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MOSTLY AUTUMN Go well diamond heart Mostly Autumn Records 2010 UK

Non mi stupisco per nulla del fatto che in Inghilterra questo gruppo si sia guadagnato da parte di qualcuno il nomignolo di “Mostly Awful” mentre mi fa un certo effetto leggere sulle pagine di una rivista cartacea molto gettonata che questo disco, il primo senza Heather Findlay, voce della band fin dall’esordio del 1998, rappresenti per loro l’album della carriera. Va bene che Classic Rock Presents Prog deve in qualche modo riuscire a vendere qualche copia per tenersi a galla, mantenendosi quindi su posizioni nazional-popolari, ma l’impressione generale è che la redazione non abbia ben capito, o faccia finta di non capire, cosa sia esattamente il Progressive Rock o quale possa essere il prototipo del buon album Prog. Del resto basta dare un’occhiata alla loro classifica dei migliori dischi Prog del 2010 per capire come la rivista tenti disperatamente di far diventare commerciale e commerciabile un genere che nelle sue massime forme espressive attuali è preso in considerazione da un nucleo ben ristretto di appassionati… Ma questo è un altro discorso. I Mostly Autumn post Findlay sono diventati una creatura interamente nelle mani di Bryan Josh che in pratica ha scritto il 99% del materiale presente su questo album, preoccupandosi anche di cantare come voce solista in un buon numero di pezzi. Heather è stata invece rimpiazzata da Olivia Sparnenn, artista che fin dal 2005 si occupava dei cori e che si ritrova in questo nuovo lavoro al centro del palcoscenico ma senza le credenziali e il fascino che erano propri di chi la ha preceduta. La voce di Olivia era ottima nel contesto delle parti corali ma non riesce secondo me a reggere il ruolo di leader mancando di personalità e carisma. Ma questo non è il problema principale, a dire il vero. Se il problema si limitasse a questo ce ne potremmo benissimo fare una ragione… ma i “Mostly Awful” per essere degni del proprio titolo devono dare il peggio di sé… ci riescono anche in questo nuovo album? Bene, se non ci sono riusciti pienamente ci sono andati davvero molto vicino. Il loro è un “power Prog” o un “FM prog” che ha perso ogni grado di parentela col grazioso prog folk melodico degli esordi. A poco serve chiamare in soccorso il grande Troy Donockley degli Iona ai tubi di Uillean (in tre tracce su 8 complessive) per recuperare un po’ del vecchio feeling celtico, a parte infatti pochi episodi limitati, come la bella intro “For All We Shared” (che non a caso è anche il titolo dell’esordio discografico) o la graziosa ballad “Back to Life”, la musica qui presente è dotata di ben poco spessore. In particolare trovo agghiaccianti le canzoni basate su power chords di chitarra, un po’ troppo glamour per i miei gusti, come ad esempio “Something Better”, robetta da MTV di qualche anno fa. Forse non siamo proprio ai livelli del pessimo “Heart Full of Sky” ma almeno in quell’album c’era la voce di Heather… Mi perdonerete se mi fermo qui nella disamina dell’album ma mentre lo ascolto mi chiedo persino se abbia un senso recensirlo su queste pagine… Una postilla dovuta per onor di cronaca: nella “special edition” c’è un intero disco in più… nel caso voleste farvi del male potreste quindi farlo per bene, con più materiale a disposizione (ben otto ulteriori canzoni).


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Jessica Attene

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