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Così come alcune bands italiane provarono a cercar fortuna (la PFM riuscendoci) negli anni ’70 registrando i loro album in inglese per renderli appetibili al pubblico anglofono, anche gli Ange, apprezzatissimi al festival di Reading di pochi anni prima, provarono questa carta, registrando la versione inglese di “Par les fils de Mandrin”. L’album originale è l’ultimo del periodo migliore del gruppo dei fratelli Décamps, chiuso l’anno successivo col live “Tome VI”, un grande album che ha offerto ai fans del gruppo brani come “Les yeux couleur d’enfant” o “Hymne à la vie” che affascinano con la loro poesia e la carica istrionica di Christian. “By the sons of Mandrin” è la traduzione fedele dell’album originale, coi titoli e i testi tradotti in modo piuttosto letterale e pochi ritocchi dal punto di vista musicale (un maggior ruolo delle tastiere, ad esempio). L’essere ingabbiato in una lingua che non è la sua però limita non poco la prestazione dello stesso Christian Décamps (la cui pronuncia peraltro… diciamo che non è ottimale) e anche la dolce ruvidezza del suo cantato, nonché la sua evocatività, risulta sbiadita e un po’ impacciata. Forse non era il periodo giusto per proporre una musica del genere in un mondo anglofono in cui il punk e la disco-music stavano cominciando a soppiantare nei gradimenti del pubblico i complicati intrecci che spopolavano pochi anni prima… fatto sta che l’album fu un fiasco. Il gruppo continuò ad essere popolarissimo in Francia e lì è rimasto. Per la prima volta possiamo ascoltarlo su CD e l’esperienza, per i (molti, spero) fans degli Ange è sicuramente divertente e comunque gratificante.
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