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YLECLIPSE Opus Mellow Records 2006 ITA

Dopo un album in cui sembrava che il gruppo dovesse andare a perdere buona parte dei propri connotati marillioniani, arriva adesso questo nuovo "Opus" che non solo fuga questi timori (se per qualcuno erano tali) ma dà altresì prova degli ottimi progressi compiuti dalla band sarda. Il cantato rappresenta ancora uno dei punti più deboli degli Yleclipse, tanto che il primo ascolto dell'album mi era scivolato addosso senza sussulti piacevoli proprio in virtù (si fa per dire) di questo, ma è altresì vero che, anche per quanto riguarda questa voce il buon Alessio Guerriero ha saputo migliorare le prestazioni passate, pur non certo disastrose intendiamoci. Un ascolto meno superficiale consente sicuramente di entrar meglio sulle lunghezze d'onda di un cantato che certamente sembra voler ripercorrere le linee vocali di Fish, pur con una timbrica meno potente (ovviamente sto parlando del Fish dei tempi che furono…). La musica va dietro a questa tendenza e possiamo ascoltare fin dalla prima canzone ("A crown of gold") un Prog di chiaro stampo Marillion, pur con sfuriate che fanno quasi pensare a qualcosa dei Rush o addirittura dei Van Halen. C'è ampio spazio per la melodia ma nelle prime due tracce sembra di trovarsi alle prese con un nuovo "Script" da parte di Rothery e soci, con un taglio brillante e scoppiettante alla "Garden party", con tastiere ben in vista e ritmi frenetici, quasi a non voler far capire all'ascoltatore dove sta per andare la musica di secondo in secondo. Cambi di tempo a raffica quindi, ma quasi mai artificiosi; senza dubbio si tratta di un ottimo avvio. E' il momento di un attimo di quiete: i tre minuti strumentali di "Sailing to Caralis" ci riportano un po' di calma interiore, prima di ripartire di slancio con la title-track. In questa traccia, ma anche per alcuni tratti delle successive, devo dire che i suoni delle tastiere, fin qui ineccepibili, mi lasciano perplesso, soprattutto per delle sonorità finto-Hammond che non trovo molto azzeccate. Ad ogni modo "Opus" è un brano tutto sommato abbastanza calmo e, devo dire, il meno convincente del lotto già ascoltato fin qui. Anche le due canzoni successive, benché piuttosto lunghe, si mantengono su tonalità in per ampi tratti abbastanza quiete ma risultano senza dubbio più gradevoli, non troppo marillioniane (se non come ispirazione di fondo) e ben congegnate; sono molto frastagliate, e forse un po' dispersive se le si lascia andare senza troppa attenzione, ma questo lo considererei un pregio, tutto sommato (specialmente in un album new Prog). Prima di concludere c'è ancora spazio per un piccolo gioiellino come "Carol", un brano di 4 minuti e poco più giocato su chitarra acustica e tastiere delicatissime su cui si inserisce una chitarra elettrica e sfocia poi in un brano alla Mike Oldfield. Il finale del CD è affidato a "In the park", un brano divertente, un po' clownesco all'inizio ma che offre all'ascoltatore un bel finale, degno di un CD che riesce a farsi apprezzare con gli ascolti… e non è sicuramente cosa da poco.

 

Alberto Nucci

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