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RELAYER Façade autoprod. 2008 USA

Non c’è due senza tre -si dice- e il quattro vien da sé! Beh… nel caso dei Relayer il quattro si è fatto attendere alcuni anni, precisamente nove. Questa band di Chicago aveva dato alle stampe tre album molto pregevoli negli anni novanta, caratterizzati da un new Prog sinfonico solo marginalmente influenzato dalla musica degli Yes (a dispetto di quanto si potrebbe presumere dal nome). New Prog, dicevo, ma anche pop e AOR, ben amalgamati e per nulla stucchevoli o indisponenti; il loro secondo album (“The Teething Fashion” - 1996) al contrario fu un piccolo capolavoro del genere. Questo “Façade”, uscito quasi in sordina nell’infinito novero delle pubblicazioni Prog di questi anni, conserva senza dubbio l’intelaiatura di fondo che già conoscevamo, continuando però nella tendenza che il gruppo aveva lasciato intravedere con la sua ultima prova in studio. Le caratteristiche del gruppo vengono quindi omogeneizzate e rese più digeribili, stemperando molte delle attitudini che portavano ad un Prog sinfonico classico in favore di una raccolta di 13 canzoni brevi, salvo alcune escursioni appena oltre i 6 minuti, in cui la componente pop ha un posto di certo più importante che in passato.
La formazione del gruppo è immutata da come la conoscevamo, ancora col bravo e dotato John Sahagian a tenere il microfono in mano (ma anche chitarra e tastiere), assistito da Tim LaRoi (chitarra, tastiere e seconda voce), Bill Kiser (batteria) e Tom Burke (basso). L’affiatamento dovuto a questa stabilità di formazione, pur con un’inattività a livello di gruppo di alcuni anni, porta ad un amalgama che ha come risultato un disco comunque gradevole e divertente, pur dovendo fare i conti con la piccola deriva cui ho sopra accennato. Le 13 canzoni dell’album alternano ambientazioni ed umore, con un pezzo un po’ in stile Rush che prende il via dopo un brano rilassato e soffuso e che, a sua volta, viene seguito da un atipico brano simil-folk… che lascia il posto ad un altro decisamente leggero e ammiccante (anche se inframmezzato da un bell’intermezzo strumentale… mi sto riferendo a “Mid Day Moon”). Si può rimanere in effetti talvolta spiazzati da questo eclettismo ma in definitiva il sound del gruppo appare ben definito e coerente. Di sicuro, a fronte di una comunque gradevole proposta, c’è da notare come questo “Façade” sia senz’altro l’album più debole della storia del gruppo. Se non è abbastanza per rimpiangere l’oblio in cui i Relayer erano caduti, tuttavia ce n’è quanto basta per rimpiangerne i primi album.



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Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

RELAYER A grander vision 1994 
RELAYER The teething fashion 1996 
RELAYER Last man on Earth 1999 

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