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EGOBAND Fingerprint Mellow 1993 ITA

I livornesi EGOBAND si ripresentano al pubblico con una rinnovata formazione che vede i nuovi Andrea Brogi alla batteria e Simone Coloretti alle chitarre oltre ai soliti Alfonso Capasso al basso e Stefano Accordino alle keyboards. Pur essendoci stati radicali cambiamenti nella line-up la struttura musicale-compositiva della band presenta notevoli similitudini con quanto avevamo già sentito nel precedente "Trip in the light of the World". Quello che è stato forse il cambiamento più evidente mi sembra poterlo identificare in una minore presenza di orpelli tastieristici e di chitarre per una più completa riuscita di gruppo, di insieme dove viene messo in minore evidenza il singolo. Altro pregio mostrato dalla band rispetto al lavoro d'esordio è forse una maggiore complessità strutturale dei brani, cosa che conferisce sicuramente un aspetto di maggiore varietà fra brano e brano. Il CD si apre con "The wind is changed" (in riferimento ai cambiamenti della band) dalla classica struttura EGOBAND che riprende in pieno lo stile del loro primo lavoro e che mette in primo piano lo sviluppo melodico sempre molto equilibrato e costante (a tratti forse anche un po' prevedibile). Gli succede lo strumentale "Pictures along the walk" che è forse un po' ripetitivo nella struttura pur evidenziando vivaci momenti di assolo con chitarre e tastiere equamente ripartite. Molto interessante è invece il terzo "City lights" dove c'è qualcosa in più rispetto a tutte le altre composizioni, dove la band riesce a tirare fuori quelle qualità di cui certamente non manca ma a cui sembra a volte rinunciare, quasi più per una precisa quanto inconcepibile scelta che non per fatica. Qualità che emergono, seppur in maniera meno evidente, anche dal successivo "The clock and its dance" dove però lo sviluppo melodico e soprattutto esecutivo (soprattutto nella prima metà del brano) accusa qualche spigolosità di troppo che viene ad inficiarne la complessiva riuscita. Non poteva mancare in onore alla spielbergiana moda del momento (o quasi) il brano "Dinosaur"... uno strumentale che ricorda davvero, e volutamente, qualche dinosauro del passato progressivo grazie anche ad un maggiore utilizzo di timbriche dei '70s con la complicità di una melodia decisamente rievocativa... Chiudono la discreta "The empty glass" ora graffiante, talvolta soffusa ma comunque sempre molto ritmata; "Is your beating" breve ma molto intensa ed infine la soffusa "Back in the quiet zone". Un lavoro già di suo buono che pur presenta, da quello che la band ci ha fatto sentire, notevoli margini di miglioramento sia, arrangiando con maggiore complessità alcuni momenti sia, smussando alcune spigolature nei passaggi strumentali. Essendo il loro secondo lavoro mi aspettavo qualcosina di più ma comunque c'è da rimanere soddisfatti qualora si decida di fare proprio questo "Fingerprint". P.S.: non lasciatevi impressionare dalla cover sicuramente non esaltante...

 

Alberto Nucci

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