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FRUUPP Luca Rodella
 

In quelle (rarissime) occasioni nelle quali ho avuto modo di leggere qualcosa riguardo ai Fruupp, la questione è stata semplicisticamente risolta identificandoli come "gruppo stile Genesis, ma meno fortunato". Personalmente ritengo questa affermazione sia, non solo impropria, ma proprio sbagliata! I Fruupp sono sicuramente più simili ai Genesis che non ai VDGG o chi per essi, ma è altrettanto vero che nei dischi dei Fruupp sono assolutamente assenti le esplosive progressioni mozzafiato che hanno fatto tocco di nobile raffinatezza che è elemento distintivo della produzione Fruupp. Ed ancora, i Fruupp non sono sicuramente stati baciati dalla dea bendata, ma ad assegnare loro l'ingrato ruolo di "gruppo minore" non credo sia stato il solo fato... una concausa di eventi, come l'abbandono del tastierista Houston nel momento decisivo della carriera del gruppo, hanno sancito questa sorte. La responsabilità di questo infausto destino penso sia comunque principalmente da attribuire al fatto che il gruppo irlandese ha espresso appieno la propria genialità solamente in due dei quattro lavori prodotti. Durante la prima fase della carriera, il quartetto doveva infatti ancora calibrare la dose di eleganza di cui sono ammantati tutti i loro lavori, finendo spesso con l'indulgere in vacui passaggi poco consistenti che portavano a svuotare il lavoro.
Tutto è da far risalire al 1971, quando Vincent McCusker ritornò a Belfast dopo aver cercato invano di reclutare a Londra musicisti interessati a suonare la musica che aveva scritto. Nella natia Irlanda trovò le persone che andava cercando, tranne una voce... per la quale dovette ripiegare su Miles testa di lattina McKee, ex batterista dei Blues by Pive, suo precedente gruppo. Quasi subito si resero conto che la voce di "testa di lattina" non era la cosa più adatta per la loro proposta ed il bassista Peter Farrey lo sostituì appena dopo il debutto che avvenne il 23 Giugno dello stesso anno come supporto a Rory Gallagher. Una decina di giorni più tardi erano a Manchester per la prima data inglese; prima di una lunga, lunghissima serie di concerti, tanto che si può dire i Fruupp abbiano suonato 365 giorni l'anno non calcando il palco solamente in occasione di quelle cinque-sei settimane l'anno che sono loro servite per registrare i quattro dischi che produssero. Nel frattempo avevano registrato un demo di tre pezzi fortunosamente finito nelle mani di tale Robin Blanchflower che era stato incaricato dall'etichetta Pye di organizzare un sottocatalogo progressivo sotto il nome Dawn Records. Questi credette in loro e nel giugno del 73 i Fruupp entrarono negli Escape Studios di Kent per registrare il primo lavoro: Future Legends.
Un disco di indubbio valore artistico, ma, così come il parto di inizio 74 chiamato Seven Secrets, inferiore ai successivi Prince Of Heaven's Eyes e Modern Masquerade, realizzati a fine 74 e nel 75. Quando si dice inferiore si intende inferiore rispetto all'eccezionale, in quanto già in questo esordio si respira tutta la magia e la suadente raffinatezza dei Fruupp. Una musica da sogno (sia nel senso della bellezza che dei contenuti) che narra dei racconti riferiti ad un prete da un vagabondo mentre con lui divideva pane, vino e formaggio. Allo stesso modo i Fruupp invitano l'ascoltatore a banchettare con loro offrendo vini aromatizzati in calici d'argento, cibi raffinati e delicatissimo da degustare in ambienti illuminati da candele ed arredati con pesanti velluti colar porpora. Sette mesi dopo l'uscita dell'opera prima, che raggiunse il 114° posto della hit inglese, in Aprile rientrano in studio per registrare quello che probabilmente è la loro prova meno convincente: Seven Secrets. Nella presentarli Paul Charles, sorta di membro aggiunto,
coordinatore ed ispiratore del quartetto afferma "...muovono separatamente, ma simultaneamente. La loro energia viene da dietro i cieli. Viaggiando sull'arcobaleno distribuiscono colore a tutti noi sotto. Chiudi gli occhi se vuoi veramente vedere il loro colore, sentilo, guarda come riempie l'aria".
