Nuovo progetto realizzato dal chitarrista Mirko Rudnik e dal batterista Robert Zoom, musicisti che nel 1993 avevano formato, assieme a Gerard Hynes, Thomas Diehl ed Ender Kilic, gli Ulysses. Con questo monicker pubblicarono un interessante album, guarda caso intitolato proprio “Neronia”, prodotto dagli ubiquitari Karl Groom e Clive Nolan. Ebbene, questa nuova fatica non ha pressoché nulla di assimilabile all’album della vecchia band, né tantomeno offre idee interessanti o degne di seria considerazione. Ripetuti ascolti non sono bastati a farmi trovare un elemento, un piccolo spunto, una sequenza musicale che valga la pena ricordare: le note scivolano via in maniera quasi impermeabile. Il new prog degli Ulysses non era certo niente di eccezionale, ma era di discreta fattura. L’album in oggetto, sebbene abbastanza ben prodotto e discretamente suonato, risulta piuttosto anonimo ed ordinario e può essere abbastanza efficacemente descritto come un rock melodico a metà tra i Saga ed i Savatage. Scarso il ruolo delle tastiere, suonate soltanto in quattro brani da un guest musician, e molto sbiadite e timide nelle loro fugaci apparizioni. La struttura delle canzoni è molto semplice e molto abusata è la forma della classica ballad da accendino. Non brillante è la performance vocale di Falk Ullman, la cui voce acuta ha un timbro un po’ stridulo ed abbastanza somigliante a quello di Klaus Meine degli Scorpions, ai quali i Neronia sembrano pure ispirarsi non poco, anche se, ad essere precisi, siamo un po’ lontani dai canoni dell’Heavy Metal classico. Un disco che, a voler esser buoni, lascia del tutto indifferenti.