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PAX ROMANA Trace of light Silence./Wolfgang Records 2005 FIN

Le origini di questo gruppo di Sonkajärvi, un paesino della Finlandia dell'est, risalgono nientemeno che ai primi anni Settanta. Dopo aver suonato assieme per un paio di anni la band si sciolse per riformarsi, con tutti i musicisti degli esordi al completo, nel 2002. L'affiatamento è stato subito ritrovato ed il gruppo, che inizialmente si era riunito solo con l'intenzione di organizzare qualche concerto, si è messo al lavoro per comporre del nuovo materiale, quello che in pratica si può ascoltare in questo esordio discografico. Con questa premessa il minimo che ci si potrebbe aspettare è un disco proiettato nel passato, carico di quel groove tipico dei Seventies. Nulla di più falso: i nostri amici, cinque uomini di mezza età che hanno placato la propria voglia di ribellione giovanile, danno vita ad un album dai suoni puliti e dalle atmosfere meditative. Il mood che si avverte in prevalenza è malinconico, di una malinconia che però nulla o quasi ha a che fare con il feeling nordico impresso in molte produzioni scandinave. Fra i principali punti di riferimento troviamo i Pink Floyd nella loro versione più eterea e romantica ed i Camel. Il songwriting è molto lineare e le composizioni si sviluppano in tutta calma, su ritmi lenti e poco avventurosi, spesso in quattro quarti. Bisogna dire che l'abilità del gruppo emerge soprattutto dalla creazione dei passaggi strumentali, molto raffinati e impreziositi a volte dal flauto e dal violino, con inserti graziosi di chitarra, sempre molto pulita e dai suoni netti, e tastiere. Scorrono invece in maniera più forzata le parti cantate, forse perché i due lead vocalist, che cantano spesso in coppia e condividono anche il nome di battesimo (Matti Inkinen e Matti Kervinen), usano delle cadenze molto monotone e la loro voce, piatta e a volte addirittura roca, non ha qualità particolari. Tirando le somme abbiamo un album poco più che dignitoso, che si lascia apprezzare nella sua semplicità, anche se un po' più di movimento non farebbe male a queste composizioni graziose ma che spesso si appiattiscono eccessivamente facendo crollare vertiginosamente il livello di interesse.

 

Jessica Attene

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