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Non posso certo dire che questa sia una recensione molto facile, ma d'altronde Alberto Ambrosi, in una lettera speditami qualche tempo fa, mi aveva avvertito della difficoltà che avrei incontrato nel parlare di questo "Esoteric poem". La stessa lettera in cui accennava, nel tentativo di descrivere l'opera, al concetto di sensibilità progressive. Probabilmente è proprio questa la giusta chiave di lettura di questo secondo CD degli Asgard (composto da un'unica suite della durata di circa 40') che, se ho ben interpretato le parole di Alberto, Non vuol incantare tanto per i virtuosismi tecnici o le eclatanti soluzioni compositive, quanto per ciò che esso cerca di rappresentare e di trasmettere all'ascoltatore. Le musiche si discostano talvolta decisamente dalle più canoniche sonorità progressive (tranne qualche movimento in cui tornano a comparire le influenze dei primi Marillion), per avvicinarsi spesso ad atmosfere tipiche della new-age e della musica d'ambiente. Autentica protagonista dell'album è la voce di Francesco che si innalza con ottimi risultati sopra le delicate melodie intessute dalle tastiere di Alberto e dalle chitarre di Max. Sono più che convinto che non saranno pochi gli appassionati che storceranno la bocca di fronte a quest'opera e, per questo, non posso far altro che raccomandare di ascoltarla attentamente per coglierne la vera essenza e le numerose sfumature. Un ascolto superficiale non è certo sufficiente, così come non lo è stato per me. Per ciò che riguarda i testi, componente fondamentale della musica degli Asgard, il gruppo si mantiene sugli standard della precedente opera: nell'immaginario itinerario temporale che segue la morte del guerriero si susseguono immagini idilliache dell'infanzia e oscuri affreschi di campi di battaglia, per concludere con la drammatica visione dell'avvento dei nuovi idoli (evidente è qui il parallelo con "New myths"), quegli idoli di carta, del potere e del successo contro cui gli Asgard, utilizzando tinte molto forti, si scagliano nuovamente con convinzione. Cosa dire per concludere: personalmente consiglierei l'acquisto di questo lavoro ad occhi chiusi, ma non posso certo fare a meno di avvertire che chi si aspetta da questo "Esoteric poem" chitarre taglienti, tastiere epiche ed incalzanti progressioni ritmiche rimarrà forse deluso. Le melodie sono comunque splendide ed in grado di colmare ampiamente questa pseudo-lacuna. Riciclando una felice definizione utilizzata da un amico, direi che questa musica è un po' come la buona grappa: va centellinata con cura onde non venirne scottati.
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