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FULL MOON The ultimate collection 1985-1992 ? 2010 UK

Full Moon è il nome di una formazione inglese formatasi negli anni ’80 su iniziativa di Gray e Angie Walker ed autrice di vari demo, singoli (di cui ricordiamo “Nemesis” / “The eternal law”, piazzatosi altissimo nelle classifiche di vendita di diverse nazioni europee) e album tra il 1985 e il 1992. La recente notizia della reunion della band deve essere stata una piacevolissima sorpresa per gli amanti del genere, che saranno senz’altro pronti ad andare alla riscoperta di questa realtà anche grazie al cd antologico oggetto di recensione. Si tratta di una raccolta di tredici brani, per una durata totale di circa un’ora e un quarto, che fa capire abbastanza bene il territorio musicale su il gruppo si è mosso. La prima traccia “At the breaking of the seals” ci lancia in un mondo di space-hard-rock, riprendendo e mostrando alcune affinità con i celebri Hawkwind, che ritroveremo diverse volte durante l’ascolto dell’album. Similmente alla band di Dave Brock, infatti, anche i Full Moon puntano su un’agguerrita miscela di vigore psichedelico e bizzarrie non così distanti dalla scena cosmica tedesca: l’accoppiata tra questa chitarra visionaria ed aggressiva e le melodie vocali lunatiche rappresenta un po’ il tratto distintivo di Gray Walker & co., che cercano di coinvolgere soprattutto attraverso lunghe cavalcate sonore (emblematiche “Tomorrows child” e Somewhere else”). Non mancano, però, spunti strumentali più misteriosi e indefinibili, nei quali si possono riconoscere influenze floydiane, o altri momenti in cui emerge un hard rock più classico e oscuro, sulle tracce dei Black Sabbath (vedi, ad esempio, “Dragonsong”). Non siamo di fronte, quindi, ad un rock spaziale dalle atmosfere sognanti, per lo più si punta in maniera decisa su scariche elettriche sanguigne, tra cambi di tempo, veementi solos chitarristici, ritmi serrati e altre diavolerie e ciò si nota anche in brani come “Book of verse”, che parte come un’elegante ballad, per poi spingere forte sull’acceleratore dopo pochi minuti, e “Blur on the horizon”, che, nonostante un cantato più “diretto” riesce a mostrare la stravaganza della band. Era una psichedelia grintosa e dalle tinte forti quella dei Full Moon e “The ultimate collection 1985-1992” rappresenta una buona occasione, per gli appassionati che ancora non avevano ancora incrociato la loro strada, di fare una nuova interessante conoscenza.



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Peppe Di Spirito

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