ad un lavoro piuttosto grezzo e acido con sfumature sabbathiane e crimsoniane (Cirkus!), un distillato di anni '70 come se ne ascoltano pochi, un trionfo del mellotron (campionato però) e una delizia un po' anacronistica per nostalgici come me...

PORCUPINE TREE - “The incident”: Finalmente le suggestioni oniriche tornano ad essere ossatura portante della musica dei Porcosipini, il metal c'è ancora ma stavolta è dosato in modo più saggio e il risultato può accontentare i fan della prima e dell'ultima ora (o disgustare ancora chi non li ha mai digeriti!)

PETER HAMMILL - “Thin air”: Questo album lo scelgo per devozione, per sottolineare la costante ispirazione di Peter nelle liriche e nelle musiche - ancora lungi dall'essere in fase calante - ma anche per un maggiore e tangibile sforzo da parte dell'autore nel curare la fase di (solitaria) esecuzione e di arrangiamento.


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