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Tornano gli Echolyn! No... aspettate... non corriamo troppo. La parte del disciolto gruppo americano che si era rinominata Still si è ulteriormente rinominata Always Almost, ufficialmente a causa dell'omonimia con un altro gruppo, ma i più affermano che sia stato fatto per tagliare un po' col passato recente rappresentato da un album che non ha dato molte soddisfazioni... tutto ciò ovviamente in attesa di riallacciarsi col passato meno recente (vedi a pag. 3). I tre prodi Brett, Ray e Paul, cui si aggiunge in alcuni brani il tastierista J. Stout, danno così vita a un album che fa un passo avanti (o indietro?) rispetto al grunge scialbo che aveva deluso tutti un anno fa, scaricando su cd 15 brani di sicuro molto interessanti che per certi versi rappresentano l'ideale cerniera tra vecchie e nuove tendenze. L'inizio dell'album sembra quasi un tributo ai Beatles ("Pretty fine day" è impressionante in tal senso), ma col passare dei minuti il tributo degli Always Almost è a se stessi, al proprio passato e al proprio futuro. Si tratta di canzoni, come d'altra parte erano già abitutati a fare, senza equilibrismi particolari ma con i ben noti intrecci vocali, per un album che non è Echolyn, è bene essere precisi, ma in certi punti ci va maledettamente vicino. Da notare anche la presenza della cover di "Aspirations" dei Gentle Giant.
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