A mio avviso insistono troppo nel coltivare l'aspetto più dolce e delicato della loro proposta, quasi volessero giungere più in profondità a toccare l'animo dell'ascoltatore, ma finiscono invece col distaccarsi da questo per un'eccessiva rarefazione della melodia, un distendimento della trama musicale che finisce col perdere quella forza intrigante capace di stringere il cuore.
Veniamo all'Eden della musica: The Prince Of Heaven's Eyes e Modern Masquerades sono senza ombra di dubbio due lavori fondamentali, non tanto per il contributo che hanno dato al mondo musicale, dato che non rivoluzionano nulla, quanto per la bellezza e la magnificenza delle note che sprigionano. Dischi molto più dinamici ed incisivi dei precedenti, pur rimanendo altrettanto eleganti, riservano maggiore importanza alle tastiere che non i primi due album dove la chitarra di McCusker gode di maggiori attenzioni in fase di produzione. Offrono una musica vellutata, che impropriamente potrebbe essere definita pastorale tanto idilliaco è il quadro che propone ed ancora, come nei precedenti lavori, caratterizzata dal tono celtico della voce di Farrelly che le dona una suadente impronta irlandese. Assolutamente non svenevole, ma dolce e armoniosa come poche cose al mondo. Tutto è sogno e favola, personaggi presi a prestito dalla mitologia, viaggi alla ricerca della fine dell'arcobaleno, pianeti e stelle mosse da forze magiche... banalità? lascio agli altri la crudezza del "reale" e mi rifugio senza remore fra le calde braccia di un gruppo dalla classe eccelsa e dal gusto sopraffino.
Prince Of Heaven's Eyes esce nell'Ottobre 74 ed in quésto periodo capita spesso che il gruppo suoni come supporto ai Genesis; il "Prince of Heaven's Eyes Show" è sicuramente il tuor col quale riscuotono maggiore successo ed anche la Dawn Record offre loro una mano promuovendo in qualche modo l'album... ma ancora non basta ed i Fruupp non sfondano. Houston, dopo avere egregiamente suonato le tastiere su tre lavori ed avere contribuito in modo fondamentale alla stesura di questo, che alcuni definiscono il miglior lavoro dei Fruupp, lascia il gruppo. Il suo interesse ed impegno nell'ambito della musica classica ha impresso un'impronta molto marcata allo stile dei Fruupp, giungendo a fare definire la loro musica la più vicina alla classica di tutto il panorama prog. Ne l'abbandono di Houston e neppure la scelta del King Crimson lan McDonald come produttore comporta, stranamente, stravolgimenti nella proposta musicale dei Fruupp che con John Mason alle tastiere realizzano nel 75 lo stupendo quarto album: Modern Masquerades... che altri definiscono il migliore e che, come si è detto può tranquillamente essere accomunato al predecessore.
Nulla v'è da aggiungere, se non "provare" per credere"... e varie sono le possibilità di acquisto: dai vinili originali venduti attorno alle 80.000 lire alle ristampe, sempre viniliche, recuperabili con 30.000 lire; dai CD della giapponese Teichiku, purtroppo fuori catalogo e quindi cari, a quelli della coreana Si-Wan, freschi di stampa e venduti ufficialmente a 20 dollari l'uno. Infine le realizzazioni dell'inglese See for Miles, che in un ogni CD raccoglie due lavori... togliendo però a questi un pezzo ciascuno.
Tralasciando i singoli, è poi da segnalare l'esistenza di una raccolta curata dalla Sequel, il cui merito è di aver proposto l'inedita On a Clear Day che era stata esclusa da Future Legends... ed infatti non è nulla di eclatante. In realtà su questo CD si trova anche Prince of Heaven che era reperibile solo su 45 giri o come bonus track sul CD giapponese di The Prince of Heaven's Eyes, ma credo i Fruupp meritino qualcosa in più dell'ascolto di un puzzle di pezzi... anche per la compiutezza e la organicità di lavori strutturati a mo' di concept, che chi ha la possibilità di capire l'inglese potrà godere ancor di più.

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