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MOSTLY AUTUMN Heart full of sky Autumn Records 2007 UK

La prima traccia di questo album è un tuffo nel passato, ma non intendo purtroppo quello della band, bensì nel mondo dei capelli cotonati, del make-up dai colori accesi, e degli Europe, per intenderci. Insomma i ritornelli cantabili, le muraglie di tastiere apocalittiche e gli assoli alla John Norum mi hanno fatto subito pensare all'universo glam-pomp che regnava negli anni Ottanta. Ma per fortuna non tutto l'album è così e se lo si dovesse giudicare solo in base a questa traccia si commetterebbe un grande errore, anche se, bisogna dirlo, con questo album i Mostly Autumn hanno ormai quasi del tutto perso tutti quei graziosi elementi folk che, mischiati ad un raffinato prog sinfonico e romantico, rendevano le loro produzioni particolari ed affascinanti. Si è trattata di una metamorfosi graduale, album dopo album, giunta ormai a perfetto compimento. Cosa rimane? Una bellissima voce, quella di Heather Findlay (neo moglie di Fish… sarà colpa del marito?), e canzoni pop-sinfoniche dall'impatto radiofonico, a volte costruite in maniera schematica, seppure con suoni puliti ed eleganti. "Half a World" obbedisce appieno a questo principio, scorrendo via in maniera quasi del tutto anonima. In "Pocket Watch", sullo sfondo di coretti gioiosi da cantare a più voci nel pullman della gita scolastica, si percepisce qualche linea di pianoforte, di organo e persino qualche tocco acustico ma il fuoco delle canzoni punta sicuramente sull'effetto immediato di alcuni semplici ingredienti, sugli accordi netti, sul canonico assolo di chitarra, sul ritornello: fin qui in effetti abbiamo ascoltato né più né meno che del piacevole Brit-pop. Per fortuna qualcosa da salvare esiste, come la languida ballad "Blue Light" che, nella sua semplicità, vede il recupero di linee gentili di flauti, archi e melodie raffinate, con una base di tastiere discreta ma elegante alla Steven Wilson. La successiva "Walk With a Storm" rappresenta l'episodio migliore dell'album, con suoni ombrosi, belle rifiniture di tastiere, potenti accordi di chitarra, elettrica ed acustica, in evidenza; una traccia dal sapore Floydiano che sfoggia anche un potentissimo intermezzo dal sapore celtico, guidato da un violino frizzante, ed un tappeto d'organo tempestoso e richiami ai White Willow. Semplice ed elegante, "Find the Sun" ricorda qualcosa degli ultimi Marillion, una traccia dal sapore intimistico con piano ed archi. "Ghost" è una traccia ambigua in cui il gruppo tenta di mantenere, con risultati traballanti, il piede in due staffe, alternando momenti di atmosfera a coretti solari e facilmente digeribili. "Broken" è una traccia crepuscolare dai suoni diradati, basata su esili linee di pianoforte, col supporto di un leggero sottofondo di tastiere e la voce di Heather come grande protagonista. L'album si chiude con un paio di episodi abbastanza trascurabili: "Silver Glass", un lento dalle sonorità eleganti, con una base lineare di pianoforte ma di ispirazione pop ed una conclusiva "Dreaming" che, riprendendo lo spirito da gita scolastica delle prime tracce, amplifica il senso di delusione, soprattutto dopo aver ascoltato la parte centrale del disco, di tenore senza dubbio più elevato. Tirando un bilancio finale bisogna concludere che, pur con tutti gli episodi positivi che comunque si riescono ad apprezzare, non viene raggiunta la piena sufficienza. Le cadute di stile sono a mio parere fin troppo vertiginose e l'opera nella sua complessività ne risente pesantemente. Li abbiamo definitivamente persi? In questo caso e di questo passo li troveremo sicuramente presto a sculettare su MTV!
L'album è disponibile attraverso il sito del gruppo anche in versione limitata come doppio CD, purtroppo andata rapidamente fuori stampa.

 

Jessica Attene

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