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CIRCULUS The lick on the tip on an envelope, yet to be sent Rise Above Records 2005 UK

Forse qualcuno avrà visto delle persone vestite in modo ridicolo aggirarsi con la propria strumentazione per i pub inglesi, degli strani individui che sembrano un incrocio tra uno hippy degli anni '70 e dei saltimbanchi del 1400. Se avete sentito anche della musica con chiari spunti folk, tra il medievale e lo psichedelico, senz'altro si sarà trattato dei Circulus, band formatasi nel 1995 ma che solo ora arriva a pubblicare il suo album d'esordio. Pare anche che questo sestetto sia riuscito a catturare un minimo di attenzione da parte di riviste musicali importanti, anche se l'accento è stato posto soprattutto sugli aspetti stravaganti piuttosto che sul loro valore artistico. Diciamo subito che l'album è molto breve, non raggiungendo neanche i 40 minuti di durata, e appare come una raccolta di nove canzoni, interpretate dalla voce acidula del bardo Michael Tyack, accompagnato dai cori di Lo Polidoro. Lo spirito medievale, anche se non presente in maniera costante nell'arco di tutte le tracce, emerge in maniera chiara,anche grazie all'utilizzo di strumenti antichi come harmonium, cittern e crumhorn; in questo senso è esemplare la traccia di chiusura "Power to the Pixies", festosa e dai gioiosi ritmi quasi da tarantella scanditi da un festoso tamburello. Ma l'album non è tutto medievale, come abbiamo detto: in altre occasioni prevalgono sonorità hard rock, con un uso estensivo del flauto, e riferimenti a Jethro Tull (anche se il flauto, che spesso è quello dolce, non è assolutamente suonato alla maniera di Anderson), Jefferson Airplane e Pentangle. Alcune canzoni si allontanano stilisticamente dalla media dell'album, come "Swallow", in cui partecipa (canta e suona la chitarra) Marianne Segal dei Jade, che sembra quasi una canzone in stile southern rock alla "Sweet home Alabama", o come "The Aphid", decisamente psichedelica e con aromi orientaleggianti.
Sicuramente niente di trascendentale quest'album anche se bisogna dire che, durante l'ascolto, ci ha ben intrattenuti, facendoci passare una bella mezz'ora in compagnia di musica brillante e -perché no?- anche abbastanza originale.

 

Jessica Attene

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