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VICOLO MARGANA Morpheus five hours autoprod. 2010 ITA

“Morpheus five hours” è il secondo disco dei Vicolo Margana, progetto portato avanti dal tastierista e autore Francesco Antonelli e dal chitarrista e arrangiatore Fabio Bizzarri, che per l’occasione si avvalgono dell’aiuto di ben 10 altri collaboratori, tra musicisti e cantanti. A quanto pare, questa che potremmo definire come una band “aperta”, non proviene, per così dire, dal mondo del prog ed infatti si avverte la varietà delle influenze dei musicisti, bravi a fare un attento lavoro di arrangiamento e produzione e a far venire fuori una bella personalità. Già l’iniziale “Overture” ci presenta un gruppo alle prese con un variopinto jazz-rock, in cui convergono strumenti elettrici e acustici, con una buona dose di modernità derivante da un pizzico di elettronica. Quest’ultimo elemento compare con una certa assiduità durante l’ascolto dell’album e con alcuni episodi tende ad orientare il lavoro un po’ distante da sentieri prog e più vicino a sonorità care ai Portishead e alla scena di Bristol, come dimostra in particolare “Samadhi lullaby”, seconda traccia che ci fa conoscere una delle cantanti (in tutto saranno tre voci femminili e una maschile). Se a volte morbide melodie, raffinate atmosfere e dolci suoni di flauto spingono verso certo post-rock (vedi “Floating candles”) e occasionalmente si punta su un pop-rock lunatico (“Blue” e “Fascist baby in Tokyo”), si avverte in diversi brani un indirizzo spacey e onirico di marca Porcupine Tree-Ozric Tentacles-Pink Floyd (è il caso, ad esempio, delle ottime “Magical”, “Nothing to declare” e “Narcotic rain”), che non disdegna tratti qualche volta anche robusti. In questi casi mi viene in mente un paragone con i Sunscape, autori di un bel disco su queste coordinate alla fine degli anni ’90. In altri frangenti è il jazz-rock ad emergere; non tanto quello cervellotico, manieristico e senz’anima, bensì una sorta di fusion incisiva, aperta a contaminazioni varie e caratterizzata da un sound caldo, dove i timbri della chitarra e delle tastiere sono anche capaci di mescolarsi elegantemente al sax e al violino. Insomma, molteplici le influenze e gli stili toccati, ma nonostante la tanta carne al fuoco ed una durata totale che supera l’ora, la musica scorre fluidamente e si percepisce una certa omogeneità della proposta. E’ proprio in questa capacità di amalgamare le varie influenze e di esprimerle con una visione sonora personale e difficile da inquadrare che si avverte un istinto progressive nei Vicolo Margana. Teniamoli d’occhio…



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Peppe Di Spirito

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