Black Noodle Project è il progetto di tal Jeremie Grima, artista francese che, come il suo omonimo Vermilinguo di Tolkieniana memoria, possiede un eloquio molto suadente ed accattivante in grado di affascinare sicuramente l'ascoltatore. Non credo che l'originale Vermilinguo avesse altrettanta passione per la musica dei Pink Floyd tuttavia, cosa che caratterizza pesantemente la musica che Jeremie ci offre con questo suo debutto discografico. "And life goes on..." consta di 11 canzoni di stampo abbastanza omogeneo che si snodano su ritmiche ed atmosfere molto pacate, spesso dilatate, anche se non mancano momenti di rock più tirato, tali da far quasi presagire che si tratti di un gruppo nordico. Somiglianze con Änglagård, Landberk, ma anche coi brani più atmosferici degli Opeth, sembrano abbastanza evidenti, anche se il ruolo delle tastiere è molto limitato, dato che il gruppo preferisce poggiare la propria musica sugli arpeggi o sui rari riff della chitarra, con una sezione ritmica comunque ben presente e non anonima. Ciononostante il feeling che pervade l'intero album, lo ripeto, è decisamente Floydiano, con un cantato che non è esente da doverosi tributi a Waters. Gli arrangiamenti sono raffinati, ben realizzati e che denotano un buon lavoro di produzione e un gusto apprezzabile, con un bell'utilizzo di effetti peraltro; la registrazione, pur su livelli decisamente più che sufficienti, risulta tuttavia un po' appiattita. Sebbene la musica sembri trascinarsi spesso stancamente e con pochi sussulti, il senso generale che ricaviamo dall'ascolto di quest'album non è di stanca né ci ritroviamo ad aspettarne ansiosamente la fine; tuttavia non possiamo di certo affermare che si tratti di una produzione di primo livello, in quanto esso non solo è fortemente debitore di modelli musicali ben più noti, ma anche il songwriting non risulta spesso troppo convincente. Una sufficienza piena è quanto mi sentirei di assegnare, ma non di più.