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DIMENSION X Implication of a genetic defense Unicorn Digital 2007 USA

Che cosa succederebbe se un gruppo decidesse di unire la musica dei Queensryche e dei Dream Theater con quella dei Tool?
Più o meno quello che accade con questo secondo lavoro degli americani Dimension X, gruppo di Milwaukee, che prende il nome da un programma radio famoso negli anni Cinquanta negli Stati Uniti. Ci troviamo di fronte ad un concept album, in cui si narra la storia di un padre di famiglia che uccide moglie e figlia e che alla fine si toglie la vita.
La copertina conta tredici titoli (e il disco è uscito di venerdì tredici... come il loro precedente lavoro, una sorta di cabala per il gruppo), di cui cinque tracce sono narrate o recitate e ci portano in un’atmosfera da thriller americano che non guasta del tutto. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, ci troviamo di fronte ad un prog metal dalle tinte forti, molto cupe, che, in ogni caso, non sfociano mai nella musica estrema. Il brano “Justification”, di tredici minuti, racchiude un po’ tutte le influenze citate all’inizio e il risultato, anche se non originalissimo, non è brutto. Anche “Cordwood” attira l’attenzione grazie ad aperture moderne e ad un uso della chitarra non banale. “A fifth of madness”, anche se vi ricorderà molto i Queensryche, è un buon pezzo dove, sia il chitarrista Troy Stetina, sia il tastierista Jeff Konkol riescono a trovare il giusto e dovuto spazio e danno il loro contributo importante a questa traccia. Il brano comunque più interessante, è quello che chiude il cd, “Watercolor": bella linea di basso (fulcro di tutto il lavoro grazie a DR Burkowiz che il suo strumento lo sa suonare molto bene) e suoni moderni in stile Tool.
Anche se la qualità è piuttosto altalenante, il risultato non è malvagio. In questo caso, la musica è al servizio della storia da raccontare e non il contrario. Se l'intento è quello di portare l’ascoltatore a “vedere” le scene attraverso il commento sonoro, i Dimension X ci riescono molto bene. I pezzi più duri e concitati coincidono con le scene di crimini efferati (il cd si chiude con il colpo di pistola con il quale il serial killer si toglie la vita), quelli più calmi ai momenti in cui l’omicida guarda dentro di sé.
Sicuramente sarà apprezzato più dall’appassionato metal che dall’appassionato del rock progressive. Consigliato, in ogni caso, a chi apprezza certe sonorità di frontiera. Questi non resterà deluso da “Implication of a genetic defense” che, anche se non fa gridare al miracolo, si fa ascoltare con piacere.

 

Antonio Piacentini

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