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ARAGON The angels tear LaBraD'or Records 2004 AUS

Gli australiani Aragon esordirono sul finire degli anni '80 con l'apprezzato album "Don't bring the rain", un lavoro abbastanza accessibile ma musicalmente ben realizzato e piuttosto originale. Gli anni successivi sono stati spesi nella realizzazione del concept album "Mouse", annunciato anni prima della sua uscita (con la pubblicazione, nell'attesa, dell'atto V della storia trattata dal concept, uscita col titolo "The meeting"), il quale, al momento della sua uscita dovette patire la penalizzazione dell'immediatamente successivo fallimento dell'etichetta discografica SI Music. L'album quindi, oltre a non rappresentare obiettivamente quel capolavoro così lungamente atteso, non venne praticamente pubblicizzato né adeguatamente commercializzato. Anni dopo la band si ripresenta con l'insipido "Mr. Angel", un tentativo a dir poco insulso di realizzare un album dalla vena commerciale più spiccata. Si erano pertanto perse le speranze di ritrovare per strada gli Aragon e la caratteristica voce di Les Dougan... ed anche l'interesse, a dir la verità.
E' quindi una piacevole sorpresa questo "The angels tear" che ci ritroviamo sotto mano, sei anni dopo l'ultimo vagito del trio. Il gruppo non rinnega del tutto la svolta pop delle ultime prove, ma questa è solo una componente in quello che, musicalmente, si può considerare il degno successore di "Don't bring the rain". "The angels tear" è un lavoro composto da 8 tracce in totale, di varia lunghezza e tenore. Ci sono brevi canzoncine di appena due minuti, appena degli intermezzi si potrebbe dire, canzoni delicatamente commerciali e un paio di lunghe tracce, col picco dell'album costituito dai quasi 13 minuti della title-track. Non si può tuttavia parlare di epics per "In the name of God", che dura poco più di 9 minuti, una lunga composizione d'atmosfera; la title-track invece è molto spezzettata ed è un susseguirsi di alti e bassi, picchiate e crescendo che sembra non arrivare mai alla vetta, quasi una rievocazione (dalle tematiche senz'altro meno drammatiche e tormentate!) di "The crucifixion". Molte canzoni, anche le più brevi, sono comunque molto frammentarie e ricche di break e cambi di umore, dando forse l'idea dell'incompiuto o dell'approssimazione nella globalità dell'album, ma senza dubbio "The angels tear" risulta nella sua breve durata piuttosto godibile e ricco di spunti gradevoli, assolutamente consigliabile a chi aveva apprezzato gli esordi degli Aragon. Il cantato dei Les Dougan è sempre stato, e tale si conferma, l'arma in più del gruppo; roca ed aggressiva nei momenti più tirati, dolcissima e quasi vellutata nei pezzi più pacati; per chi già non lo conosce, una sorta di Geddy Lee dai toni meno acuti o un Peter Nicholls più versatile.
In conclusione, non è che voglio farvi credere di trovarci a recensire chissà quale capolavoro; senza dubbio sono condizionato dalla mia passione per il gruppo nelle sue prime prove dei tardi anni '80, ma obiettivamente posso comunque affermare che quest'album è ben più apprezzabile degli ultimi lavori degli australiani... e vi sfido a dire il contrario!

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

ARAGON The meeting 1992 
ARAGON Rocking horse & other short stories 1993 
ARAGON Mouse 1995 
ARAGON Mr. Angel 1998 

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